“La Valle del Garza e il Bresciano in camicia nera”: un saggio ricco di documenti inediti sul ventennio fascista nella provincia di Brescia
Recensione di Francesca Scotti per Brescia si legge
Come vivevano e in che modo vedevano il mondo gli abitanti di Caino, Nave e Bovezzo, comuni bresciani della Valle del Garza, durante il ventennio fascista? Qual era il loro rapporto con il regime e come si è modificato il tessuto sociale e antropologico in cui erano immersi, nel più ampio contesto di una Brescia inquadrata in uno stato totalitario?
In assenza di una macchina del tempo, possiamo trovare tutte le risposte a queste domande nel libro “La valle del Garza e il Bresciano in camicia nera, 1919-1939”, attento ed esaustivo lavoro di ricerca promosso dall’ANPI della Valle del Garza e pubblicato dalla Comunità Montana di Valle Trompia nel 2022. Basandosi su documenti provenienti da archivi sia pubblici che privati dei tre comuni presi in esame, gli autori Mauro Abati e Firmo Novaglio ricostruiscono fatti e personaggi bresciani inerenti al periodo storico che dalla fondazione dei fasci di combattimento si dipana attraverso il consolidamento del fascismo e giunge sino alle soglie della seconda guerra mondiale.
Un affresco corale ripieno di dettagli e di testimonianze, ricco di rare fotografie e capace di trasmettere la mentalità e le atmosfere di un turbolento capitolo della nostra storia. Un lavoro collettivo, frutto di molteplici contributi e dell’impegno di un’intera comunità, per conoscere, riflettere e fare memoria. Non da ultimo, un saggio che indaga il fascismo in terra bresciana non solo come movimento politico, ma anche e soprattutto come categoria culturale e fenomeno sociale in grado, nonostante le premesse violente, di conquistarsi un ampio consenso all’interno di una data popolazione.
Il libro inaugura una serie di tre pubblicazioni che arriveranno a trattare, con riferimento al territorio bresciano, tutti i temi fondativi dell’ANPI: l’antifascismo, la guerra e la resistenza, la liberazione, la costituzione repubblicana e la nascita delle istituzioni democratiche.
Il fascismo come «oggetto culturale» nella Valle del Garza in camicia nera
Ci dedicheremo a comprendere cos’abbia significato vivere secondo le disposizioni e le imposizioni del regime, quali valori abbiano dominato in quel particolare frangente storico e come si siano articolate le relazioni fra i centri del potere e gli altri attori presenti nella società (la Chiesa, la scuola, le organizzazioni assistenziali). Ciò significa considerare il fascismo come fenomeno non solo politico, ma anche culturale. L’interesse di questo approccio è evidente se si considera la rilevanza del condizionamento culturale (soprattutto in un contesto gerarchico e accentrato) nell’analisi dei comportamenti sociali, che sono appunto l’oggetto centrale della ricerca nella realtà locale.
Mauro Abati e Firmo Novaglio, “La valle del Garza e il Bresciano in camicia nera”, p. 55
A partire dall’8 settembre 1943, la vicinanza della Valle del Garza alla città di Brescia comporta un cospicuo movimento di uomini, con militari in fuga dai campi di prigionia alleati, disertori italiani che si danno alla clandestinità per sfuggire alla deportazione in Germania ed esponenti del movimento resistenziale che iniziano a insediarsi sui monti. Con la fondazione della Repubblica sociale italiana a Salò e la conseguente guerra di liberazione, ciò non fa ovviamente che intensificarsi. Presto, una guerra che è anche civile insanguina una società multiforme e già provata, spaccata tra gli strenui impositori di un regime moribondo e una popolazione tutt’altro che unita nelle proprie speranze e nei propri intenti.
È la naturale conseguenza di una ventennale dittatura affiliata alla Germania nazista, ma sarebbe errato pensare che, prima di arrivare a ciò, il fascismo abbia ogni volta e immancabilmente dovuto imporre il proprio sistema di potere con la forza. Come puntualizzato dagli autori, infatti, il fascismo non ha incontrato sempre e soltanto muri di opposizione, ma anche spiragli, e talvolta addirittura interi varchi spalancati, di consenso.
Se la violenza fu un elemento fondante e ricorrente nella storia del fascismo, esso riuscì anche a suscitare un’adesione ideale sulla quale è indispensabile interrogarci per comprendere il senso profondo di un’esperienza umana che ha coperto più di un ventennio stravolgendo le forme della convivenza sociale.
“La valle del Garza e il Bresciano in camicia nera”, p. 8 (dalla prefazione di Graziano Minelli, presidente dell’ANPI della Valle del Garza)
Non si può capire veramente la resistenza senza esplorarne a fondo gli antefatti. Ecco il motivo per cui l’ANPI della Valle del Garza ha deciso di allargare i propri orizzonti di studio, impegnandosi in anni di ricerche il cui frutto è un intero volume dedicato ai cupi e cruciali “anni dell’assenso” nell’arco del ventennio fascista. Caino, Nave e Bovezzo, i tre comuni della Valle del Garza presi in esame, si prestano dunque a specchio dell’intera nostra provincia in epoca fascista. A essere analizzati dagli autori sono la dinamicità dei rapporti fra i vari attanti della comunità della Valle del Garza, le difficoltà di coadiuvare un’opposizione alla dittatura, le diverse reazioni dei singoli alle imposizioni, alle riforme, alle censure e alle violenze del regime, ma anche alle sue promesse di benessere e di carriera politica.
Fotografie e documenti per respirare il passato
C’è il respiro delle persone, in questo libro nato da tanto studio e da altrettanta passione. Ci sono le loro tribolazioni quotidiane, il loro pensare e ragionare, il loro dissentire così come il loro adeguarsi. Come finestre sul passato, di pagina in pagina si aprono fotografie di volti, di luoghi e di oggetti che ci accompagnano nella conoscenza di un tempo lontano solo in apparenza. Copertine ed estratti di libri di scuola degli anni venti, scatti che ritraggono bambini vestiti da balilla, la filastrocca della Befana fascista, lettere, documenti ufficiali e anche una variegata carrellata di cartoline coloniali dall’Africa; sono solo alcune delle tante curiosità che impreziosiscono il volume, provenienti da archivi comunali o da famiglie del luogo.
Svariati i temi trattati di capitolo in capitolo, in una minuziosa analisi dell’ingerenza del fascismo in tutti gli strati sociali della Valle del Garza. Particolarmente dettagliata si rivela la parte riservata all’inquadramento degli scolari nell’Opera nazionale balilla, ma vengono illustrati anche fatti che si riferiscono alla vita del partito fascista locale, così come alla ripercussione sui civili delle manovre militari degli anni trenta in preparazione alla guerra. Sono inoltre passati in rassegna gli elementi culturali e ideologici che contraddistinguono la struttura intrinseca del fascismo, quali ritualità, tradizionalismo e razzismo. La disoccupazione, la piaga dell’indigenza diffusa in alcune fasce della popolazione, l’autarchia e il ruolo della donna sono adeguatamene approfonditi, a delineare un complesso spaccato di vita sociale. Il tutto, lungi dall’assumere i tratti di un ragionamento astratto, viene adeguatamente incarnato nella vita reale delle persone di allora, siano esse figure di spicco o semplici uomini e donne.
Chiude il saggio un’appendice ben strutturata, comprendente un elenco delle figure e delle famiglie più influenti della Valle del Garza durante il ventennio, una ricca bibliografia e un accurato indice dei nomi.
Titolo: La Valle del Garza e il Bresciano in camicia nera, 1919-1939
Autori: Mauro Abati, Firmo Novaglio
Editore: Comunità Montana di Valle Trompia, 2022
Genere: Saggio
Pagine: 255
ISBN: 9788895878164
Il libro è reperibile attraverso la rete bibliotecaria bresciana e cremonese.
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