Il Rinascimento a Brescia attraverso lo sguardo degli artisti che hanno impresso su tela lo straordinario fermento culturale dell’epoca

Lo splendido volume “Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552” (a cura di Roberta D’Adda, Filippo Piazza ed Enrico Valseriati, edito da Skira) è stato pubblicato in occasione dell’omonima mostra allestita fino al 16 febbraio 2025 presso il Museo di Santa Giulia di Brescia.

Corredato da ampia bibliografia, il tomo è suddiviso in due parti: nella prima vengono presentate le circa quaranta opere esposte in mostra, mentre la seconda comprende undici saggi che sviluppano ed analizzano le diverse tematiche che si ricollegano al periodo in esame. 

Al centro del racconto è il ritratto di Fortunato Martinengo, capolavoro del Moretto generalmente esposto presso la National Gallery di Londra da cui partono, e tornano come raggi, i temi elaborati nell’esposizione. La tela del Moretto era stata oggetto di un simposio organizzato nel 2016 dall’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia e dall’Ateneo Veneto, al termine del quale la si ritenne baricentrica rispetto ad un universo di relazioni, di circolazione di idee e di pensieri. 

Fortunato, figlio cadetto della famiglia Martinengo Cesaresco – ricca, potente e radicata in ruoli chiave nelle più importanti corti d’Europa – nasce per coincidenza nel 1512, l’anno in cui Brescia viene saccheggiata dall’armata francese comandata dal Duca di Nemours, Gaston de Foix. Diversamente dai suoi fratelli, non è affatto interessato alla carriera militare o religiosa e si dedica alla coltivazione delle lettere, dell’arte e della musica. E’ un umanista, scrive sonetti, suona il flauto e la cetra e stringe attorno a sé una rete di relazioni con personalità di primo piano. Concluderà la sua breve vita a Vienna, città in cui si era recato per visitare uno dei suoi fratelli che lì rivestiva la carica di nunzio apostolico. 

Fortunato, dalla tela scelta anche come copertina del volume, ci guarda con un’espressione malinconica. Il suo ritratto emerge da un ambiente riccamente decorato così come lo sono i suoi sfarzosi abiti, la pelliccia, i ricami sul giubbone, la piuma che orna il suo copricapo. E’ appoggiato a dei cuscini che sostengono le braccia durante la lettura ed è circondato da oggetti evocativi: un’antica lampada trasformata in calamaio, dei guanti, dei sigilli per chiudere le lettere con la ceralacca. Ecco che da questa stanza, da questo sguardo enigmatico, si sviluppa tutto il racconto della mostra che narra il periodo in cui, dopo il trauma del sacco, Brescia piano piano si riprende e rinasce. 

Gli anni successivi al Sacco del 1512 sono ricchi di fermenti per la società bresciana: cantieri e fabbriche stanno cambiando l’assetto della città, edifici civili e religiosi subiscono profonde trasformazioni o vengono edificati ex novo, mentre nuovi cicli decorativi si affacciano nelle chiese cittadine, a opera di autori come Moretto o Romanino. i contemporanei sono pienamente consapevoli di vivere un profondo rinnovamento culturale, che porta i moderni a ottenere risultati non dissimili da quelli degli antichi.

Marco Faini – op. cit. – pag. 161

Il XVI secolo è un’epoca di fermenti e di rinnovamento sotto vari profili ed il volume ne analizza molti: la musica, la scienza e la cura del paesaggio, la pittura sacra, i fermenti religiosi al limite dell’eterodossia e nello stesso tempo la nuova luce di Sant’Angela Merici, le poete e le virtuose figure femminili, il lusso discreto esibito nelle abitazioni e dalle persone. Una carrellata che si conclude con il racconto delle famose nozze di Eleonora Gonzaga con Girolamo Martinengo di Padernello, che richiamano alla mente la “Sala delle Dame” attribuita al Moretto e ancora oggi visitabile presso  Palazzo Salvadego in via Dante a Brescia. 

Si assiste così ad un profondo rinnovamento del pensiero, che affronta in modo interdipendente le diverse discipline. Le conoscenze trasmesse dagli antichi vengono sottoposte a verifica con l’obiettivo preciso di pervenire ad un generale miglioramento, anche a partire dalla produttività delle terre e dalla cura delle malattie. 

Il paesaggio in cui vive l’uomo è sì fonte produttiva ma nel contempo dev’essere lo strumento per godere una vita serena immersa nelle bellezze della natura. Agostino Gallo riconosce all’agricoltore un nuovo ruolo sociale, un modello di virtù. Gli studi dell’epoca sostengono che l’uomo, frutto della creazione divina, aspiri ad essere simile a Dio e a vivere secondo le norme di giustizia divina, manifestandosi così l’ideale armonia tra cielo e terra della visione rinascimentale

Il pensiero filosofico scientifico del XVI secolo può essere condensato nel concetto di “profonda unità dell’essere”. L’espressione, risalente al filosofo e giurista inglese Francis Bacon, intende veicolare l’idea di una medesima logica sottesa alla realtà esistente, e in virtù della quale l’intero universo, dai corpi celesti agli esseri umani, è governato dal medesimo ordine, e legato da forti analogie. In virtù di tale armonia universale, anche l’organizzazione del sapere aspirava allora all’universalità e, accanto alla filosofia naturale e alle sue branche,… i movimenti di pensiero … contribuivano a pieno titolo alla conoscenza dei meccanismi della realtà. Ciascun dominio del sapere si prestava non soltanto all’indagine del proprio specifico oggetto di studio, ma anche all’esplorazione dei temi afferenti alle altre discipline, nel tentativo di cogliere le dinamiche che presiedevano al funzionamento dell’universo.

Alessandra Quaranta, op. cit., pag. 142

Ampio spazio viene riservato alla pittura sacra del Rinascimento bresciano, in cui spiccano le figure di Savoldo, Moretto e Romanino. Nell’approfondito saggio di Filippo Piazza si analizza una stagione artistica di straordinario rilievo e si riportano accuratamente gli incarichi e le opere realizzate in quel periodo dai celebri pittori. Lo studio della luce, la gestione dello spazio, lo studio della prospettiva, i rapporti tra il devoto e l’oggetto della devozione sono solo alcuni dei temi sviluppati nel testo ed a cui si rimanda, allo scopo di non semplificare un argomento che richiede di essere trattato in tutta la sua complessità.

La figura delle donne nel Rinascimento è altresì emblematica dei profondi rivolgimenti che vedono coinvolti vari aspetti della vita quotidiana: abbiamo già ricordato Sant’Angela Merici e la sua intuizione anticonvenzionale di considerare una terza via, diversa dal matrimonio o dal monastero, che riconosce alla donna la possibilità di vivere una vita secolare dedita all’assistenza, al proprio lavoro, come donna “single” ma consacrata a Cristo, dunque sua sposa. 

Come non ricordare anche Veronica Gambara, poeta capace di intessere una fitta rete sociale mediante scambi di lettere, incontri in cenacoli, sonetti, con personaggi del calibro di Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Vittoria Colonna, Pietro Aretino ed altri ancora. 

Sempre al mondo femminile è dedicato il saggio di Barbara Bettoni: donne sagge, donne sapienti, donne che sanno governare e nel contempo amministrare le proprie case e la servitù.

Nel corso del primo Cinquecento l’aristocrazia bresciana sperimenta una progressiva adesione a comportamenti di consumo inclini alla domanda di prodotti e servizi di lusso, secondo un modello elaborato negli ambienti di corte delle aree centro- settentrionali della Penisola con i quali è in contatto. Partendo da questo assunto le pagine che seguono intendono esplorare la relazione tra lusso e stili di vita delle famiglie agiate del Rinascimento bresciano, soprattutto attraverso l’analisi delle modalità con cui vengono regolati e soddisfatti due bisogni connessi all’apparire: quello del “vestire la casa” e quello del “vestire la persona” in maniera adeguata rispetto alla posizione sociale raggiunta.

Barbara Bettoni – op. cit. – pag. 299

Nelle case dei nobili gli ambienti sono classificati in base alla loro funzione: gli spazi destinati al funzionamento di tutta la casa, stalle, granai, forni e rimesse sono a livello della strada e posti in prossimità dei cortili di servizio, così come le cantine e le lavanderie. In questi locali sono presenti mobili destinati a specifiche funzioni, come le madie, le dispense, le credenze in cui sono custoditi i preziosi servizi per la tavola.  Le stanze di rappresentanza sono poste al piano nobile, lontano dalla polvere della strada: sono arredate con arazzi, tappeti, seggiole, strumenti musicali e attrezzi per governare il camino. Ci sono spazi per la vita diurna e per quella notturna. 

Lo staff dei servitori comprende circa 40 persone, coordinate da persone preposte al governo della casa, degli animali e delle proprietà agricole. Il saggio illustra la mobilia d’arredo ed i tessuti utilizzati per allestire la tavola o per la vita quotidiana. 

Gli abiti, allora come ora, rendono visibile lo status della persona che li indossa ed ecco allora che le vesti diventano più sfarzose, i bottoni sono gioielli finemente modellati. Le donne adornano il capo con fili di perle, i copricapo maschili sono ornati da piume e medaglie ed anche i manici dei ventagli possono essere realizzati in oro, diamanti e pietre preziose. 

Il volume si chiude con l’accattivante testo di Letizia Barozzi, che illustra come venissero allestite le cerimonie, le giostre e le nozze più sontuose nella prima metà del Cinquecento. In particolare, le nozze celebrate nel 1543 tra Eleonora Gonzaga e Girolamo Martinengo di Padernello sono ampiamente documentate così come, leggendo il testo, si può immaginare una città in cui i davanzali sono addobbati con tappeti e la città intera è un palcoscenico per la sfilata del corteo nuziale.  La splendida “Sala delle Dame” di palazzo Salvadego già Martinengo, con le signore di casa Martinengo elegantemente vestite, ingioiellate, con in braccio i cagnolini simbolo di fedeltà coniugale e le cui immagini chiudono il libro, porta davvero il lettore in un’altra epoca, per un momento pacificata e serena. 


Titolo:  Il Rinascimento a Brescia. Moretto Romanino Savoldo. 1512-1552
Autore: AA.VV. (A cura di Roberta D’Adda, Filippo Piazza, Enrico Valseriati)
Editore: Skira per Fondazione Brescia Musei, 2024

Genere: Catalogo mostra/ Saggio
Pagine: 343
ISBN: 9788857252971

Candida Bertoli

È laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto amministrativo comparato: la tesi di dottorato, sulla protezione dei beni culturali, è depositata all’Unesco, a Parigi. Adora leggere fin da quando era bambina e le sue passioni sono l’arte e la storia. Per anni ha gestito i volontari del FAI sia a livello cittadino che regionale e ama raccontare Brescia. La sua casa è piena di libri, in ogni spazio possibile e di ogni genere. Partecipa al Festival della Letteratura di Mantova da sempre, e nel 2019 le è stato conferito il premio di “Massimo esperto della storia del Festival”

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