“L’orma”: la Grande Guerra e l’età contadina in Valsabbia raccontata con onirico realismo da Romeo Seccamani

Riflessi alla Malga Baremone - fotografia di Romeo Seccamani

Recensione di Piero Galli per Brescia si legge

[…] Dai seni rugosi degli anfratti grifagni, nelle cime rocciose delle montagne, spiccano il volo esseri senza peso né volume. Sono le Orme invisibili generate dal mistero della vita. […]

Le orme, figlie del sentimento e dell’idea del tempo, controllano il succedersi delle cose e il loro divenire.

Romeo Seccamani, “L’orma. Una sera nell’età contadina”

Un romanzo onirico e realista che narra di fatti realmente accaduti, rievocando episodi che riguardano il primo conflitto mondiale, ma che parla soprattutto di luoghi e di gesti che il tempo ha cambiato, di rituali le cui radici si perdono nei secoli passati e della realtà di un paese di montagna nei primi anni cinquanta del Novecento.

“L’orma. Una sera nell’età contadina” (La Quadra, 2021), il nuovo libro del pittore e restauratore (nonché scrittore) bresciano classe ’41 Romeo Seccamani, ha per protagonista la millenaria cultura montanara e si svolge in autunno inoltrato, dall’ora tarda della cena fino alla notte fonda. Testimoni e narratrici di questa serata, sospesa appunto nel tempo dell’età contadina, sono le Orme, calate dai monti che sovrastano la Valle Sabbia.

Un paese di montagna negli anni cinquanta del Novecento

Buona parte del libro si svolge all’interno di casa Capèlo dove il Benedèt, il capo famiglia, narra ai familiari i suoi ricordi di guerra. I fatti narrati riguardano il primo conflitto mondiale: sono i momenti difficili della fame sul fronte e, poi, della fame di prigionia in Austria. Allo stesso tempo, sono i momenti intimi, domestici, della rimembranza di un padre genuino, di un racconto fatto a quarant’anni di distanza dai fatti di fronte ai famigliari intenti ad ascoltarlo attorno al tavolo di un’umile cena.

Pretesto narrativo per ricostruire episodi biografici legati al primo conflitto mondiale e per aprire uno scorcio sulla vita durante la prima guerra mondiale, sulla crudeltà degli scontri a fuoco, sulla prigionia e sui movimenti di truppe e ufficiali alla Rocca d’Anfo? Sì, ma allo stesso tempo un fedele spaccato di quella che poteva essere la realtà di una casa, e di un paese di montagna, negli anni Cinquanta del Novecento.

Fuori da casa Capèlo, infatti, c’è la balèra del Cèli, “un luogo di ritrovo come ce ne sono in tutti i paesi”, di informazione, discussione e confronto. Uno di quei ritrovi popolari dove si passava anche solo per un saluto o una battuta. C’è poi la finestra della bella Mariucia, da spiare con malizia, la stalla dei furtivi incontri amorosi tra la Rosina e il Renso, i ragazzi che corrono all’ombra dei lampioni, il bar Caffè degli Alpini, la Rocca, gli orti, le vacche, le preghiere, il vino, la vecchia fontana… e le portatrici di letame, che “col loro canto di giovani donne sembra auspichino una vita più serena, meno aspra, sembra invochino un mondo più pulito, più equo, più riconoscente delle loro fatiche…”.

Un confronto non privo di amara nostalgia

Il libro di Romeo Seccamani propone un confronto non privo di amara nostalgia tra l’oggi ed un mondo diverso, un mondo forse più a misura d’uomo e di donna, che ha le radici in quella cultura contadina che lo scrittore ci racconta nella prima parte del libro e che rimanda alla sua infanzia. Un mondo duro, certo, ma vero ed umano reso peraltro dall’autore con maestria ed eleganza poetica, per una lettura raffinata e piacevole.

Ma non solo. Verso la fine, il libro cambia sorprendentemente registro. Rasenta la fantascienza post-atomica, resa in maniera drammatica come surreale profetizzazione apocalittica. Si apre così un capitolo onirico e riflessivo, ambientato dentro la mente dormiente del Benedèt, che spinge il lettore stesso ad interrogarsi sul senso del presente, sull’omologazione umana dell’odierno conformismo, sulla disumanizzazione del futuro che segna, forse, il destino di quest’era digitale. Ci si interroga sull’effimera realtà del consumismo sfrenato e sulla sua natura animalesca. Emerge una critica al sistema che, a partire da quegli anni, si è avviato verso un radicale cambiamento, segnato dal tramonto di una “cultura fondata da secoli sul pensiero umanistico”.

Un taglio decisamente originale rende abissale la distanza fra l’umana realtà di quel passato “montanaro” e le profetiche visioni del sogno. Una parte conclusiva che con il suo caos stride, inquieta, sprona alla riflessione, scuote la coscienza. Ed esalta, per contrasto, la sincera umiltà di quella civiltà contadina conosciuta nella parte precedente della lettura.

Dedicato dall’autore a sua sorella Vanna e a Noretta Miselli, “L’orma” è corredato da disegni illustrativi dello stesso autore Romeo Seccamani.


Titolo: L’orma. Una sera nell’età contadina
Autore: Romeo Seccamani

Editore: La Quadra, 2021

Genere: Romanzo
Pagine: 256
ISBN: 8895251326

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Piero Galli

Raffaele Galli, detto Piero, è nativo di Brescia, classe 1976. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, ha proseguito gli studi conseguendo una seconda laurea presso l’Accademia di Brera. Appassionato d’arte e artista poliedrico, ha al suo attivo undici libri e numerose pubblicazioni di minore entità, saggi ed articoli, oltre ad una settantina di partecipazioni a conferenze e convegni. Insegnante di Discipline geometriche e Design presso l’Istituto Tartaglia-Olivieri di Brescia, collabora quotidianamente, come ricercatore, con l’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Regista e autore, teatrale e cinematografico, ama comporre in autonomia le colonne sonore delle sue opere. Ogni quindici giorni, il martedì sera, conduce una trasmissione radiofonica di cinema e musica sull’emittente “antagonista” Radio Onda d’Urto. Tra i fondatori, è direttore artistico del Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale di Brescia, che nel 2024 è giunto alla 25^ edizione.

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