Il protagonismo femminile nella Brescia del Novecento, nel saggio di Marcello Zane
Recensione di Chiara Massini per Brescia si legge
Madri dedite alla prole e gentili crocerossine ma anche educatrici, operaie, ‘tramvierine’, patriote, sindacaliste ed animatrici di associazioni. Il Novecento, secolo di liberazione e di ridefinizione dei ruoli di genere, è stato un secolo decisivo anche per le donne bresciane che – non senza difficoltà ed opposizioni – sono state in grado di conquistarsi spazi crescenti di protagonismo e libertà.
“Brescia e le donne. Protagonismo femminile nel Novecento bresciano” (LiberEdizioni 2019 – acquista qui) è un ritratto in forma di saggio della vita declinata al femminile in cui l’autore, lo storico Marcello Zane, racconta i cambiamenti sociali e culturali che hanno attraversato la nostra provincia dal punto di vista delle donne. Donne che, nel secolo XX, diventano anche a Brescia protagoniste non solo della sfera privata (con innovazioni che hanno permesso il miglioramento della gestione della casa) ma anche nel mondo del lavoro e dell’associazionismo.
Le donne al centro
“Brescia, fornida di fontane, campane et putane”
Motto quattrocentesco
Siamo cresciuti con l’idea che esistano “om e fomne”, due diversi modi di intendere la vita, due sensibilità a confronto che nel corso della storia ha voluto dire due diversi panni da vestire e rigidi percorsi da seguire, nella comunità e in famiglia. Marcello Zane decide di occuparsi di quella parte di mondo a lungo relegata al ruolo di moglie e madre, casalinga morigerata da rispettare in pubblico ma sottomettere nel privato. Quell’altra metà della mela che nel corso del Novecento ha cominciato a far sentire la propria voce per affermare i propri diritti e a combattere il patriarcato, percorso non sempre facile e ancora in atto.
Cos’ha significato, dunque, essere una donna bresciana del XX secolo?
Per rispondere a questa domanda, l’autore, attraverso testimonianze dell’epoca, pagine di diari e scritti poetici, ha deciso di esplorare alcuni aspetti in cui le donne sono state protagoniste di cambiamenti, affermando nuovi paradigmi e raggiungendo traguardi oggi ritenuti irrinunciabili.
Una prospettiva interessante e nuova, che pone per una volta al centro della storia la metà della società che è stata storicamente esclusa dal racconto: perché la marginalizzazione delle donne si manifesta anche nel modo in cui si parla (o meglio nel fatto che abitualmente non si parli) di loro.
L’occasione per affermare altri modi di esser donna
“Le donne bresciane sono di bellezza assai gentile, hanno gran libertà di parlare”
Lucas de Linda
La donna bresciana, nei secoli, è stata descritta come dolce e gentile, bella e dotata di genio straordinario, come affermò lo stesso Stendhal che visse a Brescia per alcuni mesi nel 1801. Un racconto che mostra quanta strada vi fosse da fare, a Brescia e non solo, per l’affermarsi di un femminismo moderno, tant’è che ancora all’inizio del Novecento c’è chi ancora insorge contro le “folli aspirazioni femministe”.
È con l’arrivo delle due guerre mondiali che viene ridefinito il ruolo della donna riconoscendo nuove modalità attraverso le quali “essere donna”: madri, figlie, sorelle e mogli rimaste sole a casa, ebbero infatti modo di affrontare nuove sfide, non solo di carattere temporaneo. Mentre gli uomini perdevano temporaneamente la loro libertà, ingabbiati in una rigida disciplina militare, le donne la conquistavano: ebbero, cioè, la possibilità di emanciparsi e “ridefinire le gerarchie di genere, riorganizzando la famiglia e la società”.
Come sostiene Zane “il genere femminile passò, nella prassi, da angolo del focolare domestico a membro attivo dell’economia e della società”. La guerra le mise di fronte a nuovi compiti, rendendole al tempo stesso educatrici dei figli, lavoratrici al posto dei loro uomini al fronte, patriote al fianco dei soldati, animatrici di associazioni. Non più quindi solo madri accoglienti nei confronti degli orfani o crocerossine dei feriti.
Il caso delle “tramvierine” e la lotta contro i pregiudizi
Anche se non tardarono ad arrivare le critiche della società bresciana, che reagì con fastidio e ironia a questo nuovo protagonismo.
L’autore cita il caso delle tramvierine, che si trovarono a sostituire gli uomini alla guida dei tram, ma che dovettero lottare contro numerosi pregiudizi per tenersi il proprio lavoro. Il patriarcato voleva, per ovvie ragioni, continuare a mantenere lo status quo che vedeva l’uomo difensore della patria e del focolare e la donna protettrice dei figli, dei malati e del suo “pudore”.
Ma è soprattutto il nuovo ruolo di lavoratrici che permise l’insorgere di nuovi bisogni e nuove sensibilità, dettate dalla trovata autonomia economica. Maggiore fu la consapevolezza di progettare la propria vita e la volontà di far per questo sentire la propria voce, come nel caso dei numerosi scioperi di cui le donne si fecero promotrici.
Il protagonismo femminile era molto diffuso ma assai frammentato, frutto spesso di sensibilità differenziate e pluralità di orientamenti e zone. Diverse erano infatti le donne del popolo che abitavano le valli e le dame borghesi della città. Tutte però parlavano, si confrontavano e si aiutavano.
Tecnologia e privatizzazione del lavoro domestico
Una vasta parte del libro è dedicata alla conquista del benessere che per le donne bresciane passò prima di tutto attraverso la disponibilità in casa di un bagno privato, dotato di acqua calda corrente, grazie all’introduzione dello scaldabagno. Grande conquista questa che si unì alla crescente attenzione delle donne all’igiene personale.
E poi soprattutto l’arrivo di elettrodomestici che alleviarono le fatiche domestiche che, inutile sottolinearlo, erano a carico del genere femminile.
Cucina a gas, energia elettrica al posto di candele e lampade a petrolio, ferri da stiro leggeri e pratici, fornelli a metano, televisione, aspirapolveri, il frigorifero e la lavatrice. Proprio quest’ultima cambiò profondamente le abitudini delle donne, che prima avevano come luogo di aggregazione e confronto il lavatoio, momento di condivisione collettiva dell’intimità.
Si andò quindi paradossalmente verso la privatizzazione del lavoro domestico che nelle reclame, costruite proprio per le donne, si tradusse in più tempo da dedicare alla famiglia e al marito. La lavatrice anche a Brescia venne presentata come l’oggetto femminile per eccellenza, “il desiderio più intimo di ogni casalinga”.
Affrontando anche altri aspetti, dalla prostituzione alla violenza di genere, dalle inventrici alle impiegate nel settore dell’informatica, l’autore presenta un quadro piuttosto ricco e supportato da esempi della presenza femminile, in una Brescia attraversata da profondi cambiamenti storici e culturali.
Titolo: Brescia e le donne. Protagonismo femminile nel Novecento bresciano
Autore: Marcello Zane
Editore: LiberEdizioni (2019)
Genere: Saggio
Pagine: 188
Isbn: 978-8885524521
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