Le vicissitudini e i segreti della Strada del Soccorso nel libro di Alessandro Brodini edito da Grafo

Il ritorno dei Visconti a Brescia nel 1420, dopo la parentesi della dominazione di Pandolfo Malatesta, segnò per la città un periodo di irrequietezza e rinnovate tensioni civili tra le autorità milanesi e la classe dirigente bresciana, sempre più vicina alle politiche veneziane. Temendo quindi rivolte filo veneziane, e un attacco diretto da parte delle truppe della Serenissima, Filippo Maria Visconti ordinò una serie di fortificazioni finalizzate al controllo della città e fece aprire nuove strade a nord per rendere più rapidi gli spostamenti. Il perno di questo sistema difensivo erano la porta e torre del Soccorso che, poste ai piedi del Colle, proiettate fuori dalle mura nord, collegavano il suburbio cittadino al cuore della fortezza attraverso una ripida strada. L’efficienza di questo nuovo sistema difensivo fu palesata nel 1426, quando Brescia si consegnò ai veneziani e sebbene ormai le truppe marciane fossero attestate in città, un contingente milanese resisteva nel Castello obbligato alla resa solo per l’impossibilità di ricevere rinforzi.

Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei, e Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei; op. cit., pag. 7

La strada del Soccorso che, parafrasando Omero, “infiniti addusse lutti ai bresciani” è un luogo poco conosciuto e ancora meno nota è la sua storia. Dove si trova, perché si chiama così e soccorso in favore di chi? A queste ed altre domande fornisce puntuali risposte il libro di Alessandro Brodini intitolato proprio “La Strada del Soccorso”, edito da Grafo nel 2023 e corredato da sontuose e ricercate immagini.

Ma partiamo dall’inizio: il colle Cidneo, estrema propaggine alpina verso la Pianura Padana e luogo in cui si intersecano le strade del commercio, gode di una posizione strategica e che comporta la facile difendibilità dell’area circostante, aspetto che si rivelerà fondamentale per lo sviluppo del futuro centro abitato. Durante il periodo romano la sommità del colle è sede di templi e di edifici religiosi, ma presto la funzione difensiva inizia a prevalere. La zona viene progressivamente militarizzata, benché sulle pendici prosperino chiese ed insediamenti monastici ormai purtroppo perduti.

La dominazione viscontea (1337 – 1426) identifica nel Castello il fulcro dell’articolato sistema difensivo urbano, simbolo di un potere che può risultare anche ostile alla città stessa. La data esatta non è conosciuta, ma – con buone probabilità – gli studiosi ritengono che tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo esista già una strada d’accesso al complesso, che in quel periodo viene ulteriormente rafforzato. L’aspetto del Castello durante il periodo visconteo era molto diverso da quello attuale ed è parzialmente ricostruibile utilizzando le antiche mappe. Il recinto fortificato era dotato di sei torri e dall’angolo nord-occidentale scendeva un corridoio che consentiva un collegamento diretto tra la parte più interna e la città.

Nelle fortificazioni medievali e moderne è frequente riscontrare la presenza di vie di fuga, protette, defilate, che permettono di abbandonare o di accedere al sito o di ricevere aiuti dall’esterno: se la città è assediata dai nemici, ecco che la strada risulta essere fondamentale per garantirne la sopravvivenza. Così è anche nel Castello di Brescia: purtroppo però, sia nel 1512 con le truppe francesi che nel 1849 con quelle austriache, i soldati asserragliati nella fortezza erano nemici della città e proprio mediante la strada del Soccorso hanno potuto saccheggiarla e vincerla.

Nella notte del 18 febbraio – che le cronache ricordano come fredda e piovosa – proprio attraverso la defilata Porta del Soccorso, Gaston de Foix riesce a far entrare un consistente numero di soldati che possono così portare rinforzo ai francesi asserragliati in Castello. Non ottenendo la resa della città, il luogotenente sferra l’attacco scendendo dal Castello e autorizza il Sacco, che ha inizio la mattina del Giovedì Grasso: in un selvaggio saccheggio che sarà ricordato come uno dei più cruenti, i soldati francesi rubano, torturano, stuprano e ammazzano, lasciando tra le strade di Brescia un numero di vittime che è stato stimato intorno ai diecimila.

Alessandro Brodini, La strada del Soccorso, pag. 17

La storia della strada è ancora lunga, a partire dalle distruzioni ordinate dai veneziani nel XVI secolo per la realizzazione della “spianata” o “guasto”, quell’operazione che portò a radere al suolo tutti gli edifici presenti nell’arco di un miglio dai confini delle mura difensive. Ed è sempre in quel periodo che l’accesso al Castello è reso maggiormente protetto, benché ai bambini dell’epoca piacesse molto utilizzare l’erta scoscesa per giocare, scendendo su aggeggi simili a slitte.

Se nel corso del tempo la strada viene progressivamente abbandonata, con l’avvento degli austriaci viene ripristinata. Il maresciallo Von Haynau, dopo un sopralluogo, nel 1848 ordina che i lavori vengano presto portati a termine; pochi mesi dopo, durante le X Giornate, sarà ancora una volta da lì che la città verrà violata dalle truppe nemiche, che lasceranno sulle barricate un migliaio di morti.

Finalmente però, a partire dai primi anni del ‘900 il Castello viene dismesso come fortezza ed acquisisce il volto del luogo piacevole che oggi noi conosciamo: prima l’Esposizione Universale del 1904, poi lo Zoo, i campi da tennis ed i giardini donano al Castello l’attuale vocazione culturale e ricreativa. La strada del Soccorso viene inizialmente rimessa in sicurezza e riaperta al pubblico nel 1952. Dopo meno di cinquant’anni è però necessario un ulteriore recupero ed è solo nel settembre del 2022 che il percorso viene definitivamente rimesso a disposizione della città.

La realizzazione dei lavori è stata fortemente voluta e sostenuta dal Comitato “Amici del Cidneo” che, insieme con l’Amministrazione Comunale, le Associazioni di categoria e moltissime altre realtà, ha acceso i riflettori sul Castello, luogo davvero caro ai cittadini e non solo. Il Comitato ha infatti investito le sue energie e mobilitato le persone affinché si sostenesse la candidatura del Castello nella campagna nazionale dei “Luoghi del Cuore” del Fai. Il sito si è collocato al terzo posto della graduatoria nazionale, godendo di una sovvenzione di circa 30.000 euro elargita dalla Fondazione Intesa San Paolo. L’intervento è costato complessivamente circa 270.000 euro, di cui 239.000 finanziati dal Comune di Brescia.

La storia della strada del Soccorso, che si intreccia da secoli con quella della città, non finisce qui. Ora è una piacevolissima passeggiata, resa ulteriormente gradevole dall’illuminazione appositamente studiata e che la rende ancora più suggestiva. Letto il libro ed apprezzate le splendide fotografie, non resta che calzare scarpe comode e partire!


Titolo: La strada del Soccorso
Autori: Alessandro Brodini
Editore: Grafo, 2023

Genere: Saggio
Pagine: 88
ISBN: 978-8854930827

Candida Bertoli

È laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto amministrativo comparato: la tesi di dottorato, sulla protezione dei beni culturali, è depositata all’Unesco, a Parigi. Adora leggere fin da quando era bambina e le sue passioni sono l’arte e la storia. Per anni ha gestito i volontari del FAI sia a livello cittadino che regionale e ama raccontare Brescia. La sua casa è piena di libri, in ogni spazio possibile e di ogni genere. Partecipa al Festival della Letteratura di Mantova da sempre, e nel 2019 le è stato conferito il premio di “Massimo esperto della storia del Festival”

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