“Il mio nome è Tartaglia”: in un libro per bambini la formazione giovanile di un genio della matematica dall’infanzia sfortunata

Letto e recensito da Federica Zaccaria per Brescia si legge

Ta-ta-ta! Tartà-tartà-tartà! Tartaglia! Il coro dei ragazzini lo seguiva da casa fino alla parrocchia dove andava a imparare a leggere. Erano tutti più piccoli di lui, avrebbe potuto prenderli a calci uno per uno, ma preferiva non reagire. Rispondere alla provocazione sarebbe stata un’inutile perdita di tempo e se c’era una cosa che lui era capace di fare era calcolare, valutare, misurare. Questo non gliel’aveva insegnato nessuno. Era un dono naturale: a occhio sapeva stimare le quantità, le distanze, le differenze.

Il mio nome è Tartaglia, G. Quarzo e A. Vivarelli, pg. 5

Si chiamava Niccolò Fontana e nacque sotto una cattiva stella. Ma grazie a una forza d’animo incrollabile, un’intelligenza fuori dal comune e un innato talento per i calcoli, passò alla storia come un genio della matematica. Si chiamava Niccolò Fontana, ma il mondo lo conosce come Niccolò Tartaglia.

Il piacevole libro pensato per i bambini (età di lettura dai 9 anni) e scritto a quattro mani da Guido Quarzo e Anna Vivarelli (con le belle illustrazioni di Silvia Mauri) per Editoriale Scienza (acquista qui) ricostruisce in modo fantasioso, ma partendo da fatti realmente accaduti, la prima giovinezza di un bambino nato a Brescia nel 1499 in una famiglia poverissima e divenuto leggenda.

Trasformare una deformità in una particolarità

Tartaglia! Non più un insulto, ma un nome. Nicolò ci si trovò subito bene, come in un vestito comodo. Ed era così che si presentava ormai (…). Ecco il suo primo meccanismo, il suo primo calcolo: la trasformazione di una deformità in una particolarità. Il segno meno in segno più.

Il mio nome è Tartaglia, G. Quarzo e A. Vivarelli, pg. 31

Orfano di padre a soli sei anni, Niccolò (o Nicolò, secondo la grafia utilizzata dagli autori del volume) vive un’infanzia di stenti aiutando la madre nell’attività di venditrice ambulante nel mercato cittadino. Ad aggravare un’esistenza già segnata dalla cattiva sorte, Niccolò è vittima di un tragico evento.

Durante il sacco di Brescia del 1512 ad opera dell’esercito francese, a soli 13 anni viene infatti gravemente ferito al volto da un soldato “dagli occhi gialli”. Sopravvissuto per miracolo, il giovane rimarrà sfigurato da una profonda cicatrice che, oltre a deturparne il viso, gli procurerà una seria balbuzie. Una menomazione che avrebbe potuto fiaccarne per sempre il corpo e l’animo, ma che – anche grazie all’incontro di Niccolò con personaggi che saranno capaci di stimolare la sua già ardente curiosità – rappresenterà l’inizio di una nuova vita.

Il desiderio di imparare è più forte della vergogna

Si stropicciò gli occhi e si guardò intorno: il muro era completamente ricoperto di numeri scritti con il carbone. Li osservò a bocca aperta e gli parvero bellissimi. (…) Sapeva di non sapere niente. Era consapevole di aver soltanto sfiorato l’universo dei numeri e della geometria, ma prima o poi ci si sarebbe immerso perché era quello il suo destino.

Il mio nome è Tartaglia, G. Quarzo e A. Vivarelli, pg. 20

Il periodo di convalescenza portò Niccolò a riflettere sulla sua condizione: un ragazzino pieno di interessi, di voglia di scoprire e capire, di sete di conoscenza, ma privo dei mezzi economici per potersi permettere un’istruzione. La sua più grande vergogna non era a quel punto la balbuzie o il volto deturpato, bensì la sua ignoranza. L’esigenza di dare una forma compiuta a tutto quello che gli vorticava in testa (in particolare i numeri, che per lui rappresentavano una specie di miracolo, un disegno del mondo) era sempre più impellente, tanto da spingerlo a investire i pochi soldi faticosamente risparmiati – grazie all’aiuto dato alla madre e agli umili lavoretti prestati presso gli artigiani della città – in lezioni private. In due settimane, il giovane imparò a leggere il latino del messale. Ma non era abbastanza, Niccolò voleva di più.

Il riscatto e la consacrazione

Il giorno in cui compì diciotto anni, un messo gli consegnò una lettera che veniva da Verona. “Il Consiglio Comunale con approvazione del Podestà e accettazione della Casa dei Mercanti nomina Nicolò Tartaglia, bresciano, Maestro d’Abaco presso le Pubbliche Scuole con l’incarico di insegnare a far di conto ai giovani, dietro compenso di otto lire veronesi al mese e alloggio”.

Il mio nome è Tartaglia, G. Quarzo e A. Vivarelli, pg. 108

L’incontro con mastro Vanni, un carpentiere dalla mente aperta che intuì il talento del giovane per i calcoli matematici e le misurazioni e lo prese a lavorare con sé in bottega, fu la svolta decisiva. Grazie a lui infatti Niccolò venne assunto dal notaio Malerba con il compito di impartire lezioni di matematica alla figlia. Parte dell’accordo stabiliva che il ragazzo potesse consultare i volumi raccolti nella biblioteca della ricca dimora, non solo poemi cavallereschi e libri di storia antica (argomenti per i quali Niccolò non provava particolare interesse, a differenza della figlia del notaio), ma anche trattati di geometria, aritmetica, astrologia. Una sfida decisamente impegnativa a causa della sua difficoltà ad esprimersi a parole, ma anche un’occasione unica di crescita e arricchimento. È per lui l’inizio di una nuova ed esaltante fase di vita: i concittadini, che fino ad allora lo avevano dileggiato e guardato con pietà, iniziano a parlare con rispetto e ammirazione di quel giovanissimo autodidatta che si ritrovò – a distanza di una manciata d’anni dall’aggressione nel Duomo di Brescia ad opera di un crudele soldato – ad avere il compito di insegnare ad altri giovani i rudimenti della matematica. E da lì verso un futuro di gloria il passo fu breve, superando i confini di Brescia.

Niente male per un bambino affetto da balbuzie, ma tanto risoluto da saper fare della propria mala sorte un punto di forza. Combattendo la sua battaglia con le armi dell’intelligenza, della curiosità e della determinazione.


Titolo: Il mio nome è Tartaglia
Autore: G. Quarzo e A. Vivarelli
Editore: Editoriale Scienza, 2023

Genere: Narrativa per ragazzi (età di lettura: dai 9 anni)
Pagine: 128
ISBN: 9788893932127

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Federica Zaccaria

Classe 1973, nata a Milano con radici miste piemontesi-venete-pugliesi, una laurea in filosofia come alternativa alle sedute di psicoanalisi, vengo dal mondo dell’editoria e della comunicazione. Sono una lettrice onnivora e per me, da che ho ricordo, i libri sono inseparabili compagni di viaggio, amici gentili, mai invadenti ma sempre presenti. Leggo rigorosamente su carta, in confortevole solitudine e il più possibile lontana dal molesto sottofondo del mondo.

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