“Note di ecostoria urbana”: il racconto di una Brescia in costante mutamento e del suo impatto sulla natura e sulla comunità umana, nel nuovo libro di Marcello Zane

Letto e recensito da Candida Bertoli per Brescia si legge

Il volume propone una lettura inedita della città degli ultimi secoli, durante i quali sempre più forti sono state le pressioni esercitate sull’ambiente naturale e antropico. In alcuni casi, l’avvio di processi e impatti che si ripresentano ancora oggi.
Una ricerca circa il significato della natura in città, della sua salvaguardia e aggressione, oltre che un esame del divenire di Brescia, delle sue infrastrutture come del suo immaginario, del suo trasformarsi o adattarsi fra ritardi e accelerazioni.

Marcello Zane, “Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana”

Marcello Zane, storico e divulgatore che non ha bisogno di presentazioni, nella sua recente pubblicazione Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana (LiberEdizioni, 2023, acquista qui) ci racconta la storia di Brescia utilizzando un punto di vista particolare, quello della trasformazione urbana, del suo impatto sulla vita quotidiana dei cittadini, dei cambiamenti, degli entusiasmi, ma anche dei disagi che ne sono conseguiti.

Nel volume, corposo nelle sue 358 pagine, per altro di piacevole lettura, l’autore espone il risultato di una lunga ricerca che tocca vari aspetti della transizione della città da un’economia prevalentemente basata sull’agricoltura e sulla piccola manifattura all’avvento dell’industria, del gas, delle automobili e di tante altre innovazioni, con le relative ricadute sul territorio e sulla popolazione.

Alla base di tutto, l’acqua

“Una grande industria che non resta certo confinata ai limiti del quartiere e all’interno delle alte recinzioni. La Togni, la Tempini, la Radiatori, la Caffaro ecc. sono piuttosto presenze intrusive, invadenti, regolatrici dell’aria e del sonno, della vita dei residenti. Quando giungono nel quartiere centinaia di nuove famiglie, inquinamento e tutela della propria salute quotidiana, difesa del territorio delle aree rimaste libere dai fabbricati ma occupate dalle aziende, dai magazzini, dai depositi, divengono temi per cui lottare e chiedere provvedimenti adeguati. L’ineluttabilità del nesso fra progresso industriale e degrado ambientale, fra modernità ed erosione della qualità di vita non è ancora divenuta accettazione acritica, e sullo scarto esistente si cerca di trovare la necessaria aggregazione per una prassi non solamente difensiva […] Una cultura ambientale urbana che sparirà ben presto per riemergere solamente dopo oltre un settantennio, con la creazione dei Comitati di quartiere e più in generale di istanze ambientaliste nel presente e per il futuro della città.”

Marcello Zane, “Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana” , pp. 208-209

Il periodo storico considerato nello studio è ampio, ma la ricerca di Zane si focalizza in particolare sui decenni tra il XIX ed il XX secolo. Qui ci appare una città in cui l’acqua è sempre più necessaria, cercata nelle viscere del territorio, con tutte le difficoltà incontrate per garantirne la potabilità.

Al tema dell’acqua, spesso infetta, si collega quello dell’igiene e della salute della popolazione, per debellare patologie falcidianti come il colera o la tubercolosi, che mietevano vittime soprattutto fra le fasce più deboli della popolazione. Lo storico ricostruisce con abbondanza di dati, come opportuno, il quadro sociale primo novecentesco di una città in cui la salute era appannaggio delle classi più agiate.

Secondo indagini empiriche, ma non lontane dalla realtà, in città viveva circa un migliaio di tubercolotici, di cui un terzo bambini nei primi anni di vita. Il maggior numero di ammalati, registrava una statistica sempre di inizio Novecento, era dato dalle classi più povere. Nel triennio 1901-1903, spulciando tra i funerali urbani di vittime della TBC sepolti presso il cimitero Vantiniano, solo 7 esequie su 460 sono di “I classe”, mentre ben 409 sono di “V classe e di carità” ed il resto di classi intermedie. Le professioni dei defunti sono un’altra spia dell’infierire della malattia sulle classi meno abbienti: “i contadini commessi di negozio, agenti, sarti, calzettaie, colpiti poiché trovano alloggio nei quartieri e nelle case più sudice e più dense di popolazione e ignari affatto del loro ambiente, sono facili preda della miseria, del vizio e delle malattie e fra queste principalmente la tubercolosi.” (p.172)

Un processo costante di modifica del paesaggio urbano

La ricerca si sofferma su alcuni aspetti ambientali difficilmente immaginabili per il lettore moderno che ha così l’occasione di scoprire aspetti poco noti della storia cittadina. Così, ad esempio, l’avvento delle automobili comporta, oltre a nuovi rischi ambientali (fra cui, non da ultimo l’inquinamento acustico), la modifica del paesaggio urbano, dove frequentemente i nuovi distributori di carburante sono disegnati da famosi architetti. E che dire dei nuovi mezzi di trasporto pubblico, dove l’arrivo del tram è annunciato da una persona che corre al suo fianco agitando una campanella? O di chi li ritiene estremamente pericolosi, con la velocità urbana di 6 km orari? Ma come spesso accade, anche questa innovazione verrà in seguito apprezzata ed alla città si offrirà un nuovo sguardo, quello dal finestrino.

Gli argomenti trattati da Marcello Zane sono davvero molti e lo studio non è mai affrontato in modo settoriale, bensì trasversale: per esempio, la trattazione del secolare inquinamento ambientale derivante dalle attività della fabbrica “Caffaro” si fonde con quelle della salute di chi abita l’ampio territorio coinvolto, della commestibilità delle coltivazioni o dell’allevamento degli animali, che rifiutano di bere l’acqua contaminata, senza tralasciare il tema dell’immobilismo delle amministrazioni pubbliche benché sollecitate dalle istanze ambientaliste della cittadinanza.

Così racconta Zane:

“Dagli abitanti di Fiumicello continuano a levarsi proteste. Già nel 1925 l’Ufficiale sanitario municipale, dopo aver ricevuto le lamentele dei residenti per le esalazioni moleste, si rivolge al Commissario prefettizio che regge la città per far osservare per l’ennesima volta “che la scuola elementare Fiumicello si trova non lontana dalla fabbrica di soda, di cloruro di calcio, di arsenito che si deve classificare fra le pericolose. La scuola poi, ora si sta ampliando, quindi il numero degli scolari sarà maggiore, più grave il danno in caso di guasto al macchinario, guasto possibile nonostante sia in ottime condizioni” […] La vicenda Caffaro nei suoi primi tre decenni di attività, appare emblematica. L’opinione pubblica, il senso comune, si dimostrano estremamente fragili, marginali, a volte manipolabili. Man mano che l’inquinamento aumenta, cresce la tolleranza. Qualche mobilitazione si è registrata di fronte ai danni maggiormente percepibili e a situazioni improvvise e temporanee, assente di fronte a pericoli più gravi ma meno osservabili, anche se, come visto, largamente conosciuti dall’autorità, che pare sviluppare acquiescenza all’inquinamento pervadente.”

Marcello Zane, “Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana”, pp. 246-247

L’industrializzazione della città si accompagna alla nascita di ciminiere fumanti e di quartieri operai: ma, se da un lato la modernità porta ad impianti fognari più efficienti, alla diffusione della rete del gas nelle case con il conseguente terrore di possibili esplosioni, alla raccolta dei rifiuti ed all’accettazione del processo di cremazione dei defunti, osteggiato dalla religiosità popolare, dall’altro i contadini inurbati allevano polli e conigli sui balconi delle case popolari.

È davvero un processo coinvolgente ed entusiasmante quello descritto e l’autore ci tratteggia, con un linguaggio scorrevole e scevro da tecnicismi, l’immagine di una città davvero diversa dall’attuale.

Tra gli aspetti che più potrebbero incuriosire un lettore vi è quello degli orti di guerra, cioè di spazi urbani destinati, durante il secondo conflitto mondiale, alla coltivazione o della verdura o dei cereali, ai fini di sopperire alla mancanza di alimenti.

Già nel 1942 si individuano precise localizzazioni degli appezzamenti scelti per coltivare gli orti: oltre agli spazi aziendali si aggiungono i giardini di porta Venezia, le aiuole di via XX Settembre, i viali intorno alla stazione ferroviaria, gli slarghi offerti da porta Milano e da porta Trento.
Le dimensioni degli orti di guerra, con il trascorrere dei mesi, sono sempre maggiori, sotto l’egida e l’impulso della podesteria e del dopolavoro. Brescia diviene una sorta di grande orto a circondare antichi monumenti, cambiando forme, colori e percezioni. Campi e orti raggiungono i prati del Castello e del Rebuffone, i giardini di Spalto San Marco, piazzale Arnaldo, via dei Mille e via Montesuello vedono sostituire ad aiole e siepi nuove coltivazioni.
Anche alcune golene del Garza e gli spazi esterni al cimitero di Sant’Eufemia si trasformano in campi di grano: la topografia dell’autarchia bellica verde si allarga ancora intorno alle case di via Villa Glori, ai cortili di Campo Fiera, ai vialetti che accompagnano brani di via Milano.
Svettano con ordinati orti la piana di Campo Marte, i riquadri di piazzale Roma e di piazzale Garibaldi, in certi impensati interni di abitazioni “per un totale di cinque o sei ettari coltivabili.

Marcello Zane, “Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana”, pp. 285-286

Senza voler togliere il piacere della sorpresa, il libro incuriosisce già dall’indice, davvero accattivante, preludendo a una lettura in cui la piacevolezza dell’esposizione si coniuga felicemente con l’attualità del tema in uno studio riccamente documentato e puntualmente articolato.


Titolo: Brescia fra storia e ambiente. Note di ecostoria urbana

Autore: Marcello Zane.

Editore: LiberEdizioni, 2023

Genere: Saggi e inchieste

Pagine: 358

ISBN: 9791255520245

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Candida Bertoli

È laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto amministrativo comparato: la tesi di dottorato, sulla protezione dei beni culturali, è depositata all’Unesco, a Parigi. Adora leggere fin da quando era bambina e le sue passioni sono l’arte e la storia. Per anni ha gestito i volontari del FAI sia a livello cittadino che regionale e ama raccontare Brescia. La sua casa è piena di libri, in ogni spazio possibile e di ogni genere. Partecipa al Festival della Letteratura di Mantova da sempre, e nel 2019 le è stato conferito il premio di “Massimo esperto della storia del Festival”

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