L’avventura della “Compagnia della Loggetta”, un’esperienza teatrale bresciana nata dal basso per puntare in alto, tra il 1960 e il 1975

Recensione a cura di Piero Galli per Brescia si legge

“Le stagioni dell’avventura – 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta” (2022), quarto numero dei “quaderni” del Centro Teatrale Bresciano, ci racconta tre lustri di vita di una realtà decisiva per la storia della cultura bresciana: la “Compagnia della Loggetta”.

Una storia avventurosa, raccontata in una pubblicazione che (nonostante il richiamo alla rivista) si configura come un vero e proprio libro di circa 400 pagine corredato da una raccolta di articoli d’approfondimento, da un ampio contributo fotografico, da schede e elenchi. Un documento prezioso che – oltre a raccontare la storia di un’istituzione culturale alternativa sorta a Brescia negli anni della contestazione – trasmette alle nuove generazioni l’eredità di una stagione culturale avventurosa e sorprendente.

La Compagnia della Loggetta, di cui si narra la storia su suggerimento di Paola Carmignani, fu la compagnia teatrale che, nella sua evoluzione, è divenuta l’attuale Centro Teatrale Bresciano, a tutti noto come CTB, “teatro di rilevante interesse culturale” ai vertici della scena nazionale per qualità delle produzioni e della presenza nel dibattito culturale italiano. Un’istituzione pionieristica, la “Compagnia della Loggetta”, nata “per sconfiggere la tentazione del grigiore, il rischio di una città a una sola dimensione” (nelle parole di Tino Bino, autore di uno dei saggi che compongono il volume) con il coinvolgimento di personalità del calibro di Mina Mezzadri, Renato Borsoni, Aldo Engheben e molti altri.

La stagione che rivoluzionò la cultura e la società bresciane

Tutto il mondo sembrava a portata di mano, si potevano attraversare paesi nordafricani e paesi del Caucaso guidando sino in Afghanistan senza incappare in nessuna guerra. Le donne reclamavano la parità, i diritti dei neri e dei popoli oppressi entravano nelle coscienze delle nuove generazioni. Ebbene, è proprio in quegli anni che Brescia, città tendenzialmente conservatrice che stava facendo un enorme sforzo per collocarsi come potenza produttiva ed economica, vide la nascita di un’esperienza sociale e culturale alternativa, la Compagnia della Loggetta.

Le stagioni dell’avventura. 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta, pag. 13

Così scrive, orgogliosamente, la presidente del CTB Camilla Baresani Varini nell’apertura del volume: “La Loggetta tra passato e futuro”. È un pezzo importante della storia di Brescia, ma anche, e soprattutto, un pezzo di storia del teatro in Italia.

Fisicamente, o sarebbe meglio dire “architettonicamente”, la Loggetta era quel passaggio porticato tra piazza della Loggia e via Alessandro Volta, dal tipico aspetto veneziano, con elegante sala al primo piano, all’ombra della quale ancora sostano a dibattere anziani nullafacenti, a due passi dal Banco dei pegni. Lì è nata l’avventura straordinaria di quel teatro, questo teatro, che ha segnato e continua a lasciare il segno nel tessuto culturale della città.

Mina Mezzadri e Renato Borsoni, che cito a nome di tutti i soci e gli amici della Loggetta, hanno generato per Brescia una storia di valore non inferiore a quello della storia economica. Non per la ricchezza prodotta naturalmente, ma per lo spleen, l’identità, il genius loci di Brescia. Hanno sconfitto la tentazione del grigiore, il rischio di una città ad una sola dimensione, hanno favorito il confronto delle opinioni, hanno turbato le coscienze, inquietato il potere, alimentato l’anima della città […] ed hanno avuto il merito di creare uno spazio di impegno, dalle idee solide e dalle passioni coraggiose…

Le stagioni dell’avventura. 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta, pag. 16

Questo il parere di Tino Bino sui fondatori della Loggetta, i “mostri sacri” del panorama teatrale bresciano del Dopoguerra, nel suo articolo “La Loggetta: il mito del teatro e dell’utopia”.

La nascita della Compagnia della Loggetta

Era un piccolo angolo di vitalità, di partecipazione totale e generosa, di amore all’uomo e alla cultura.

Mina Mezzadri, intervista a Paola Carmignani del 1992. Da ‘Le stagioni dell’avventura. 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta’, pag. 23

La Loggetta era un’associazione, nata da una telefonata, nella primavera del 1960, tra Mina Mezzadri e l’architetto e scenografo Renato Borsoni, entrambi reduci dall’esperienza del Piccolo Teatro della Città di Brescia, prima cooperativa italiana di teatro. Dalla precarietà di uno spazio in vicolo delle Stelle, si trasferirono ben presto nella sala del dopolavoro Enal (Ente nazionale assistenza lavoratori) al primo piano dell’ex Monte Vecchio di Pietà, in piazza della Loggia. Aldo Engheben decise il nome, notando che i fondatori erano in sette, come sette erano gli archi della loggetta rinascimentale.

Un “teatro da camera” quello del debutto, nel dicembre del 1960, solo su prenotazione, per un centinaio di persone: “Amore di don Perlimplin con Belisa nel suo giardin” di Garçia Lorca. Un successo, ampiamente sottolineato dalla stampa locale, celebrato come una rinascita della prosa cittadina, dagli accenti sperimentali, solo un poco turbato dal rumore del traffico stradale. Sì, perché all’epoca piazza della Loggia era ancora lontana dall’essere pedonalizzata.

Il trasferimento nella settecentesca chiesa di contrada Santa Chiara avvenne nel 1963, configurandola nel Teatro comunale Santa Chiara.

Un’avventura ricca di entusiasmo e polemiche

Quasi quattrocento pagine per raccontare l’avventura di quel teatro di denuncia e d’avanguardia, il suo rapporto con la politica e con la stampa, la sperimentazione scenografica, la variegata platea… verso il CTB, che troverà spazio nel 1973 (le pagine da 93 a 99 riportano una utile sintetica cronologia). Organizzati a schede, alcuni degli artisti che si sono resi protagonisti della Loggetta li troviamo a partire da pagina 107. Tra i testimoni di quell’esperienza culturale, anche Manlio Milani, che era fra gli allievi dei corsi di teatro (quello di mimo tenuto da Marise Flach e quello sul teatro classico greco, di Rosanna Apicella dell’università di Padova):

Ho capito che non era il mio mondo, ma quegli incontri, che mi pare avessero una cadenza settimanale nell’arco di un anno e mezzo, sono stati importanti per le scelte successive, nel Sindacato e nel Partito. Ho sperimentato un metodo di coinvolgimento estremamente utile per la città, in anni in cui le condizioni sociali pesavano molto, sulla possibilità di andare a scuola. Era una di quelle esperienze nate “dal basso”, ma con la capacità di creare iniziative a livelli culturalmente alti.

Le stagioni dell’avventura. 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta, pag. 143

Con testo formattato su una o due colonne, il libro è denso, ricchissimo di contenuti, adeguatamente illustrato con immagini riemerse dagli archivi, articoli dei giornali di allora, documenti, locandine, programmi, appunti manoscritti, scatti di posa o rubati dietro le quinte. Da pag. 265, infine, la cronistoria degli spettacoli consente di ripercorrere quindici anni di esperienza teatrale, da quell’amore di Lorca raccontato in piazza della Loggia l’11 dicembre 1960, fino all’ultimo atto del Brecht di “Un uomo è un uomo”, messo in scena al Vittoriale degli Italiani il 19 luglio 1975. La chiosa è nella postfazione di Claudio Bragaglio, alcune pagine di note, notizie sulle illustrazioni, crediti fotografici e ringraziamenti.

Una lettura impegnativa, ma profondamente interessante e arricchente, in pagine che trasudano di passione, di emozione, di un pizzico di nostalgia e tanto, tantissimo, orgoglio.


Titolo: I quaderni del CTB n. 4 (Le stagioni dell’avventura – 1960-1975: storia della Compagnia della Loggetta)
Autore: Andrea Cora e Elisabetta Nicoli (a cura di)
Editore: CTB Centro studi archivio, 2022

Genere: Saggio
ISBN: 9788895251608

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Piero Galli

Raffaele Galli, detto Piero, è nativo di Brescia, classe 1976. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, ha proseguito gli studi conseguendo una seconda laurea presso l’Accademia di Brera. Appassionato d’arte e artista poliedrico, ha al suo attivo undici libri e numerose pubblicazioni di minore entità, saggi ed articoli, oltre ad una settantina di partecipazioni a conferenze e convegni. Insegnante di Discipline geometriche e Design presso l’Istituto Tartaglia-Olivieri di Brescia, collabora quotidianamente, come ricercatore, con l’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Regista e autore, teatrale e cinematografico, ama comporre in autonomia le colonne sonore delle sue opere. Ogni quindici giorni, il martedì sera, conduce una trasmissione radiofonica di cinema e musica sull’emittente “antagonista” Radio Onda d’Urto. Tra i fondatori, è direttore artistico del Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale di Brescia, che nel 2024 è giunto alla 25^ edizione.

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