1909, aeroplani a Brescia. Franz Kafka e Max Brod reporter di viaggio dal circuito aereo di Montichiari
Recensione di Andrea Franzoni per Brescia si legge
Giunti a Brescia la sera tardi, volevamo raggiungere velocemente il vicolo a noi destinato che, a nostro parere, doveva essere piuttosto lontano. Un vetturino chiede tre lire, noi ne offriamo due. Il vetturino rinuncia alla corsa e per pura amicizia ci descrive la lontananza addirittura spaventosa di questo vicolo. Cominciamo a vergognarci della nostra offerta. Va bene, tre lire. Montiamo, la carrozza fa tre curve lungo brevi vicoli ed eccoci dove volevamo arrivare.
‘Aeroplani a Brescia’, di Franz Kafka (p. 20)
11 Settembre 1909. L’alta società dell’epoca, i primi appassionati di motori ed una moltitudine di curiosi, si ritrovano a Montichiari per assistere al “Circuito Aereo”: una settimana di gare ed esibizioni, alla presenza di alcuni tra i più importanti aviatori dell’epoca. Tra la piccola folla, assiepata nel tratto di campagna trasformato per l’occasione in aerodromo di fortuna e giunta a Montichiari dopo viaggi rocamboleschi, anche il futuro maestro del romanzo psicologico, il praghese Franz Kafka, ed il suo amico fraterno (e più tardi biografo) Max Brod.
“Aeroplani a Brescia”, pubblicato da Morcelliana (2021 – acquista qui) in una bella edizione finalmente completa a cura di Renato Pettoello, è la raccolta dei reportage realizzati dai poco più che ventenni Franz Kafka e Max Brod, un po’ per gioco e un po’ per sfida, al termine di quella giornata di vacanza memorabile.
Pubblicati per la prima volta insieme (il testo di Max Brod era infatti inedito in Italia, mentre il reportage di Kafka è stato pubblicato più volte negli scorsi anni all’interno di raccolte di scritti dell’autore), e corredati da un interessante apparato iconografico e da due lunghi articoli pubblicati su La Sentinella di allora (che ricostruiscono in maniera più articolata e giornalistica l’atmosfera dell’evento), i reportage degli scrittori boemi forniscono un racconto vivido dell’atmosfera del tempo e di una provincia un po’ “sgangherata” ma ambiziosa.
VIP e motori all’apice della belle époque
Ci sembra così facile volare. Crediamo di averlo già visto spesso, anche di aver volato noi stessi, forse vi contribuisce il ricordo di sogni … Stranamente, quando invece il decollo non vuole riuscire, ci sembra subito impossibile che si possa volare.
‘Settimana aviatoria di Brescia’, di Max Brod (p. 52)
Puccini, D’Annunzio, principesse più o meno esotiche, conti (tra cui il presidente del Comitato, Conte Oldofredi), star dell’aviazione italiana francese e statunitense ed un pubblico zeppo di “forestieri” provenienti da oltre le Alpi come dal resto del Regno: l’ombelico del mondo, in quel settembre del 1909, sembra fosse proprio accampato a Montichiari.
Di sicuro, come evidente anche nel racconto di Kafka e Brod, il Circuito Aereo di Montichiari fu un evento non solo importante ma anche emblematico.
Simbolo di un’epoca, la cosiddetta Belle époque, “drogata” dal mito del progresso, dalla una joie de vivre e dall’affermazione della macchina, della globalizzazione (interessante l’accenno all’impegno di D’Annunzio nel trasporre in italiano i termini aeronautici coniati in francese, ma anche il profluvio di termini stranieri di cui sono infarciti i pezzi de La Sentinella) e della società di massa rappresentata da una folla opprimente e ovunque accalcata.
Poco importa che a quella modernità, come annotano qua e là i giovani mittel-europei Kafka e Brod con aria talvolta un po’ snob (ma come rileva sotto una coltre di retorica patriottica da Istituto Luce anche il giornale locale La Sentinella raccontando il collasso del trasporto locale), l’Italia non sembri del tutto pronta: il paese sembra voler sopperire alle mancanze con l’entusiasmo, con la fiducia, con l’orgoglio e con l’ambizione.
“Questi italiani sono persone ben disposte le une verso le altre, piene di schiettezza, i fazzoletti infilati nel colletto … E patriottici! Come gioiscono tutti per il fatto che così tanti italiani si sono iscritti e come, dopo che l’uno dopo l’altro hanno rotto le loro macchine nel corso della gara di volo, la stampa ha cercato di consolarli, di incoraggiarli, di spremere anche in qualche modo una lode nei loro confronti”
‘Settimana aviatoria di Brescia’, di Max Brod (pp. 49-50)
La Brescia “esotica” di Kafka e Brod
“Già nell’entrare nel buco nero della stazione di Brescia, dove le persone gridano come se il terreno bruciasse, ci esortiamo gravemente l’un l’altro a restare sempre insieme, qualunque
‘Aeroplani a Brescia’, di Franz Kafka (p. 16)
cosa accada”.
L’aspetto che colpisce di più il lettore locale, curioso di trovare la propria provincia nelle pagine di un grande della letteratura mondiale, sono però forse le descrizioni, vivide con tratti quasi ironici, di una Brescia che ricorda in maniera impressionante l’Oriente “orientalizzato” di molti racconti di viaggio.
Dalla folla accalcata all’inverosimile su treni sgangherati all’igiene pessima riscontrata nella pensione, dalla folla di mendicanti all’ingresso dell’Aerodromo al tentativo del vetturino di approfittarsi dei turisti chiedendo una tariffa spropositata fino al traffico privo di regole, in un profluvio di automobili biciclette tram e buoi, la città che emerge tra le pagine di Kafka appare infatti molto diversa da quella gloriosa elogiata (pur senza tralasciare le contraddizioni sociali del tempo) da La Sentinella.
Descrizioni esagerate e stereotipate, figlie dello sguardo un po’ snob di due giovani stranieri che si sentono più “civilizzati” e che vogliono colorare di avventura e di folklore il loro viaggio? Probabilmente solo in parte: la Brescia di allora, sovraccaricata peraltro da un “grande evento” di tale portata, doveva effettivamente apparire molto distante – per costumi e per ricchezza materiale – dalle grandi metropoli dell’Europa Centrale.
Il campo d’aviazione si trova a Montechiari che, con la ferrovia locale che va a Mantova, si raggiunge in un’oretta. Questa ferrovia locale si è riservata un binario sulla normale strada provinciale, sul quale fa correre semplicemente i treni non più in alto né più in basso del restante traffico, tra i ciclisti che, quasi a occhi chiusi, s’infilano nella polvere, tra le carrozze totalmente inutilizzabili di tutta la provincia – che raccolgono passeggeri fin che si vuole e che, inoltre, non si riesce a capire come ciò sia possibile, sono persino veloci – e tra le automobili, spesso mostruose, che, scatenate, vogliono immediatamente sorpassare, con i loro segnali diventati superflui, data la velocità. Ogni tanto uno perde la speranza di giungere affatto al circuito con questo miserevole treno.
‘Aeroplani a Brescia’, di Franz Kafka (p. 18)
Di certo, senza scomodare l’etnocentrismo o Edward Said, è però interessante e curioso rilevare un parallelismo tra la Brescia descritta in maniera un po’ sprezzante da Kafka e Brod allora, ed il modo in cui i bresciani e gli europei di oggi si approcciano a contesti “in via di sviluppo”, qualsiasi cosa ciò voglia significare.
Un’abbondanza di punti di vista e di registri
Una parte del piacere concesso da ‘Aeroplani a Brescia’ nella nuova edizione Morcelliana, è dato anche dalla possibilità di mettere a confronto gli stili e le prospettive diverse adottate da tre diversi autori (Franz Kafka, Max Brod e la pubblicazione locale La Sentinella) chiamati a confrontarsi con un medesimo evento.
Se da un lato la somma delle tre voci permette di calarsi in maniera stereofonica all’interno dell’atmosfera, è infatti interessante anche notare come i diversi autori affrontano il tema: chirurgico ed attento alla folla ed alle sensazioni personali Kafka (che dedica ampio spazio al “viaggio” da Riva del Garda a Montichiari non lesinando aneddoti), maggiormente trascinato dall’evento, dalle descrizioni delle macchine e dalle considerazioni l’amico Max Brod, più retorica ed impegnata a enfatizzare il successo e la magnificenza dell’evento la provinciale Sentinella. Il campo di volo, descritto come una landa desolata punteggiata da baracche dai boemi, diventa – ad esempio – nella descrizione del periodico locale una scintillante “Aereopoli”.
Aereopoli s’innalza nel piano, come una cittadina vivace e fantastica, una di quelle cittadine che l’America crea semplicemente (…): una folla di edifici bizzarri, una folla d’uomini, del rumore, delle bandiere della réclame. Aereopoli ha già i suoi sobborghi; come tutte le città che vivono di vita intensa e affrettata, essa dilaga fuori dei confini; al di là del recinto consacrato all’aviazione sono sorte delle dépendances, disordinate, ma vivaci negli attendamenti conici o rettangolari, nei padiglioni di legno o di tela, che racchiudono dei restaurants popolari, dei piccoli alberghi, o soltanto dei garages. La folla attraversa il sobborgo e s’allontana per la brughiera (…). La brughiera ha delle ondulazioni che la fanno rassomigliare a un mare quasi calmo stanco per una burrasca cessata, e sulla cresta delle sue onde lente e curve con dolcezza di linee, la folla mette una spuma che brilla e si frange sotto il sole.
articolo apparso su La Sentinella del 9 settembre 1909 (p.62)
Siamo arrivati. Davanti all’aerodromo vi è ancora un ampio spiazzo con delle sospette baracche di legno, sulle quali ci saremmo aspettati tutt’altre insegne che non: garage, Grand Buffet International e così via. Mostruosi mendicanti, diventati grassi nei loro carretti, ci ostacolano, tendendo le braccia, e nella fretta si è tentati di scavalcarli. (…) Ci voltiamo e guardiamo il vasto campo. È tanto grande che tutto ciò che vi si trova sembra abbandonato: l’asta del traguardo, l’antenna di segnalazione in lontananza, da qualche parte sulla destra la catapulta di decollo, un’automobile del Comitato che, con la bandierina gialla dispiegata al vento descrive un arco lungo il campo, si ferma immersa nella sua stessa polvere e riparte.
‘Aeroplani a Brescia’, di Franz Kafka
Lettura relativamente agile ed adatta a tutti, la ‘”Aeroplani a Brescia” di Morcelliana è un’edizione di grande interesse: perfetta per gli appassionati di curiosità locali e di atmosfere belle époque, ma anche per chi volesse divertirsi ad osservare la Brescia di un tempo attraverso gli occhi qualificati di due grandi scrittori europei del primo ‘900.
Titolo: Aeroplani a Brescia
Autore: Franz Kafka e Max Brod (a cura di Renato Pettoello)
Editore: Morcelliana, 2021
Genere: Reportage
Pagine: 112
Isbn: 9788837235130
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