“L’eresiarca Dolcino, Margherita e il valcamonico Mènech”: un’avventura medievale tra storia e fantasia nel romanzo di Pier Luigi Milani

Sul finire del secolo XIII, dalle costole dei Francescani più radicali (gli “Osservanti”) fuoriesce un predicatore abusivo che, in quel di Parma, suscita stupore e cattura le attenzioni e i favori dei ceti popolari e notabilari e, per converso, l’ostilità del soglio pontificio (Bonifacio VIII). Gherardo Segalello (o Segarelli) riesce ad eludere per alcuni anni gli interventi repressivi, che pure non mancarono, trovando il proprio capolinea sul rogo il 18 luglio del 1300. Il movimento da lui suscitato, diffusosi a macchia d’olio nell’area padana (Bologna e Modena, in primis) e nella marca anconetana, gli “Apostoli” o “Apostolici”, accuserà il colpo, rischiando di sfaldarsi e disperdersi, fin quando troverà nel profugo novarese Dolcino Tornielli un nuovo leader avveduto e carismatico.

Pier Luigi Milani, op. cit., pagg. 12 e 13

Il libro “L’eresiarca Dolcino, Margherita e il valcamonico Mènech”, edito dal Circolo Culturale Ghislandi di Breno nel 2024, è un romanzo che si ispira alla vicenda storica del predicatore Dolcino, condannato come eretico dalla Chiesa cattolica nei primi anni del ‘300, visto attraverso gli occhi e le vicissitudini di un suo possibile discepolo camuno.

L’autore è Pier Luigi Milani, avvocato e scrittore camuno artefice di diversi studi sull’eresia, sull’inquisizione e sulla religiosità medioevale in Valle Camonica, nonché – tra gli altri – di un precedente romanzo ambientato nella Valle Camonica medievale, ‘Et labora’.

Allo scopo di orientare il lettore, il romanzo si apre esponendo la cronologia essenziale dei fatti narrati: la vicenda ha inizio nel 1291, quando Dolcino entra a far parte del movimento degli “Apostoli”, guidato da Gherardo Segalello, che verrà giustiziato nel 1300. I successivi sette anni vedono Dolcino a capo del movimento, che raccoglie proseliti nelle valli lombarde e piemontesi. Continuamente braccati dall’Inquisizione, Dolcino, la sua compagna Margherita e il fedele Longino saranno torturati ed arsi vivi nel mese di giugno del 1307. 

Nel romanzo la lotta dell’Inquisizione all’eresia dolciniana resta però sullo sfondo, mentre il racconto si concentra in particolar modo sulla fuga di Mènech, un ragazzo poco più che ventenne, inizialmente novizio presso gli Umiliati di Santa Maria al ponte di Malegno e successivamente seguace degli “Apostoli”.

E’ stato lo stesso Dolcino a proteggere Mènech, mettendolo in salvo, ed il ragazzo attraversa campi, incontra persone, cerca in ogni modo di salvarsi dall’incombere dell’Inquisizione, ormai sui suoi passi. 

Quando gli Apostoli passarono per la mia valle, all’incirca tre anni fa, mi accodai alla loro carovana ed essi mi accolsero con favore. Ero rimasto folgorato dalla loro rettitudine e dalla coerenza tra i propositi enunciati e il modo di vivere. Erano semplici e schietti, onesti, caritatevoli e gioviali. Pregavano e cantavano, ridevano e scherzavano. Niente a che vedere con la bigia tristezza dei monasteri benedettini; niente a che fare col servilismo nei confronti delle autorità signorili e di quelle curiali da cui erano pervasi i villaggi di montagna come quello da cui provengo….Abbiamo attraversato l’intera Lombardia fino a Gattinara, e poi su a Varallo e a Campertogno, e poi ancora sull’Alpe Balma, sulla Parete Calva e, infine, sul Monte Rubello nel biellese. Eravamo gente pacifica, ripudiavamo la violenza e avremmo persino accettato di lasciarci trattar male, ma, alla fine ci siamo resi conto che non si sarebbero accontentati di sbatterci in prigione o di disperderci; ci avrebbero sterminati, bruciati vivi.

Pier Luigi Milani, op. cit., pag. 70

Predicava la “pienezza dei tempi”, l’imminenza della Chiesa Apostolica, povera e santa, perfetta, la salvezza eterna – rispose Mènech – Quando arrivammo dalle tue parti, le comunità valsesiane erano già in subbuglio da tempo. Messer Sola ci parlo delle lotte per il riscatto delle servitù baronali e per la difesa delle franchigie vicinali. Gli abitanti di Romagnano, Varallo, Campertogno e Scopa ci accolsero come alleati preziosi, convinti che potessimo affiancarli nella lotta, forse fuorviati dall’eco delle imprese della nostra scorta armata che aveva tenuto a bada le truppe vescovili. Ci rifornirono di cibo e ci ospitarono nelle case. Ma noi non eravamo dei combattenti e aspiravamo solo a vivere in pace. Abbiamo ripagato quella generosità coi denari che ci pervenivano dai nostri fautori bolognesi, fiorentini e marchigiani e dandoci da fare nei lavori agricoli e in quelli artigianali.

Pier Luigi Milani, op. cit., pag. 86

Durante la sua fuga, Mènech si imbatte nel corteo che accompagna Dolcino, Margherita e Longino al supplizio ed al rogo, in mezzo alla folla eccitata ed alle guardie: il ragazzo vorrebbe salvarli, non si capacita dell’assenza di un intervento divino e non dimenticherà l’orrore della scena, il sangue, le torture loro inferte. 

Invocavano una chiesa autentica, non corrotta, né complice del potere. Il motivo per cui erano stati banditi e tormentati dall’Inquisizione era questo. A quel tempo, neanche sapevo cosa fosse l’inquisizione, ma l’ho imparato in fretta, sulla mia pelle. Insomma, Dolcino e i suoi mi affascinarono, gente semplice, schietta, adusa a mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo, senza ipocrisie e infingimenti. Peroravano e praticavano una vita comunitaria, frugale, corroborata dalla preghiera, dalla penitenza e dalla libera predicazione laicale, sia dei maschi che delle femmine, sia nelle chiese che nei boschi. Auspicavano l’abolizione delle gerarchie e, non ultima, la possibilità per gli uomini e le donne di vivere e perfino di godere dei propri corpi senza sensi di colpa.

Pier Luigi Milani, op. cit., pagg. 145 e 146

Mènech fuggirà, camminerà a lungo fino a che, sfinito, verrà accolto nell’abbazia di Mirasole, dove la sua vita prenderà una nuova direzione. Il volume si chiude con la postfazione di Marco Zulberti e con un ricco apparato di note integrative ed esplicative, utili per apprezzare in modo maggiormente compiuto il quadro storico in cui il racconto si dipana. 


Titolo: L’eresiarca Dolcino, Margherita e il valcamonico Mènech
Autore: Pier Luigi Milani
Editore: Circolo culturale Guglielmo Ghislandi, 2024

Genere: Romanzo
Pagine: 220
ISBN: 9788894466476

Candida Bertoli

È laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto amministrativo comparato: la tesi di dottorato, sulla protezione dei beni culturali, è depositata all’Unesco, a Parigi. Adora leggere fin da quando era bambina e le sue passioni sono l’arte e la storia. Per anni ha gestito i volontari del FAI sia a livello cittadino che regionale e ama raccontare Brescia. La sua casa è piena di libri, in ogni spazio possibile e di ogni genere. Partecipa al Festival della Letteratura di Mantova da sempre, e nel 2019 le è stato conferito il premio di “Massimo esperto della storia del Festival”

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