“L’ultimo ballo della Grande Mietitrice”: il commissario Settembrini alle prese con nuovi intricati casi nell’Italia del secondo dopoguerra

Lei cincischiava con la tazzina vuota, facendola ruotare piano sul piattino. Alzò gli occhi per guardarlo: “Com’è dar la caccia alla gente, arrestare le persone, sbatterle in galera…Com’è fare il poliziotto?”. “Be’, non è che ci abbia pensato molto. Ho sempre fatto solo questo, fin da giovane. E poi io non do la caccia alla gente, io do la caccia solo ai cattivi”. Si grattò il naso e lo scrutò di nuovo in faccia prima di farsi una bella risata. Aveva lo sguardo diretto, quello di una persona abituata a prendere il mondo per il bavero, nel bene come nel male, e non si preoccupava di nasconderlo: “Sì, ma chi è veramente cattivo? Davvero sei sicuro che tutti quelli che voi definite criminali siano cattivi?”.

Tita Prestini, L’ultimo ballo della Grande Mietitrice, pag.163

Che il romanzo giallo sia una lettura rassicurante è un’idea già da tempo smentita da autori del calibro di Friedrich Dürenmatt. La risoluzione di un caso di omicidio con il colpevole assicurato alla giustizia e il ripristino della normalità è, del resto, una situazione che esiste più nelle pagine di Agatha Christie che nella realtà. Troppo facile anche pensare che il bene stia tutto da una parte e il male da un’altra: chiunque di noi sa che la verità è complessa e che l’animo umano nasconde pieghe inaspettate dietro alle apparenze.

E dunque? Tita Prestini, giornalista e apprezzato romanziere bresciano, torna in libreria con il quarto volume della serie che ha come protagonista il commissario Settembrini (“L’ultimo ballo della Grande Mietitrice”, Barta Edizioni, 2024), per irretirci ancora una volta in una vicenda criminosa che, pur nella cornice di un giallo, scandaglia i fatti alla ricerca di quelle verità che in superficie non si vedono e che, forse, non si vedranno mai. 

Mestiere di merda. Vorrei lavorare al catasto e starmene chiuso tutto il giorno in un bell’ufficio caldo a mangiar cioccolata sbrigando con calma qualche noiosa pratica, senza nessuno a rompermi le scatole, senza storie incomprensibili e astruse da ricostruire, senza il solito campionario di casi umani e senza che la mia vita sia governata dalle miserie altrui. Ma soprattutto senza essere costretto a precipitarmi in posto come questo alle 8 di un mattino ghiacciato, con la testa che mi scoppia e il respiro che fatica a venire su […]. Così si lamentava in silenzio il commissario Fabio Settembrini scendendo in uno dei tanti angoli sporchi e puzzolenti del mondo sotterraneo sul quale sono costruite tutte le città […]. Laggiù, sopra un grosso pezzo di cartone trasformato in giaciglio riducendo a brandelli una vecchia scatola marrone, si trovava Margherita Star con la testa rotta e una brutta ferita di lama nel costato.

Tita Prestini, L’ultimo ballo della Grande Mietitrice, pag.13

Nel precedente volume (“Una breve estate lontano dalla polvere”, Barta Edizioni, 2023, recensito qui) avevamo lasciato un Fabio Settembrini poco più che ventenne in un paesino della Valcamonica, alle prese con la misteriosa sparizione di una giovane e avvenente donna, moglie di un pezzo grosso del Minculpop. Il nuovo romanzo proietta il lettore nella Milano del 1956 (per quanto non ambientata nella nostra città ci teniamo a far conoscere ai nostri lettori questa vicenda, per ovvie ragioni di continuità), a guerra ormai finita da tempo.

Beninteso, i romanzi di Prestini sono tutti autoconclusivi (per utilizzare un termine tanto in voga quanto brutto), ma costituiscono anche una serie in cui, come il genere prevede, alcuni personaggi si ripresentano e si sviluppano. Chi, dunque, avesse letto i romanzi precedenti troverà ancora il protagonista, il malinconico Fabio Settembrini, forse questa volta meno malinconico e più disincantato, sempre amante della cioccolata, sempre single e sempre capace di cogliere le occasioni d’amore che la vita gli offre. Accompagnato dal suo fido brigadiere-autista Borghetti, Settembrini è questa volta chiamato a condurre due filoni di indagini: quello legato al delitto di una clochard, tale Margherita Star, uccisa in circostanze non prive di qualche stranezza, e quello connesso a un cold case, per così dire, che lo vede personalmente coinvolto. E, come si capirà, di più non si può dire.

Attorno a Settembrini (per chi se lo chiedesse, Tita Prestini assicura che non vi è nessun richiamo, nel cognome del commissario, all’omonimo celebre personaggio della Montagna Incantata di Thomas Mann), l’autore costruisce un mondo di nuovi personaggi di varia umanità e, soprattutto, di straordinaria passionalità.

Alcuni di loro, seppur nel realismo con cui vengono tratteggiati, sfocano in un’aura quasi mitica. Prestini, del resto, come sa chi ha letto i romanzi precedenti, ama gli eroi da “leggenda nera”, il fascino impetuoso e oscuro del vendicatore, il personaggio che non si piega ai compromessi o, ancora, che spariglia le carte in tavola di fronte alle aspettative degli altri, anche a quelle del lettore. E i personaggi femminili, che mai come in questo romanzo assumono grande rilevanza, non si sottraggono a questa fascinazione, a partire dalla Grande Mietitrice del titolo, inesorabile livellatrice che colpisce “stando in agguato negli anfratti più oscuri” e forse si nasconde dietro ciò che più ci affascina.

Ma nella tentacolare metropoli milanese in cui si sviluppa la vicenda non mancano neppure i faccendieri, gli arrampicatori sociali, gli affaristi spregiudicati, i travet, gli operai, in un intreccio giallo articolato e mosso, dal ritmo narrativo in sicuro crescendo.

Le bombe all’iprite vengono lanciate dall’aereo e si sgretolano toccando il suolo, così un gas verdastro e appiccicoso si diffonde restando basso sul terreno e spostandosi con il vento. Gli uomini, le donne e i bambini che entrano in contatto con quella sostanza urlano per il dolore provocato dalle ustioni, mentre i loro piedi nudi, le loro mani, i loro volti si coprono di vesciche. Immagini interi villaggi soffocati dal verde rilasciato da centinaia di ordigni…

Tita Prestini, L’ultimo ballo della grande mietitrice, pag. 241

I romanzi del Commissario Settembrini sono, però, soprattutto, delle storie di ampio respiro che offrono, oltre all’ingarbugliata sequenza di omicidi da districare, più piani di lettura.

Innanzitutto, la Storia. Prestini ha la meticolosità del ricercatore nell’investigare le pieghe della grande Storia che, nella saga settembriniana, è la Seconda Guerra mondiale, il grande strappo sociale e morale, i cui fantasmi agitano i personaggi. Questa volta l’autore decide di rievocare, attraverso alcuni personaggi chiave, le vicende legate all’occupazione italiana del Corno d’Africa perché, come scrive, “sulle campagne italiane nell’Africa Orientale ci sono state raccontate molte bugie. Nei testi scolastici le informazioni erano sbrigative: qualche data, alcuni nomi di generali e di viceré […], ma nessuna parola sui massacri, sull’uso di gas proibiti dalle convenzioni internazionali”. 

L’altro piano è quello esistenziale, filosofico verrebbe da dire. Nelle pagine dei romanzi la guerra diviene l’occasione per indagare nella  meschinità e nel coraggio dell’animo umano, nel senso di giustizia e nel desiderio di vendetta, nell’ambizione e nell’amore, insomma in tutte le sfaccettature degli individui, messi a nudo dalla ferocia di un conflitto, in cui nessuno si è potuto chiamare fuori dai grandi eventi per, semplicemente, aspettare di vivere, ma in cui tutti sono stati costretti a compiere scelte, anche quando non hanno scelto.

Il risultato è un romanzo corale, a tratti noir, a tratti amaro, di sicuro avvincente.

Prima di metterci in attesa del prossimo episodio della saga di Settembrini, vale la pena gustarsi queste pagine con i suoi personaggi, difficili da dimenticare, e con l’affascinante quadro di un’Italia del dopoguerra, sospesa fra il suo desiderio di scordare un passato drammatico e la necessità di fare i conti con esso. E non ci dispiace immaginare che, chissà, un giorno, potremo vedere anche Settembrini sul piccolo schermo, come già accaduto nel caso di altri suoi colleghi commissari.


Titolo: L’ultimo ballo della Grande Mietitrice
Autore: Tita Prestini
Editore: Barta, 2024

Genere: Giallo
Pagine: 404
ISBN: 9788898462551

Silvia Lorenzini

Bresciana, laureata in Lettere Classiche presso l'Università di Pavia. Ha trascorso anni a girovagare fra la Germania e l'Inghilterra per ragioni di studio, di lavoro e di amore. Dal 2005 insegna Italiano e Latino in uno dei licei cittadini. Appassionata di storia locale, adora la montagna, la musica, i libri e non saprebbe vivere se le mancasse anche solo una di queste tre cose.

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