“Il tempo del tempo”: umanità e fragilità dell’esistenza nei versi della poetessa Grazia Michelucci

La poesia come ricordo e immaginazione insieme, come sguardo introspettivo e dialogante con la contemporaneità, oltre ogni semplice fotografia dell’esistente, come sferzante condanna del male e dell’indifferenza ormai generalizzati.

È quanto ritroviamo nella silloge di versi “Il tempo del tempo” della bresciana Grazia Michelucci (Gilgamesh Edizioni, 2024). Nata a Roè Volciano, dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere l’autrice ha intrapreso la professione di docente di lingua francese in alcune scuole secondarie di primo e secondo grado; è coautrice del testo “Pas de lézard – analisi testuale” insieme a Silvana Frisoni e ha dato alle stampe in passato altre due raccolte di poesie, “A ritroso” e “Ceneri di risposte”. In questo nuovo volume, caratterizzato da semplicità di forme e linguaggio nonché da profondità e ampiezza di sguardi, la poetessa mostra un verseggiare segmentato, conciso, quasi gnomico in certi passaggi, che accenna e lascia trapelare, alimenta riflessioni e sollecita risposte.

È la memoria a giuocare un ruolo significativo; la memoria che riporta in auge persone, luoghi, fatti, la memoria che talvolta è condanna, la memoria che racchiude piccole verità, in un caleidoscopico andare nell’esistenza. Non si rinuncia così a lasciar intendere, quando non espressamente a comunicare, il proprio orizzonte di pensiero, anche quello politico, certa che la poesia possa dire tutto, passibile di veicolare un credo, un’ideologia, una presa di posizione fuori da ogni moda e scevro da pregiudizi. Nei versi contenuti nella raccolta, composti in prevalenza nell’ultimo decennio e con una serie di testi nati durante l’epoca del Coronavirus, emerge anche il rimpianto di ciò che non è più, di ciò che non si può più mettere in atto, delle parole non dette, di quelle troppo spesso sottaciute, delle tante occasioni sbagliate o smarrite che il tempo, inflessibile giudice, riporta alla mente. Da qui lo spleen e il ricordare (nella sua accezione propria di riportare cioè al cuore) coloro che sono stati feriti dalle omissioni o dalle azioni. Come puntualmente scrive Lucilla Perrini nella prefazione, urgenza e silenzio sono l’humus fertile, il brodo primordiale da cui nascono i versi dell’autrice per cui la scrittura è sempre stata, fin dagli anni dell’infanzia, compagna assidua. Il silenzio non è solo quello figlio della solitudine e dell’ascolto del “rumore continuo della vita” bensì la perniciosa e pavida accidia, l’incapacità di entrare in empatia con l’altro, di comprendere che siamo tutti fratelli: la prima delle due sezioni del libro, intitolata “La frontiera”, mette in scena proprio le vergogne del mondo ricco di fronte alla miseria dei disperati, dei migranti, delle donne abusate e rese invisibili, degli oppositori politici nelle dittature, dello straniero in generale che cerca pane, casa, lavoro, protezione: in una parola, dignità.

Oggi il ragazzo nigeriano

Stava immobile all’incrocio

Senza parole

Aspettava nel freddo

Che la vita

Si accorgesse di lui

Grazia Michelucci – Il tempo del tempo

Noi siamo ciechi e sordi di fronte al grido di umanità che proviene dai lager (anche mentali) di oggi come fummo ciechi e sordi al richiamo dei prigionieri nei lager nazisti ottant’anni fa. Michelucci ribalta la visione e si pone dalla parte di colui che non ha nulla, che cerca, del nostro mondo, ciò che noi possediamo in gran quantità, vale a dire il benessere. Ne “L’Indice”, seconda parte dell’opera, l’osservatorio vira invece verso lidi più personali, più interiori e intimistici con echi di poeti come Quasimodo, Saba e Turoldo: la propria fragilità, l’amore donato e ricevuto, si affacciano senza timidezza nei marosi del tempo e le certezze si sfaldano, si dimostrano manchevoli, come un puzzle a cui difetta ogni volta un tassello. 

Non sei più solo

Sul cuor della terra

Stai aggrappato

A un tuo virtuale

Cordone ombelicale

Uno scarto casuale

Nella linea della vita

Dell’universo tutto

Grazia Michelucci – Il tempo del tempo

La spina della nostalgia punge, come diceva Caproni, e allora per evitare di perderci ci rifugiamo nei sogni dove sublimare la nostra vita. Se questa è una sfida che non abbiamo scelto non resta pertanto che affrontarla con responsabilità, magari restituendo all’altro quel posto nel mondo che tutti meritiamo poiché, come asseriva Publio Terenzio Afro, “sono umano, nulla di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me”. Ed è forse questo l’insegnamento più illuminante che la silloge consegna alle donne e agli uomini del nostro tempo.


Titolo: Il tempo del tempo
Autrice: Grazia Michelucci
Editore: Gilgamesh Edizioni
Anno: 2024

Genere: Poesia
Pagine: 128
ISBN: 9788868677039

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