L’odissea di una mamma alla ricerca di un futuro migliore: “Miei cari figli vi scrivo” di Lilia Bicec

“I nostri classici” sono una selezione arbitraria di libri bresciani usciti qualche tempo fa, che – per qualche motivo – hanno lasciato il segno.

Recensione a cura di Alina Cebotari per Brescia si legge

“E ora, che fine ha fatto questa patria? Ci ha lasciato in balia della nostra sorte come una madre che abbandona i propri figli? Ma dove mai si è sentito che una madre abbandona i propri figli? Rimasti orfani, molti di noi hanno cercato di trovare altri genitori, un altro paese. Non sapevamo più a chi appartenevamo.”

Lilia Bicec, “Miei cari figli, vi scrivo”

Lilia è una giornalista moldava di trentacinque anni che parte per raggiungere l’Italia in modo clandestino. Una volta giunta in Italia, Lilia si ritrova a raccontare, tramite lettere ai suoi figli che non manderà mai, il suo percorso alla ricerca di un posto in cui vivere e da cui garantire loro un futuro migliore rispetto a quello che li aspetta in Moldavia, paese dell’ex Unione Sovietica, povero e corrotto.

Nasce così “Miei cari figli, vi scrivo”, brillante esordio letterario dell’autrice bresciana d’adozione Lilia Bicec (Einaudi 2013 – acquista qui). Un libro emozionante e toccante, una storia che fa riflettere sulla malinconia di chi deve lasciarsi molto alle spalle, ma che è anche un’esortazione a seguire comunque i propri sogni nonostante le difficoltà.

Una storia di abbandoni e di ricerca di un futuro migliore

“Adesso andate tutti e due a scuola, e forse non fate più le stesse domande, ma sicuramente avrete altre preoccupazioni, problemi più importanti. E chi vi dà le risposte? Mi mancate terribilmente, ma penso che io vi manchi ancora di più.”

Lilia Bicec, “Miei cari figli vi scrivo”

Attraverso le lettere scritte da Lilia si possono leggere il dolore e la solitudine di una mamma in un mondo che non è sempre buono con lei, ma anche il desiderio di raggiungere comunque il proprio obiettivo. Lilia, infatti, non perde mai la speranza: si fa coraggio e cerca sempre la luce dentro il tunnel.

Scrivendo, Lilia si sfoga, si sente meno sola e più vicino a loro, che nel frattempo stanno crescendo senza di lei.

Ma non solo: nel libro, Lilia ci racconta anche di personaggi del passato e del presente sempre caratterizzati – come lei – dalla ricerca di una vita migliore: dall’avventura siberiana del nonno deportato nel dopoguerra, fino ad arrivare alle peripezie odierne di altri come lei.

Brescia ed “il giardino degli incontri”

Giunta in Italia Lilia, che in patria era giornalista, non ha alternative se non lavorare come colf e badante.

Cerca così la sua fortuna in vari posti per poi fermarsi a Brescia, città di cui racconta le strade e i monumenti visti attraverso i suoi occhi affamati di cultura e di conoscenza. Occhi di chi vuole far di più nella vita, di chi vuole ancora scoprire e studiare.

Uno dei posti più menzionati è il Parco dei Mille, chiamato da lei “il giardino degli incontri”, dove può incontrare i suoi connazionali e parlare con altre donne come lei, legate dallo stesso destino.

“E qui s’incontrano anche le donne straniere in cerca di lavoro. Le riconosci dallo stile nel vestirsi, dai volti tristi, gli sguardi privi di sorrisi. Disperate ma dignitose. Puoi leggere sui loro corpi il perché sono venute in Italia: guadagnare anche solo un centesimo e con difficoltà, ma senza rimorsi. Non comunicano con nessuno, eccetto che per il lavoro, ignorano i complimenti degli uomini, quei “Ciao bella!” che provocano solo fastidio. Siedono sole, accompagnate unicamente da preoccupazioni e piccoli desideri: rivedere un’amica, inviare un pacco a casa o incontrare un’altra mamma. Al parco dei Mille puoi conoscere una madre che ha lasciato la sua famiglia, ascoltare la sua tristezza mentre ti mostre le foto dei figli lontani o mentre ti parla del marito e di ciò che succede nel suo paese. Tutti qui cercano di confessarsi, perché solo così i problemi diminuiscono un po’ e lasciano spazio ad altri pensieri.”

Lilia Bicec, “Miei cari figli, vi scrivo”

Questo libro autobiografico è intenso e a tratti straziante, ma aiuta a capire meglio cosa significhi arrivare in Italia da straniero, lasciando spesso tutto alle spalle, e dover fare i conti con le difficoltà e la malinconia che ne derivano. Ma è anche un incoraggiamento a credere sempre nei propri sogni e non scoraggiarsi alle prime barriere, perché Lilia non lo fa mai, nemmeno quando tutto le sembra difficile e inutile.

L’autrice

Lilia Bicec era una giornalista nella Repubblica moldava. Nel 2000, arriva in Italia lavorando come colf e badante; ora vive a Brescia, dove ha fondato l’associazione «Moldbrixia». Ha pubblicato anche “Boomerang” (Europa Edizioni, 2018) e “Lager 33” (Gruppo Albatros Il Filo, 2019). Dalla sua storia è stato tratto, nel 2016, il documentario “C’è un posto per me nel mondo” (per la regia di Francesco Conversano e Nene Grignaffini).


Titolo: Miei cari figli, vi scrivo
Autore: Lilia Bicec
Editore: Einaudi 2013

Genere: Memoir
Pagine: 180
Isbn: 9788806209926

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