“Ci rido sopra”: autobiografia di Tommy Kuti, rapper afroitaliano cresciuto nel bresciano

Recensione di Chiara Massini per Brescia si legge

“Esulto quando segna SuperMario, non mangio la pasta senza il Parmigiano. Ho la pelle scura, l’accento bresciano, un cognome straniero e comunque italiano”

dalla canzone #Afroitaliano di Tommy Kuti (testo completo in coda alla recensione del libro)

Cosa significa nascere in Nigeria, crescere in Val Camonica e diventare adulto tra Castiglione delle Stiviere, gli Stati Uniti e Cambridge? Cosa vuol dire per un ragazzo dalla pelle scura e le camicie coloratissime essere un italiano di seconda generazione? E ancora, come fare rap affrontando temi sociali ma in modo allegro?

A queste domande risponde, nel libro “Ci rido sopra. Crescere con la pelle nera nell’Italia di Salvini” (Rizzoli, 2019), Tolulope Olabode Kuti, per gli amici Tommy Kuti, figlio di genitori nigeriani che all’età di due anni viene catapultato ad Artogne, un paesino della Val Camonica, per poi, dopo qualche anno, trasferirsi nel quartiere multietnico “I 5 continenti” di Castiglione. E’ la storia di come si possa essere italiani in un luogo dove si è l’unico bimbo colorato in un asilo di suore e dove anche “il cane trasuda leghismo”, ma è anche la storia di un ragazzo che alla fine “ce l’ha fatta” arrivando – tra le altre cose – a firmare un contratto con la prestigiosa etichetta discografica major “Universal Music Italia”.

«Mamma, papà! Sono arrivati i neri!»

“Io a sei anni ero così integrato che, quando una volta ogni due mesi capitava che venissero a trovarci gli amici nigeriani dei miei genitori, li intravedevo dal nostro balcone, correvo in casa e urlavo – testuali parole: «Mamma, papà! Sono arrivati i neri!». E ogni volta che i miei mi chiedevano: «Ma scusa, Tolu, tu invece cosa sei?», io rispondevo tutto convinto: «Io non sono nero, sono marrone!».”

Tommy Kuti

Alternando pagine del diario del padre al suo racconto schietto e senza filtri, Tommy ci porta a scoprire la sua vita, partendo dai primi anni dove il legame con la Nigeria è forte, sia culturalmente sia dal punto di vista educativo, passando per i problemi con le ragazze, legati al colore della sua pelle, e raccontandoci le esperienze che l’hanno portato ad essere quello che è oggi. Un ragazzo che beve il pirlo, che dopo aver studiato all’estero è tornato in Italia per cercare di vivere di musica e che la prima volta che ha detto “ti amo” l’ha fatto in italiano.

Tommy che, da sempre in equilibrio tra la cultura italiana e quella nigeriana, ha l’accento bresciano, è un “fan del Parmigiano” e che appena atterrato in Italia si è chiesto come mai gli altri fossero così pallidi. Ma è anche lo stesso Tommy che parla la lingua yoruba, che mangia poundo yam e che a volte accompagna la famiglia alla chiesa evangelica.

Un afroitaliano in città

Alla domanda “Ti senti più italiano o africano?” Tommy risponde che le esperienze della sua vita, i viaggi, le persone e i costumi che ha incontrato lo hanno fatto diventare cittadino del mondo. Amerà sempre il Parmigiano, ma dall’altra parte continuerà ad indossare i vestiti colorati che gli ricordano la terra in cui è nato. Per questo Tommy utilizza frequentemente il termine “afroitaliano”, che è anche il titolo di uno dei suoi primi successi musicali (testo in coda all’articolo): termine che descrive bene questo suo essere a cavallo tra due culture, un giorno più italiano, un giorno più africano.

Di Brescia dice che è una delle poche città dove è nata una “cultura nuova dall’incontro e dal mescolarsi di esperienze diverse”, un raro esempio di integrazione spontanea. Qui, dove ha vissuto per alcuni anni a partire dal 2014 dopo essere cresciuto in provincia, lui stesso ha sentito per la prima volta di essere orgoglioso per il colore della sua pelle, senza dover dimostrare niente a nessuno.

Il disagio vissuto non definisce chi sei

Usando un linguaggio a volte irriverente, senza peli sulla lingua ma anche ironico e colorito, l’autore ci porta a riflettere, chiedendoci di mettere da parte per un momento i nostri preconcetti e di immedesimarci con l’altro, su temi che oggi come ieri non hanno ancora (purtroppo) trovato una soluzione: Il razzismo, l’uso della parola “negro”, i cliché, lo stereotipo del nero violento e criminale, e ancora la società che ti fa credere che se sei nero e vivi in un ghetto sarai destinato a non combinare niente nella vita, o peggio, a diventare una persona malvagia; sono solo alcune delle questioni che Tommy affronta sempre con una dose di ironia, portando esempi reali che gli hanno permesso di trovare la sua identità e di giungere alla conclusione che il disagio vissuto non definisce chi sei.

E alla fine si rivolge ai suoi coetanei, spronandoli ad essere sé stessi e ad impegnarsi ogni giorno per realizzare i propri sogni, perché se ce l’ha fatta lui che ha vissuto i problemi di integrazione dei suoi genitori, il disagio di un quartiere che offre come prospettiva di vita solo spaccio e violenza, e che ogni giorno deve spiegare alla signora di turno perché parla così bene italiano, allora ce la possono fare tutti.


Titolo: Ci rido sopra. Crescere con la pelle nera nell’Italia di Salvini
Autore
: Tommy Kuti
EditoreRizzoli (2019)

Genere: Memoir
Pagine: 240
Isbn: 9788817138826


#Afroitaliano

di Tommy Kuti

Esulto quando segna Super Mario
Non mangio la pasta senza Parmigiano
Ho la pelle scura, l’accento bresciano
Un cognome straniero e comunque italiano
A volte mi sembra di esser qui per sbaglio
Sanno poco di me, son loro bersaglio
Ciò che ho passato loro non lo sanno
E il mio passato mai lo capiranno
Mi dai del negro, dell’immigrato

Il tuo pensiero è un po’ limitato
Il mondo è cambiato, non è complicato
“Afroitaliano” per te è un rompicapo
Non sanno chi siamo in questo Stato
Mi vuoi lontano, ho letto il tuo stato
Chi non ci vuole vede solo il colore
La nostra nazione sta scritta nel cuore

Sono Afroitaliano, Afroitaliano
Sono Afroitaliano, Afroitaliano

Questi che ne sanno di file in questura
Delle mille facce della mia cultura
È la melanina ciò che li cattura
Io non ho dei dubbi sulla mia natura
Quando io rappo è in italiano
E anche se parto resto un italiano
La prima volta che ho detto “ti amo”, ti giuro, l’ho fatto in italiano
Gli 883, la Dogo Gang
I cartoni sul 6 con Cristina D’Avena
La scena rap, chi era giù con me
Quando tutta sta gente non mi conosceva
Fanculo i razzisti, quelli della Lega
Ogni 2 Giugno su quella bandiera
Mando una foto ai parenti in Nigeria
Mangiando una fetta di pizza per cena

Sono Afroitaliano, Afroitaliano
Sono Afroitaliano, Afroitaliano

Ma lei si sente più africano o si sente più italiano?
Afroitaliano, perché sono stufo di sentirmi dire cosa sono o cosa non sono
Sono troppo africano per essere solo italiano e troppo italiano per essere solo africano
Afroitaliano, perché il mondo è cambiato

Sono Afroitaliano, Afroitaliano
Sono Afroitaliano, Afroitaliano

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Chiara Massini

Laureata in "Scienze della comunicazione" e in "Editoria e giornalismo" a Verona, è appassionata da sempre di lettura e scrittura. Nel 2019 ha pubblicato la sua tesi di laurea dal titolo “La fanfiction” e successivamente alcuni racconti in antologie. Ha lavorato in biblioteca, si occupa di organizzare eventi e presentazioni di libri, gestisce un gruppo di scrittura online. Sul suo comodino non possono mai mancare almeno 3 libri (di cui uno urban fantasy) e un bicchiere di succo ace.

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