“La mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino”: uno sguardo intenso sulla gioventù figlia della periferia disagiata
Letto e recensito da Stefano Tevini per Brescia si legge
Luca vive a Villaggio Mulino, una periferia italiana ipotetica che potrebbe rappresentarne diverse nel Nord-Est industrializzato, ma meno di un tempo, ricco, ma di una ricchezza che non è destinata a tutti. Di certo non è destinata a Luca e ai suoi amici che, vivendo alla giornata, tirano avanti tra la sopravvivenza e un nulla esistenziale da cui cercano di evitare di farsi fagocitare, vivendo esperienze quotidiane comuni a tante persone come loro, un po’ figlie del disagio urbano e un po’ desiderose di essere felici, almeno una volta ogni tanto.
Con “La mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino”, edito da Elledilibro (2023) e presentato per la prima volta (non casualmente) al Mics Spazio Comunità di Brescia, in via Milano, l’autore classe 1968 di Gambara Dario Rubessi racconta la storia di un diciassettenne che cresce in una periferia urbana a noi geograficamente vicina, realizzando a partire da vecchi appunti un romanzo di formazione intenso capace di andare dritto al punto.
La periferia messa a nudo in un romanzo che evita cliché
Non è un tema nuovo, quello della periferia e dell’umanità che ci abita, ma se in letteratura i temi si ripresentano fino a diventare talvolta inflazionati, Rubessi ha dalla sua parte una voce molto particolare e per niente compiaciuta. Nel suo romanzo, La mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino, non si trova quella compiaciuta poetica che canta la vita di strada come unico modo di vivere autentico e duro per cui o vieni dalla strada o non hai diritto a parlare di sofferenza e disperazione. Non c’è idealizzazione nelle parole di Rubessi.
Nel suo Villaggio Mulino la vita nella periferia è nuda, presentata con una lucidità disarmante e forse per questo riesce a distinguersi da tante opere omologhe inutilmente entusiaste. Il crimine c’è, le vite difficili ci sono e i drammi non mancano ma il tutto è molto prosaico, presentato con grande chiarezza e senza abbellimenti. Una scrittura quasi verista, quella di Rubessi, che racconta la realtà con una forte tensione verso l’autenticità.
La vita non è una lotta, una guerra, un film, la vita è qualcosa che ti capita, qualcosa in parte sotto il tuo controllo e in parte no. A volte hai la fortuna di nascere dotato e ti viene gettata una corda per uscire dalle sabbie mobili ma non è così sempre e comunque, la salvezza non è dovuta, e alla fine ti tocca comunque sopravvivere, e per questo qualcosa ti devi pure inventare, nel bene e nel male.
Una voce grezza che rifugge le emozioni a buon mercato
Lo stile di Rubessi è essenziale, asciutto e sintetico. Poche parole ma funzionali per una voce ben distinta, a tratti grezza ma forse volutamente, come conseguenza di una ricerca che porta l’autore a rifuggire barocchismi gratuiti e retorica a buon mercato.
La mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino va dritto al punto senza usare artifici che possano suscitare emozioni facili, fedele alla lezione carveriana del niente trucchi da quattro soldi. Dario Rubessi è un autore post bukowskiano, di quelli che finalmente si scrollano di dosso la lezione sempre troppo fraintesa di un autore grandissimo, Bukowski, mai capito e fin troppo imitato, in favore di un desiderio di raccontare profondo e sincero.
Titolo: La mia stupida e inutile vita a Villaggio Mulino
Autrice: Dario Rubessi
Editore: Elledilibro, 2023
Genere: Romanzo di formazione
Pagine: 119
ISBN: 9788894746518