Brescia città malatestiana (a sua insaputa). Intervista a Piero Galli
Intervista a cura di Chiara Padula per www.BresciaSiLegge.it
“A seicento anni dalla nascita dei figli bresciani di Pandolfo III, i signori Sigismondo e Novello, si auspica con questo studio, con la sua pubblicazione in internet, e con il concorso di autorità e istituzioni, di costituire un cambio di passo significativo, ricollocando Brescia nella rete storico-culturale delle più importanti città malatestiane”;
Piero Galli
Raffaele Piero Galli è un personaggio poliedrico: architetto (soprattutto di architettura sacra) impegnato nella riscoperta dei materiali della tradizione, professore di scuola superiore, regista, ricercatore con una passione particolare per la storia medievale e per la “Brescia malatestiana” (il ventennio, posto all’inizio del ‘400, in cui Brescia fu sede della corte dalla celebre dinastia medievale che fece grande Rimini) e molto altro ancora.
Passioni che, negli ultimi anni, lo hanno portato alla pubblicazione di diversi testi tra cui, nel 2018, il saggio storico basato su ricerche originali “Brescia Malatestiana” (Centro Culturale 999 e Streetlib).
Brescia si legge ha intervistato Piero Galli approfondendo la sua produzione sfaccettata ed in particolare quella che ha per oggetto il periodo storico (1401-1421) poco conosciuto in cui Brescia divenne sede della coorte di Pandolfo III Malatesta il Grande, tra i più noti esponenti di una delle maggiori signorie del medioevo italiano, le cui tracce è possibile riscoprire anche nella Brescia contemporanea.
Professor Piero Galli la tua produzione è già molto ampia, come i tuoi interessi. Vuoi parlarci brevemente di tutte le opere che hai dedicato alla nostra città negli ultimi anni?
Quelle dedicate alla città in realtà non sono molte, ma significative per i loro contenuti. Circa quattro anni fa scrissi un libro rivoluzionario su piazza della Vittoria, zeppo di notizie inedite (e sull’argomento non è affatto facile), che purtroppo giace in ostaggio sulla scrivania di un editore milanese. Sulla scorta degli studi compiuti per quel libro maledetto ho poi pubblicato una sorta di manuale pratico, “Gli stili architettonici del ‘900 – spiegati agli stupidi”, dove a tutti viene data la possibilità di imparare, in modo davvero semplice e concreto, come fare un giro a Brescia riconoscendo gli stili di chiese e palazzi.
Mentre scrivevo la “Storia della Questura di Brescia” per l’Associazione Nazionale Polizia di Stato, testo ancora in fase di redazione, mi appassionai del periodo malatestiano, che i bresciani hanno dimenticato quasi del tutto, ricavando dall’argomento diversi sottotemi, che ancora sto approfondendo e sviluppando.
Di recente, ho invece scritto un saggio per l’associazione Amici della Fondazione Civiltà Bresciana, sulla nascita dell’Hospitale Magnum di Brescia (la Crociera di San Luca), da inserire in un libro sugli affreschi recuperati di San Bernardino da Siena.
So che stai ancora conducendo una coraggiosa ricerca sui Malatesta. Hai in cantiere una nuova opera?
Sì, ne ho due che porto avanti in parallelo. Una, insieme all’amico Andrea Caccaveri, tratta della poco nota battaglia del 1401 che diede inizio alla storia malatestiana di Brescia; l’altra sarà invece la prima biografia del vescovo di Brescia Pandolfo Malatesta, personaggio bizzarro, davvero poco studiato anche dagli addetti ai lavori.
Per non parlare di un’opera che ho iniziato un paio d’anni fa, e poi lasciato in stand by, sulla vita di Antonia da Barignano, grandissima donna del Quattrocento bresciano, quasi del tutto sconosciuta ai più. Mi stava in questo aiutando il discendente Alberto Bargnani, depositario dei saperi di famiglia, più noto e corteggiato in Romagna, dove la dama visse buona parte della sua vita, morì ed è sepolta.
Di cosa parliamo quando parliamo di una “signoria” Malatestiana con sede a Brescia?
Durante il periodo Malatestiano, a ridosso del Rinascimento, Brescia fu il cuore della strategia geopolitica dei Malatesta trovandosi al centro di vicende storiche internazionali tra Milano, il Sacro Romano Impero, il Papato e Venezia.
Fu Caterina Visconti, nel 1404, a concedere a Pandolfo Malatesta la città. L’accordo prevedeva che Pandolfo rimanesse in Brescia a riscuotere tributi fino al raggiungimento di una quantità di “paghe a lui dovute” in cambio dei servigi offerti ai Visconti. Con la resa delle ultime resistenze, Pandolfo entrò a Brescia il primo maggio 1404, festeggiato dai suoi sostenitori a Porta San Giovanni. Da quel giorno, tradendo i patti con Caterina, instaurò tuttavia una vera e propria signoria, comprendendo nel suo dominio progressivamente l’intera provincia ed acquistando successivamente Bergamo, Lecco e zone limitrofe.
Con sede nella Corte Nova di Palazzo Broletto, la signoria di Pandolfo III poteva vantare una significativa vita di corte includendo fra i residenti anche il fratello Carlo Malatesta, funzionari, musicisti, condottieri e grandi artisti come Gentile da Fabriano. E sempre a Brescia nacquero in quegli anni, da relazioni con due donne bresciane (Allegra de Mori e Antonia da Barignano), i tre figli naturali di Pandolfo III Malatesta: Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico Novello.
La signoria durò quasi un ventennio: si concluse solo il 21 marzo 1421 con l’ingresso in città del Carmagnola e con la cessione della città, in cambio di un indennizzo, da parte di Pandolfo Malatesta. Molti di questi eventi sono raccontati su www.BresciaMalatestiana.it, oltre che nel mio libro del 2018 e in un successivo approfondimento.
Cosa ti ha portato ad interessarti in modo così appassionato al periodo malatestiano ed ai personaggi che l’hanno abitato?
Certamente la scarsa attenzione che la città, a tutti i livelli, ha dato ad uno dei periodi più gloriosi della sua storia. Questa cosa, oggi che dovremmo valorizzare il nostro patrimonio culturale, anche per la promozione turistica, mi ha fatto imbufalire. Insomma sono diventato un “attivista” dei Malatesta, perché si desse legittimo valore ad una città che, a detta di uno storico e operatore turistico riminese “è più malatestiana di Rimini”.
Ci credeva anche un bresciano d’adozione, ma di Rimini, da poco purtroppo scomparso, il dottor Antonio Semprini, che mi aiutò nelle prime fasi di ricerca passandomi le sue scoperte. Basti pensare che il più famoso di tutti, Sigismondo Malatesta, il cui ritratto di Piero della Francesca ammiriamo al Louvre, è nato a Brescia… e la nostra città non gli ha dedicato, non dico una via, ma neanche una stanza del suo palazzo, o una piccola sezione in un museo.
E poi, del signore di Brescia, Pandolfo III Malatesta, detto “IL GRANDE” non si conosceva il volto fino a quando, grazie alle mie ricerche, è riemerso il suo sigillo, dimenticato in un fondo della Queriniana, che ho saputo riconoscere. Mi si lasci dire uno slogan: make Pandolfo great again!
In più, appronfondendo questo ventennio di storia bresciana, ho avuto modo in questi anni di ricerca di conoscere i maggiori protagonisti dell’argomento malatestiano, da Anna Falcioni a Giorgetta Bonfiglio-Dosio, da Elisabetta Conti a Romeo Seccamani (scopritore degli affreschi bresciani di Gentile da Fabriano), fino al top: Keith Christiansen, direttore della sezione italiana al Metropolitan di New York, che mi ha ricevuto nel suo ufficio il 23 aprile 2019 per parlare di Brescia. Son soddisfazioni!
Di quale delle tue opere ti senti particolarmente fiero?
A parte quelle che sto scrivendo, che considero molto migliori perché sono migliorato io, soprattutto nella forma, sono fiero del mio piccolo “La fine del cemento”, sui problemi legati al più diffuso materiale da costruzione.
Questa è un’altra battaglia. Il librino è nato con scopo divulgativo, da distribuire nelle conferenze dell’associazione di cui sono presidente (ass. culturale Architetto Italiano). In sostanza spiega le ragioni e i torti di una tecnologia fallimentare. Guardiamoci attorno. Il cemento esiste, nella forma odierna, da poco più di 100 anni e, solo oggi, possiamo capire che la sua durabilità è scarsa. Crollano i ponti, si sgretolano i palazzi… mentre quelli antichi proseguono nel svolgere le loro funzioni. Ecco, il libro spiega anche dal punto di vista fisico e chimico dove sta il problema. Materiale problematico, tossico, traditore… Ne approfitto per dire: NO al cemento!
Titolo: Brescia malatestiana
Autore: Raffaele Piero Galli
Editore: Centro Culturale 999 e Streetlib
Genere: Saggio
Pagine: 206
Isbn: 978-8827556368