Medicina e filosofia si incontrano nel libro di Aurora Ghiroldi per riscoprire la dimensione umana della cura

Letto e recensito da Silvia Lorenzini per Brescia si legge
La velocità del mondo attuale, la ruota dell’economia, porta a considerare che tutto ciò che è antropologia, filosofia, scienze del linguaggio sia un vezzo simile a un pennacchio che decora la cima più alta di un castello. Lo spirito umanistico invece è parte delle fondamenta sulle quali il meraviglioso mondo della medicina si regge.
Aurora Ghiroldi, Una filosofa in ospedale, pag. 53
Epitteto, un pensatore stoico dell’età imperiale, affermava che il filosofo è come un medico e che la scuola del filosofo è come un ospedale: un ospedale per le anime.
Saggezza antica e sensibilità contemporanea si fondono nell’interessante volume della bresciana Aurora Ghiroldi “Una filosofa in ospedale” (Liberedizioni, 2024), in cui l’autrice, dottoranda in bioetica, racchiude le riflessioni scaturite da una lunga esperienza di ricerca sul campo, fra le corsie dell’ospedale Poliambulanza.
La filosofia che aiuta a riscoprire il volto umano della medicina
Oriana Fallaci, dinnanzi a chi sosteneva che lei fosse spavalda, rispondeva che aveva sempre avuto paura nella sua vita e che chi davanti alla guerra o ad altre realtà tremende come la morte e il dolore non ha paura «o è stupido oppure è bugiardo». Dunque, non abbiate paura di avere paura dinnanzi a grandi responsabilità. Al tempo stesso fate della vostra paura una ricchezza, essa sottolinea la gloriosa fragilità di ogni essere umano, liberandolo da una falsa e autolesiva onnipotenza.
Aurora Ghiroldi, Una filosofa in ospedale, pag. 46
Ma perché mai una persona che si occupa di filosofia dovrebbe lavorare e fare ricerca in un ospedale?
E perché mai non dovrebbe farlo, verrebbe da chiedersi.
Nel mondo odierno si è affermata l’idea di una netta separazione fra sapere umanistico e sapere scientifico, fra teoria e pratica, fra studi considerati utili e altri considerati inutili. I primi preparano il futuro e, in virtù di ciò, hanno diritto di esistere, gli altri sono un fardello di un passato polveroso, da cui sarebbe meglio liberarsi quanto prima.
La complessità del mondo può essere, però, spiegata e affrontata al meglio solo con la più vasta gamma di strumenti che l’uomo ha sviluppato: se dobbiamo alla scienza il progresso e il benessere che hanno migliorato nei secoli le nostre vite, la filosofia e l’arte ci aiutano a rielaborare le nostre esperienze, a conferire significato e scopo al nostro esistere, orientando anche, di conseguenza, l’uso che l’essere umano fa dello strumento della scienza.
Il libro di Aurora Ghiroldi recupera questa consapevolezza, applicandola al contesto particolarissimo di un ospedale, luogo in cui la dimensione scientifico-tecnologica domina la vita dell’individuo: le conoscenze avanzate e specifiche a cui affidiamo la nostra salute e la nostra vita, i farmaci frutto di lunghe ricerche di laboratorio, gli esami e gli interventi condotti con strumenti sofisticatissimi, tutto ciò produce nel paziente uno stato d’animo che oscilla fra la fiducia (se non la gratitudine) verso le capacità curative della scienza e il timore di essere ridotto da persona da accudire a “caso clinico” da gestire.
Come evidenzia l’autrice, il saper vedere il paziente nella sua dimensione complessiva di essere umano (con tutte le sue ansie, paure, vergogne) è, invece, un aspetto imprescindibile del processo di cura, nonché una delle chiavi del suo successo. Ed è per questo che la medicina odierna, spesso pervasa dal tecnicismo e dominata dalla dimensione aziendalistica, deve recuperare il suo volto umano, riscoprendo l’attenzione alla relazione fra curante e paziente e alla comunicazione corretta ed empatica.
Uno zibaldone di storie e riflessioni nate dall’esperienza in ospedale
A volte per difenderci proviamo a convincerci che serve più tempo per spiegare con dolcezza rispetto a quanto ne serva per essere scortesi. È un’illusione. «Lei non capirà nulla di questa terapia, quindi non faccia domande ma sappia che è giusto così, si affidi a noi», oppure «Spiegarle la terapia in questa fase è complesso, ma stiamo facendo di tutto perché lei possa stare meglio». Queste frasi possono venire proferite in un momento di emergenza in cui è difficile parlare rilassatamente. Il tempo è il medesimo per pronunciare l’una o l’altra, per l’effetto che possono avere sul paziente è del tutto differente.
Aurora Ghiroldi, Una filosofa in ospedale, pag. 54
Aurora Ghiroldi per oltre un anno ha lavorato in Poliambulanza incontrando e intervistando i medici, gli infermieri, tutti gli operatori sanitari che frequentavano l’Ospedale, ma soprattutto i pazienti. Ha partecipato a vari progetti di ricerca volti a capire le esigenze dei ricoverati e il loro grado di soddisfazione durante la degenza e il decorso della malattia.
Da questi incontri sono nati tanti spunti di riflessione, tradotti in articoli di giornale pubblicati su Bresciaoggi, raccolti e pubblicati nel libro, che esce corredato da una prefazione di Antonio Maggi (Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Istituto Ospedaliero Fondazione Poliambulanza), da una postfazione di Giacomo Canobbio (presbitero della diocesi di Brescia, Direttore scientifico dell’Accademia Cattolica di Brescia) e arricchito da una simpatica copertina realizzata da Raffaele Spiazzi, Direttore Sanitario dell’Istituto “Giannina Gaslini”di Genova e artista per diletto.
Un libro per chi cura e per chi è curato
Il libro è costituito da un susseguirsi di brevi articoletti, non più di due pagine l’uno, in cui la Ghiroldi tratta in modo divulgativo e mai banale i mille aspetti legati alla malattia, all’esperienza dell’ospedalizzazione, della cura, dal punto di vista di tutti i protagonisti: malati, medici, infermieri, caregiver e così via.
A volte si tratta di aneddoti (se non veri, senz’altro verosimili) da corsia e da reparto, storie di pazienti comuni o illustri, di scienziati, di artisti. Spesso vi troviamo curiosi scorci sulla storia della medicina o della filosofia oppure miti, trame di romanzi, che possono aiutarci a riflettere su alcuni aspetti dell’essere umano e della malattia.
La Ghiroldi ci ricorda come molte importanti scoperte della medicina siano il frutto di circostanze casuali e come altre, invece, siano il risultato di un percorso di determinazione agguerrita, contro ogni credenza e convinzione di un’epoca. Talvolta la rivalità accademica fra medici si è rivelata, per lo sviluppo di una cura innovativa, una motivazione più efficace dell’amore verso i pazienti.
Ma vi sono anche storie ordinarie di infermieri che decidono di fermarsi al letto di un paziente qualche minuto in più per porgere un po’ di conforto o di donne delle pulizie capaci di ascoltare, di medici che capiscono quando un malato ha bisogno di essere rassicurato.
Riconoscere il dolore altrui e valorizzare l’empatia
Fra mitologia, storia, filosofia e vita quotidiana la Ghiroldi sa raccontare il mondo di emozioni che si muove fra le mura di un ospedale. Fra queste, soprattutto, l’esperienza del dolore, con il senso di impotenza e fragilità che genera, diviene uno dei temi centrali del libro.
Alleviare il dolore, osserva l’autrice, non è una cosa da poco. Il dolore altrui ci infastidisce, fa male, grava su di noi. Per affrontarlo, dobbiamo prima vederlo, per vederlo dobbiamo volerlo vedere. Ma non sempre lo vogliamo vedere. Una medicina umanistica (anzi, umana) non può però prescindere dalla capacità di vedere e accogliere il dolore del malato, anche se questo può significare mettere in discussione la presunta onnipotenza della medicina.
E, ancora, l’autrice ci invita a riflettere: cosa spinge un paziente a voler guarire, a trovare le motivazioni per affrontare una malattia dolorosa e delle terapie invasive? Come informare un malato sul decorso della sua malattia in modo preciso, ma senza devastarlo psicologicamente? Che ruolo possono o devono avere i parenti stretti sulle decisioni relative alla salute di un paziente? In che modo una relazione costruttiva fra paziente e curante può aiutare entrambi a raggiungere il risultato sperato? Come agire, infine, quando le parole non servono più?
Liberata dall’accademia, la filosofia ritrova in questo volume la dimensione che le compete fin dalla nascita: pensare la realtà, porre domande, proporre risposte, agire sulle cose.
La filosofia, in fondo, è cura di sé e del mondo, esattamente come la medicina.

Titolo: Una filosofa in ospedale
Autore: Aurora Ghiroldi
Editore: Liberedizioni
Anno: 2024
Genere: saggio
Pagine:224
EAN:9791255520771
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