“Il partigiano tradito”: la tragica storia di Franco Passarella, giovane resistente bresciano, nel romanzo della nipote Anna Maria Catano

Letto e recensito da Francesca Scotti per Brescia si legge
“Libero! Libero di esprimere la mia opinione, libero di scrivere ciò che penso, libero di leggere ciò che voglio, libero di decidere cosa votare”.
“La giustizia sì […], ma anche la libertà, altrimenti che giustizia è se nega il più alto dei diritti? Ogni forma di totalitarismo, di qualunque ideala si vesta, minaccia la libertà”.
Parole di Franco Passarella tratte da “Il partigiano tradito” di Anna Maria Catano, p. 114
Quella del giovanissimo Franco Passarella è una pagina scomoda e incredibilmente triste nella storia della Resistenza bresciana. È il 19 giugno 1944 quando il diciottenne lascia la famiglia e la casa a Brescia per unirsi alle brigate partigiane di montagna contro l’oppressione fascista e l’occupazione nazista. A causa delle emorragie al naso di cui soffre sin da bambino, è esentato dal servizio militare e potrebbe quindi solo pensare a mettersi al sicuro, lasciando fare la guerra agli altri. Ma lui vuole essere un partigiano, come ripete con convinzione alla madre e alla sorella. E allora, appena sostenuti gli orali di maturità al liceo classico Arnaldo di Brescia, parte. Vuole andare incontro ai “ribelli per amore”, ai resistenti che scelgono, tra mille pericoli, di battersi per un puro ideale di giustizia e di libertà. In Val Camonica, un destino avverso e crudele gli fa però incontrare la banda di Solato, un gruppo di violenti che ha aderito alle Fiamme Verdi, e la sua vita da ribelle giunge a una fine prematura e inaccettabile.
Con “Il partigiano tradito” (San Paolo, 2024), Anna Maria Catano racconta la storia dello zio Franco in un coinvolgente romanzo storico che ci conduce dapprima nella Brescia del fascismo e della guerra e, poi, sui sentieri montuosi della Resistenza, per rinnovare la memoria di un coraggioso ragazzo innamorato della libertà. La toccante e dura vicenda è arricchita da capitoli in cui l’autrice, riportando le testimonianze da lei raccolte a Brescia e in Val Camonica, ricostruisce le dinamiche della morte dello zio e mette in luce le controversie che nel dopoguerra hanno impedito alla verità sui fatti di emergere. Completano il volume una prefazione di monsignor Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina, e un’introduzione dello storico Mimmo Franzinelli.
La breve e intensa giovinezza di un “ribelle per amore”
Franco è un ragazzo normale che conduce una vita normale, simile a quella di milioni di adolescenti; però a differenza di altri, matura precocemente una fede limpida e generosa che lo porta a impegnarsi ogni giorno per un Bene superiore. Una fede pura e cristallina che lo stimola all’impegno sociale, alla politica per amore.
Anna Maria Catano, “Il partigiano tradito”, p. 161
Alto, biondo e con gli occhi chiari, Franco nasce a Venezia nel 1925, dove trascorre l’infanzia. Nel 1932, si trasferisce a Brescia con tutta la famiglia. Onesto e di indole riflessiva, è soprannominato “il puro” dai compagni di scuola. Ama gli astri e le navi e sogna di frequentare, una volta terminato il liceo, l’università di aeronautica navale. La sua è la vita di un ragazzo semplice, con i suoi sogni e i suoi interessi, in un paese in guerra e in un mondo in fiamme. Frequenta l’oratorio dei padri filippini della Pace nel centro storico di Brescia, una fucina di attività in campo sociale e di concreta educazione all’antifascismo. Qui, sviluppa un profondo senso di responsabilità verso il prossimo, una spiccata sensibilità per ideali in contrasto con qualsiasi dittatura e una forte spiritualità che guida quotidianamente le sue scelte.
All’indomani dell’8 settembre 1943, non se ne resta con le mani in mano. Aiuta le forze antifasciste e i primi nuclei della Resistenza come può, all’interno dei G.a.p. cittadini. Inizia seminando chiodi che bucano le ruote dei mezzi tedeschi e alterando i cartelli stradali, per poi arrivare a distribuire la stampa clandestina e a organizzare, dalla sua abitazione, la fuga di coetanei che si rifiutano di indossare la divisa della fascista Repubblica sociale italiana. Tutto questo, però non gli basta. Il suo cuore è con chi combatte nelle valli bresciane, organizzando il vivo della battaglia partigiana con le brigate di montagna. Completa gli esami di maturità, come promesso alla madre, e, senza nemmeno attendere la pubblicazione dei risultati, mette nello zaino un Vangelo, una versione tascabile della Divina Commedia, la carta di identità e una foto della sorella, dopodiché si avvia lungo uno dei sentieri che dalla città portano in Val Trompia.
Questo e molto altro ci racconta Catano nella prima parte del libro, attingendo dalle memorie di famiglia e creando un ritratto vivo e intenso di Franco, così come un affresco palpabile della Brescia dell’epoca. L’autrice si prende il giusto tempo per valorizzare anche la memoria degli altri componenti della famiglia Passarella. Facciamo così la conoscenza della madre Carolina, insegnante, che dopo la partenza di Franco viene incarcerata per aver cercato di infiltrare messaggi antifascisti durante le lezioni. Incontriamo il padre Ottorino, insegnante, giornalista e membro del Comitato di Liberazione Nazionale. E scopriamo anche una parte del vissuto della sorella Laura – in seguito madre della stessa autrice –, che opera come staffetta a soli sedici anni e che, collaborando in svariati modi con i resistenti in città, si aggiudica il titolo di partigiana combattente.
La verità sull’uccisione del partigiano Franco e la «congiura del silenzio»
Un lungo viaggio a ritroso nel tempo. Alla ricerca di una verità lontana che avevo davvero ben poca voglia di scoperchiare.
Anna Maria Catano, “Il partigiano tradito”, p. 161
Dopo il 25 aprile 1945, Carolina, Ottorino e Laura si ricongiungono. All’appello manca solo Franco, del quale nessuno dei partigiani rientrati dai monti, né nessun altro, ha notizie. Nell’autunno del 1946, dopo lunghe e angoscianti ricerche, i suoi resti insepolti vengono rivenuti nella località chiamata Carolecc, a Pian Camuno in Val Camonica. Il foro nel suo cranio rivela che è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. Dalle ricerche dei familiari, distrutti dal dolore ma decisi a trovare la verità, emergono fatti inquietanti: Franco sarebbe stato assassinato il 25 giugno 1944, poco dopo aver preso la via dei monti, da alcuni partigiani aggregati al gruppo C14 delle Fiamme Verdi.
Nella seconda parte del libro, Catano ci porta sui sentieri su cui lo zio ha incontrato il dolore e la morte. Basandosi sulle testimonianze da lei raccolte nei luoghi del delitto tra il 2013 e il 2014, chiama con il proprio nome quelli che sarebbero i colpevoli dell’uccisione di Franco: Bruno Pe, Antonio Giacomini, Enrico Martinelli e Remo Ziliani. Secondo la ricostruzione fornita, questi quattro facinorosi locali, affiliatisi alle Fiamme Verdi per convenienza e per coprire le proprie malefatte, hanno catturato e ucciso Franco con il pretesto di ritenerlo una spia, o forse per rubargli il cappotto e gli scarponi, bottino ambito in tempo di guerra, o forse ancora per pura crudeltà umana. Quel che è certo, è che Franco è stato ammazzato nell’indifferenza e nel silenzio. Nell’omertà di un paesino che non l’ha nemmeno degnato di una sepoltura e anche nel mancato soccorso del parroco, don Giuseppe Bonetti, che avrebbe avuto l’autorità per proteggerlo e che invece si è limitato, dopo averlo confessato, a consegnarlo ai suoi aguzzini.
Non solo, purtroppo. Nel dopoguerra e negli anni successivi, assistiamo al mancato diffondersi di una memoria vera e giusta per il partigiano Franco. In piazza Vittorio Veneto, nel luogo in cui ha abitato, una lapide a lui dedicata recita per tanto, troppo tempo le parole “La furia fascista lo colse”, generando una menzogna che, ufficialmente adottata quale verità sull’uccisione di Franco, attribuisce l’assassino ai suoi naturali nemici, i fascisti, anziché ai reali colpevoli.
Senza tralasciare particolari crudi e necessari, né cercare di attenersi a una scrittura politicamente corretta, Catano ci guida alla scoperta di una verità indigesta e necessaria. Facendolo, riapre una ferita mai rimarginata nella storia della Resistenza bresciana, ma per ragioni più che legittime. Per salvaguardare il ricordo di un partigiano autentico in tutto e per tutto, nella purezza degli intenti e degli ideali, per far sì che la sua storia venga ricordata per come realmente è accaduta.
Sul terribile dramma di Franco, sulle sue effettive dinamiche e sulle identità dei colpevoli è tuttora aperto un acceso dibattito che divide studiosi e storici della Resistenza bresciana, come se non fosse possibile, in un’ottica di pacificazione e di giustizia, porre la parola “fine” a una vicenda tanto tremenda. Come osservano sia Catano che Franzinelli, sembra proprio che contro Franco sia stata ordita una «congiura del silenzio», nel tentativo ingiustificato e assurdo di coprire le malefatte di quattro criminali a discapito del ricordo di un ragazzo che negli ideali della lotta partigiana credeva veramente e che è stato tradito due volte, in primis da chi avrebbe dovuto accoglierlo come compagno di battaglia e, poi, da chi avrebbe dovuto condannare i suoi aguzzini e tributargli la giusta memoria.
Nell’anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo, questo libro, oltre a rinfocolare interesse e attenzione sulla figura di un nobile e sfortunato partigiano, ci ricorda che approfondire la storia della Resistenza in tutte le sue pieghe, anche in quelle più controverse e dolorose, è comunque e sempre valorizzare la memoria della Resistenza: serve a spogliarla di inutili miti, a sfatare stereotipi e credenze tanto sbagliate quanto inutili nella costruzione di una memoria collettiva dall’importanza imprescindibile.
[…] Se non si coltiva la memoria dei fatti e delle persone è come se gli uni non fossero mai accaduti, le altre non fossero mai esistite.
Guardare la Storia in faccia può essere difficile. Ma il compito della Storia è la Memoria.
Solo ricordando, Franco non sarà morto invano.
Anna Maria Catano, “Il partigiano tradito”, p. 195

Titolo: Il partigiano tradito
Autrice: Anna Maria Catano
Editore: San Paolo, 2024
Genere: Romanzo storico
Pagine: 223
ISBN: 9788892244122
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