“Ci vuole un’altra vita”: un’onirica e tormentata storia d’amore nell’ultimo romanzo dello scrittore bresciano Nivangio Siovara

Assuefatti dalla routine, corriamo come treni lungo un binario nell’illusione sicura e spensierata di un totale controllo delle nostre vite. E così, zittiamo quella piccola parte di noi che evoca una via d’uscita, che «ci prelevi rapace e ci conduca altrove, al di là dell’abitudine, del destino segnato, di noi stessi».

Per Nasrin e Liv, questa folle corsa si è arrestata in una vecchia stazione ferroviaria dove, come passeggere rimaste bloccate tra un treno che non è mai arrivato e uno che non è mai ripartito, aspettano un’apparizione salvifica che le liberi dall’inerzia.

Ci vuole un’altra vita” (Lamantica Edizioni, 2023), l’ultimo romanzo dello scrittore bresciano Nivangio Siovara, racconta l’onirica e tormentata storia d’amore di Nasrin e Liv, che insieme scavano alla ricerca delle ossa di un angelo decapitato e sognano di smarrirsi nel bosco.

A volte era davvero convinta che nulla della loro relazione fosse come se la raccontava, era troppo inverosimile: nulla le teneva insieme. Eppure restava, eppure si muoveva reagendo o addirittura compensando i movimenti dell’altra, e anche per Liv era così, no? Non era, quello, già di per sé un legame? C’era.

Nivangio Siovara, Ci vuole un’altra vita, p.81

Nasrin e Liv abitano in una vecchia stazione ferroviaria «odorosa di tetano e cantina», circondata da un terreno pieno di buche e di rottami oltre il quale si estende un fitto bosco. La vera natura della loro relazione non è chiara neppure agli amici più intimi, perché da anni tra le due non ci sono slanci d’affetto spontanei. L’unica attività che sembra ancora unirle è scavare sistematicamente, nei pochi giorni liberi in comune al mese, alla ricerca di ossa e cartilagini che hanno composto lo scheletro di un angelo decapitato, conservato nel loro salotto.

Come una bilancia con due piattini, la loro relazione è fatta di una continua ricerca del giusto equilibrio tra i torti dell’una e le regioni dell’altra. Nasrin, per spostarsi oltre la porta di casa, si affida alla guida di un moncone di binario «così come ci si abbandona a un’entità superiore che traghetta al sicuro attraverso la tempesta scatenata dalle nostre azioni, e a causa della quale possiamo naufragare senza colpa». Liv, invece, tornando dal lavoro continua a girare intorno alla casa, «scavando un fossato, isolato dopo isolato» per acclimatarsi nuovamente alla vita insieme a Nasrin. E mentre Liv ricerca il contatto fisico, Nasrin si sente completa nella solitudine e, arroccata nel dolore e nel dispiacere, reprime l’istinto di respingerla perché sa che amare comporta abbracciare la persona amata.

Sì, fa parte della recita. Dunque, è necessario. È odioso che tutto debba essere necessario, nel copione. Che non si possa proprio mai mai mai improvvisare.
L’amore conta.
Ma conta soprattutto il dolore.
Infine, è per quello che si corre, all’improvviso, no?
Che si lotta.

Nivangio Siovara, Ci vuole un’altra vita, p.89

I loro cani, Virgola, Diesis e Scarabocchio, il vecchio vicino di casa e il veterinario nel cui ambulatorio è iniziata la loro storia d’amore osservano il crescere della tensione nel rapporto sempre più tormentato tra Nasrin e Liv, perché «l’amore conta, ma conta soprattutto il dolore».

Per loro amare significa scavare per trovare il teschio di un angelo e sfondare il muro del dolore per uscire dall’oscurità. Amare significa anche avanzare insieme nel bosco in un sogno comune che nel romanzo si intreccia alla vita di tutti i giorni in capitoli che prendono il nome di colori.

Nasrin e Liv si addentrano nel fitto della boscaglia dove incontrano i capruomini, irsute creature dal volto grigiastro e quasi umano con corna sgraziate e un diabolico fetore, e un grosso cervo bianco che le invita, ancora una volta, a scavare insieme.

Nivangio Siovara è uno pseudonimo dietro al quale si nasconde un autore che nella sua biografia afferma di dedicarsi alla «continua produzione di oscuri scritti», come i romanzi “L’onestà del Moloch” (2017), “In albis” (2018) e “Finché nulla ci separi” (2022) e la raccolta di racconti “Di Vento” (2019), tutti pubblicati per Prospero Editore.

In “Ci vuole un’altra vita”, Siovara adotta una prosa articolata caratterizzata da lunghi periodi ipotattici che contribuiscono a rendere oscuro anche questo suo scritto. Un narratore in terza persona guida il lettore nei pensieri e nei sogni di Nasrin e Liv, tra capitoli numerati e capitoli con nomi di colori in cui si intrecciano la quotidianità reale di Nasrin e Liv e il mondo onirico dei loro sogni. I dialoghi tra le due protagoniste assumono la forma di battute teatrali che Nasrin e Liv sembrano pronunciare seguendo il copione prestabilito della loro vita.


Ci vuole un'altra vita di Nivangio Siovara

Titolo: Ci vuole un’altra vita
Autore: Nivangio Siovara
Editore: Lamantica Edizioni, 2023

Genere: Narrativa
Pagine: 214

Francesca Cocchi

Nata nel 1996, è cresciuta in Valle Camonica e ha studiato tra Padova e il Belgio. Dopo la laurea magistrale in lettere classiche, si stabilisce a Brescia dove lavora come copywriter per il marketing. Filologa di formazione, predilige da sempre i grandi classici, ma non si lascia intimorire dagli autori contemporanei. Di carattere introverso, si trova a suo agio in viaggio, tra i libri e al tavolo di un buon ristorante.

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