Storie e volti dei caduti della polizia bresciana dall’Unità d’Italia ai giorni nostri
Recensione di Katiu Rigogliosi per Brescia si legge
Non un romanzo, né una biografia o un saggio storico, ma un album di storie comuni che attraversano un secolo di storia bresciana ed un omaggio, sincero e che nasce dal cuore, verso tutti gli agenti della polizia bresciana.
“I caduti della polizia bresciana” (Compagnia della Stampa, 2021) nasce dall’unione dei lavori di ricerca storica svolti da Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera su input dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato.
Nelle quasi 200 pagine che compongono quest’opera, che ripercorre la storia di un centinaio di poliziotti caduti dall’unità d’Italia ai giorni nostri, non trova spazio solo l’elenco delle vittime, ma anche la vita privata di ciascuna di loro, fatta di dedizione al proprio lavoro e di passione per la propria divisa. Emerge così il ritratto di un corpo eterogeneo ma coeso, un’autentica famiglia per tutti gli agenti, i commissari e i questori che ne fanno e ne hanno fatto parte.
Nel cuore nessuna croce manca
Il volume si apre con il ricordo del primo caduto della polizia bresciana, Costantino Pulusella, vittima del celebre brigante lucano Ninco Nanco che lo ingannò facendogli credere di riuscire a far costituire tutta la sua banda, e che, invece, gli tese un agguato. Era il 1863 ed è tramite le carte e gli atti ritrovati in questura che si è potuto risalire a questa storia che ha come protagonisti un giovane poliziotto originario della Franciacorta e uno dei più celebri e controversi protagonisti dell’epoca del brigantaggio.
Tra tutte le memorie, le storie e i ricordi citati, sono molti i nostri concittadini caduti per mano violenta, durante la guerra in Africa (come Garibaldo Badinelli nel 1941) o durante il periodo fascista (come Alberto Prebianca, che aiutò il figlio di Giacomo Matteotti a fuggire, nel 1945), o durante la guerra in Slovenia (come Gino Buricchi, assegnato per un periodo alla Questura di Fiume e fucilato dai nemici dopo giorni di prigionia).
Sono citate però anche molte perdite sopravvenute in seguito a malattie, causate dallo stress lavorativo o dal contatto con sostanze nocive, così come sono ricordate le vittime di incidenti stradali verificatisi nel corso di inseguimenti.
Essere poliziotto al di là di ogni stereotipo
Un poliziotto, come tutti gli uomini, è un impasto di santo e peccatore. Fra tutti è il più necessario e il meno desiderato. Una creatura senza nome che chiamiamo “signore” quando ci è davanti, “bastardo” appena ci volta le spalle. […] Il Poliziotto deve essere un sacerdote, un assistente sociale, un diplomatico, uno psicologo, un simpatico ragazzo, un gentiluomo ma soprattutto deve essere un genio per riuscire a mantenere la famiglia con lo stipendio di un poliziotto.
Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli, Flavio Dalla Libera , “I caduti della polizia bresciana”
Non dobbiamo pensare al lavoro del poliziotto come esclusivamente un mestiere in cui si rincorrono i ladri e li si arresta. Sarebbe la cosa più sbagliata in assoluto. Il mestiere del poliziotto va ben oltre un simile comune stereotipo, e da quest’opera emerge tutto lo spirito di unione, di vicinanza e di aiuto alla popolazione che gli agenti sanno comunicare.
Un esempio lampante per noi è quello del più ricordato bombardamento del centro storico di Brescia, avvenuto il 13 luglio 1944, che distrusse case, vie, negozi, palazzi, e che seminò morte tra la popolazione: 195 persone persero la vita. La polizia era lì, ad aiutare i feriti, a spostare le macerie alla ricerca di qualche superstite, a fermare gli sciacalli, a ripulire le strade per permettere l’arrivo dei soccorsi. A stringere in un abbraccio chi aveva perso tutto.
I luoghi della memoria e del sacrificio
Vi regalo un fiore, perché dai fiori nasce l’amore.
Un fiore, per tutte le volte che venite chiamati sbirri.
Un fiore, perché non esistono solo persone che vi disprezzano.
[…]
Solo un fiore, perché per rendervi l’onore che meritate non basterebbero tutti i fiori del mondo.
Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli, Flavio Dalla Libera, “I caduti della polizia bresciana”
Sono molte le caserme nella città di Brescia e nella sua provincia a esser state dedicate ai colleghi deceduti. Un atto doveroso, un gesto per ricordare e far ricordare anche ai posteri, chi era e cosa ha fatto di straordinario il defunto agente.
Va chiarito però che la straordinarietà non è solo l’aver arrestato un latitante o l’aver sventato una rapina, ma è anche principalmente la dedizione verso il mestiere del poliziotto. Dedizione che porta addirittura, in certi casi, a sacrificare la propria vita privata ed i propri affetti pur di svolgere a pieno il proprio dovere.
La caserma della Sezione della Polizia Stradale di Brescia, sita in via Monte Grappa, è stata ad esempio dedicata a Basilio Sgroi, giovane comandante deceduto durante un rilievo a Desenzano del Garda; il parco Morello, il 25 gennaio 2019, è stato intitolato, alla presenza del Sindaco Emilio Del Bono e del Capo della Polizia Prefetto Franco Gabrielli, ad Alcamo Morello, giovane commissario deceduto nel 1985 a seguito di un appostamento.
Sono quindi molti i luoghi dedicati ai nostri caduti e grazie a quest’opera sono molti anche i lettori che potranno ricordare i propri cari, conoscere storie di colleghi o, semplicemente, dedicare un pensiero a chi, sorretto dalla forza di una divisa a cui ha giurato eterna fedeltà, ha donato la propria esistenza per il benessere, e la sicurezza, di tutti noi.
Titolo: I caduti della polizia bresciana
Autori: Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli, Flavio Dalla Libera
Editore: Compagnia della Stampa, 2021
Genere: Saggio illustrato
Pagine: 189
ISBN: 9788884868589
Il libro è disponibile presso la questura di Brescia.
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