Luisa Bondoni e “I colori di Giambattista Pruzzo”, uno degli innovativi pionieri della fotografia allestita

Letto e recensito da Candida Bertoli per Brescia si legge
Il successo della sua fotografia sta nel fai da te, nel riuscire a trasformare qualsiasi luogo in un set fotografico, dove tutto è ideato e creato dallo stesso fotografo. Dietro ad ogni scatto si cela un lavoro meticoloso e paziente. L’effetto è impattante, le fotografie sembrano il risultato di un mago del fotoritocco, qui invece completamente assente. I colori che vediamo sono quelli della realtà, nessuna modifica o alterazione. Attraverso l’inserimento di elementi irreali o insoliti in una scena ordinaria e la complessa ricerca di luoghi e spazi cittadini, Giambattista Pruzzo ci racconta le sue idee, i suoi sogni e le sue paure.
Luisa Bondoni – I colori di Giambattista Pruzzo – pag. 7
Lo splendido volume “I colori di Giambattista Pruzzo”, risultato di una lunga ricerca storica che parte dall’analisi del consistente archivio che l’artista ha donato al Museo della fotografia di Brescia, racconta l’evoluzione artistica di un importante fotografo bresciano a cui sono stati attribuiti nel tempo numerosi riconoscimenti.
L’autrice dei testi e curatrice delle immagini che lo corredano è Luisa Bondoni, storica dell’arte, storica e critica della fotografia, dal 2004 curatrice del Museo Nazionale della Fotografia di Brescia. La scelta dell’autrice è stata quella di ricomporre l’evoluzione di Giambattista Pruzzo, narrandone sia gli aspetti tecnici del passaggio dal bianco e nero al colore, sia la maturazione artistica e personale che lo porta ad affrontare temi sociali, nuove sperimentazioni, fotografie scenografiche, fino a perdere lo sguardo nella natura delle dolci colline dell’Italia centrale, fiorite e colorate come un arcobaleno.
Le fotografie in bianco e nero e quelle “allestite”
Le pagine dedicate agli scatti in bianco e nero sono estremamente suggestive: il fotografo indugia su angoli di una città che non esiste più, catapecchie erette in modo precario tra i nuovi palazzi del quartiere di Brescia Due tra cui giocano bambini malvestiti ma felici. La serie è commovente ed ha una forte valenza di testimonianza storica: il volto della città sta rapidamente cambiando, le baracche cedono spazi agli uffici, alla cementificazione, ai luoghi senza storia. E’ l’evoluzione, a cui si deve pagare un prezzo.
Il passaggio dal bianco e nero al colore non è semplice: fino ai primi anni ‘70 del secolo scorso solo la fotografia in bianco e nero è considerata una forma d’arte, mentre quella a colori è ritenuta complice del mondo commerciale e della pubblicità. Se nel primo periodo della sua carriera l’artista lavorava con al collo due macchine fotografiche – una caricata con un rullino in bianco e nero e l’altra a colori – successivamente anche il colore viene sdoganato ed accettato, il che gli consente di dare l’avvio a inedite sperimentazioni. La città diventa un palcoscenico su cui rappresentare una personale visione del mondo, con un uso del tutto soggettivo dei colori che lo porteranno a ricevere i primi riconoscimenti.
Negli anni ‘90 gli scatti sono il frutto di una ricerca, quasi una meditazione su determinate tematiche. L’uso del colore è più deciso e l’artista gioca con le forme e le cromie. Gli oggetti cambiano il proprio significato, le persone sono camuffate, i contrasti sono evidenti: le immagini destabilizzano l’osservatore, il cui sguardo viene sorpreso da dettagli imprevedibili.
Un nuovo sguardo nello spazio urbano
La città con le sue particolari costruzioni, che raccontano periodi e gusti della storia urbanistica, diventa il set per alcune fotografie che dimostrano la ricerca continua di spazi quotidiani che, sconosciuti ai più, diventano meta privilegiata per il fotografo. Oggi abbiamo difficoltà a riconoscere alcuni luoghi, in altre fotografie ritroviamo una città che non c’è più, ma quello che ci colpisce è sempre la ricerca del colore nel grigio dello spazio urbano, quel ritrovarsi in una città metafisica in cui far muovere i propri personaggi, in prospettive non sempre lineari. I punti di vista sono spesso inusuali, dal basso verso l’alto, enfatizzano l’altezza degli edifici e le cromie in contrapposizione alla ieraticità delle figure.
Luisa Bondoni – I colori di Giambattista Pruzzo – pag. 55
Movimento e dinamismo raccontano la città che cambia e lo sguardo del fotografo è incuriosito dalle nuove forme che si stagliano nitide: non giudica, ascolta e mette in scena storie, poesie, invitandoci a vedere la bellezza anche negli aspetti meno considerati.
L’artista non è però interessato a immortalare un attimo. Sceglie invece cosa, come e dove fotografare: seleziona i colori, li accosta suggerendo nuovi effetti, facendo sì che storie non realistiche siano mondi in cui immergersi.
Scorrendo le piacevolissime immagini contenute nel volume, lo sguardo del lettore si riempie di meraviglia, di stupore, di piacere per l’uso inedito di accostamenti tra i colori, gli oggetti, i dettagli e le persone. Ma l’artista si spinge oltre: copre i visi, gira i corpi di spalle, ne cela il genere. Insinua il dubbio e suggerisce che l’aspetto enigmatico sia l’essenza dell’esistenza.
Questo approccio, partendo dall’idea, sottolinea come l’aspetto enigmatico sia l’essenza dell’esistenza, come a dire che la vita stessa rappresenti un arcano da scoprire, da svelare giorno dopo giorno; sta all’uomo decifrare quel mistero a proprio piacimento, facendogli prendere la piega che desidera.
Luisa Bondoni – I colori di Giambattista Pruzzo – pag. 151
I viaggi nel colore
L’ultima parte del volume è dedicata ad un’ulteriore evoluzione dell’artista che, allontanandosi dalla costruzione dell’immagine, cerca nei colori della natura la valorizzazione del paesaggio. I colori esplodono, non serve più cercare nuovi accostamenti, inediti allestimenti: è già tutto lì, tra i campi di Castelluccio di Norcia.
E’ probabilmente questa la sintesi della carriera fotografica di Giambattista Pruzzo: permetterci di vedere ciò che distrattamente guardiamo, raccontandoci il suo mondo attraverso il colore.
Il libro è davvero molto gradevole, curatissimo nei testi e nei dettagli. Le fotografie sono ovviamente splendide e si riconoscono la passione e la competenza di chi l’ha realizzato.

Titolo: I colori di Giambattista Pruzzo
Autore: Luisa Bondoni
Editore: Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia, 2024
Genere: monografia fotografica
Pagine: 245
ISBN: 9791221069532
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