Il Sebino, un brutto anatroccolo diventato cigno ne “Il lago come romanzo” di Mauro Pennacchio
Letto e recensito da Chiara Belli per Brescia si legge
Il Sebino era il lago meno conosciuto tra i grandi laghi del Nord. Gli itinerari del Gran Tour non lo contemplavano, non costituiva una tappa necessaria nella formazione delle aristocrazie europee. Forse fu proprio per questo che lo si poteva favoleggiare senza eccessivi intoppi, non appariva costretto entro le descrizioni degli scritti di viaggio, come invece accadeva per i laghi e i luoghi più frequentati.
Il lago come romanzo – Mauro Pennacchio – pag. 122
È vero che il Sebino, noto ai più come lago d’Iseo, è ancora così poco conosciuto? La ‘rivalsa’ di questo specchio d’acqua è sicuramente iniziata dopo l’installazione artistica “Floating Piers” del 2016 quando, come l’autore del libro che vi presentiamo dice, “il brutto anatroccolo è diventato un bellissimo cigno”. Perché il Sebino porta con sé tante storie, oltre che un contorno naturalistico non indifferente. Le alte sponde bresciane che calano a picco sul lago, i boschi, i piccoli paesi costieri che ancora oggi emanano un’atmosfera d’altri tempi lo rendono un luogo da esplorare e da leggere.
Mauro Pennacchio, docente di storia e filosofia e cultore di storia sociale e religiosa, ci aiuta per l’appunto in questa scoperta/riscoperta con il suo “Il lago come romanzo” (edito da La Quadra nel 2023), in cui racconta vari episodi svoltisi sulle rive lacustri bresciane e bergamasche del Sebino.
Nobili e gente comune, letterati e viaggiatori
Personaggi più o meno famosi, dal 1700 ai giorni nostri, originari del posto, villeggianti per forza o per godere del clima, hanno lasciato il loro ricordo nelle terre del lago.
A farla da padrone sono le vicende che si svolgono a cavallo e durante la seconda guerra mondiale. Nelle prime pagine facciamo la conoscenza di Luigino: con la madre era imbarcato sul battello che li avrebbe portati sulla sponda opposta per far visita al cimitero. Mai giorno più sbagliato fu scelto da Augusta, mamma di Luigino, che perde la vita proprio durante il viaggio a causa di un bombardamento. Il piccolo ne esce illeso fisicamente, ma da questo momento si ritrova orfano, il che significa solo essere per un po’ ospitato dai parenti che gli rimanevano, che tanto affetto poi non gli dimostravano, per essere in seguito trasferito in un istituto. Il racconto che Luigino stesso fa all’autore è toccante, ma quando ricorda le lettere del padre, in cui questi si premurava della salute del suo piccolo, ancora di più emerge la tristezza di tutta la vicenda.
Non meno triste è la storia di una donna ebrea che chiede al parroco di Sale Marasino di conservare una valigia contenente i suoi pochi averi, ma che verrà invece tradita e la cui valigia sarà espropriata. La bassezza di coloro che perseguitavano gli ebrei non ha limiti neanche nello stilare l’elenco di quanto era racchiuso in quella “cassa da viaggio”, come la chiamavano: parole ed espressioni quali “vestaglie usate e sporche”, “camicetta usata e in disordine”, col solo fine di umiliare una povera donna.
Ma basta fare un salto indietro nel tempo per venire a conoscenza che, in tempi più dolci, il Sebino ha ospitato anche grandi personaggi letterari, quali George Sand e Lady Mary Montagu. Due donne vissute in due secoli differenti, di animo e spirito differenti. La prima anticonformista già dal nome prettamente maschile, vestiva come un uomo, fumava in pubblico e ostentava i suoi tanti amori. La scrittrice francese viaggia in Italia tra Milano, Venezia, Roma e ambienta il romanzo “Lucrezia Floriani” (1847) proprio sulle rive del Sebino. Dalle sue pagine traspira un senso di malinconia che ben fa da sfondo alla storia tormentata della protagonista e che sembra avere origine quasi da una sorta di intimo legame tra Sand e le acque calme del lago. Un lago, in questo caso, che diventa elemento per una cornice romantica e talvolta indiscusso attore protagonista.
Un secolo prima, un’altra donna di inusuali ingegno e libertà, nel suo viaggio con destinazione Venezia alla rincorsa di un amore tormentato, si fermerà sulle sponde del lago. È Lady Montagu, nata e cresciuta nell’aristocrazia britannica, sposò contro il volere del padre un nobile da cui poi divorzierà, ma grazie al quale diventerà una scrittrice di viaggio dovendo seguirlo nelle sue missioni da ambasciatore in Oriente. Capita sul Sebino per ristabilirsi in salute e seguire i consigli dei medici di beneficiare delle acque termali di Lovere. Benché il soggiorno lacustre non inizi sotto i migliori auspici meteorologici, la bellezza del lago saprà affascinare Lady Montagu tanto che così scriveva alla figlia; “le acque sono dello stesso colore del mare, ma di un verde ancora più profondo”. Donna viaggiatrice, tornerà più volte per soggiornare, anche a lungo, sul lago d’Iseo di cui ci lascia una testimonianza descrittiva notevole, fino a quando tornerà nella sua Britannia per esalare l’ultimo respiro.
Storie a tinte fosche
Qui trattiamo del delitto dei due laghi. Una storia che coinvolge due laghi. Una storia che avrebbe attratto l’attenzione di George Simenon, per la sua tragica banalità.
Il lago come romanzo – Mauro Pennacchio – pag. 83
Pennacchio spazia nei suoi racconti e arriva perfino a riportarci fatti di cronaca nera a dir poco romanzeschi. È il caso di un delitto, con tanto di cadavere in fondo al lago: una storia di truffe, conti decaduti, francobolli rari e preziosi. Battista Zani, la vittima, filatelico e commerciante di francobolli, il (decaduto) conte Tebaldo Martinengo Cesaresco e il suo compare Giuseppe Piccini autori del delitto: questi i protagonisti del giallo che si svolse tra il Sebino e il Benaco alla fine degli anni ’60. Una vicenda complicata, degna di essere trasposta nelle pagine di un romanzo dove il lago purtroppo ha il ruolo di ultima dimora del malcapitato filatelico. Una storia anche complicata, che vede un susseguirsi di inseguimenti, accuse, ripensamenti. Vale la pena leggerla!
Anche il clima non aiutava a recuperare un po’ di serenità; era una di quelle giornate piovose che non sembrano finire mai; una pioggerella quasi impalpabile e che ti infradicia.
Il lago come romanzo – Mauro Pennacchio – pag. 147
Quando si dice che “al nord” non c’è il sole delle terre del sud. Così comincia il soggiorno di un altro personaggio alquanto inusuale per le sponde lacustri, tanto per dire che il Sebino non si fa mancare proprio nulla. Parliamo di Genco Russo, mafioso di Mussomeli che nel febbraio del 1964 giunge a Lovere. Viene mandato qui per evitare che continui a delinquere nelle terre siciliane. Ovvio che la sua presenza susciti fin da subito chiacchiere e pregiudizi tra i paesani, tanto da far dire a qualcuno che la mafia si sarebbe insinuata nelle terre bergamasche, ma a tanti altri di asserire che i bergamaschi hanno una fibra morale robusta e ciò non sarebbe mai accaduto.
Russo vedeva Lovere come l’Isola d’Elba napoleonica, tanto che proverà a fuggire svariate volte riuscendoci anche in qualche occasione. Ma sarà capace pure di “imporre” la sua presenza mafiosa in certe compravendite di terreni tanto da autoconsiderarsi un benefattore per la popolazione di Lovere e candidarsi alle elezioni comunali.
Insomma, tante storie di varia umanità quelle ritratte nel libro di Pennacchio. Il Sebino ha infatti donato, dona e donerà sempre qualcosa di sé a coloro che sosteranno per qualche periodo sulle sue rive o ne faranno la loro residenza: storie, bellezze naturali, emozioni. L’autore nelle sue righe non solo ci regala queste testimonianze storiche preziose, ma ci invita ad ascoltare il lago, a chiedergli come sta. Un lago che dà tanto, ma che forse è troppo sfruttato.
Forse non dovremmo esagerare con le lodi […]; lui di certo, col suo carattere restio alle effusioni ne sarebbe imbarazzato: prendiamo atto della sua bellezza appartata e fragile e prendiamoci cura di lui: farebbe bene soprattutto a noi.
Il lago come romanzo – Mauro Pennacchio – pag. 236
Titolo: Il lago come romanzo
Autore: Mauro Pennacchio
Editore: La Quadra, 2023
Genere: Racconti
Pagine: 232
ISBN: 9788895251639
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