Lo splendore turbolento della Brescia capitale del Quattrocento nel nuovo libro di Piero Galli

Recensione di Andrea Franzoni per Brescia si legge

Dalla approfondita indagine di Galli emerge una Brescia che al tempo di Pandolfo era una città aperta, con incredibili relazioni e rapporti con altri territori della penisola italiana e dell’Europa. (…) Queste pagine sono da salutare volentieri: non solo fanno conoscere un personaggio versatile e poliedrico quale era Pandolfo, ma contribuiscono anche a far conoscere una pagina di storia che fa trasparire un volto inedito di Brescia.

Mons. Gabriele Filippini (direttore del Museo Diocesano di Brescia), Introduzione a “Pandolfo Malatesta di Pesaro Vescovo di Brescia”

Agli inizi del 1400 Brescia è popolosa come Londra, ha più abitanti di Roma e si trova al centro degli intrighi geopolitici europei. Mentre in Europa coesistono ben tre papi, ciascuno di essi appoggiato da una coalizione di cardinali e famiglie che cerca di prevalere sulle altre, Brescia è la capitale de facto della Signoria dei potenti Malatesta: uno stato autonomo, capace di competere alla pari con le altre maggiori potenze dell’epoca e di muovere con successo le sue pedine nelle “stanze dei bottoni” del tempo.

I modi in cui i Malatesta di Rimini e di Pesaro controllano la Brescia di inizio Quattrocento sono diversi. Brescia ospita una corte sfarzosa e “proto-rinascimentale” che è sede del potere temporale (qui nasceranno i Malatesta futuri signori di Rimini e Cesena, tra gli altri), ed anche per questo è al centro di un importante programma di rinnovamento urbanistico: fatto, quest’ultimo, di cui rimangono numerose tracce nell’architettura e nell’arte. Ma la Brescia di quegli anni vede un Malatesta, appartenente invece al ramo pesarese, anche a capo della locale Chiesa. “Pandolfo Malatesta di Pesaro vescovo di Brescia” (acquista qui), il nuovo libro del professor Piero Raffaele Galli, è dedicato proprio a quest’ultimo personaggio: Pandolfo Malatesta (1390-1441), capo della potente curia bresciana, testimone tutt’altro che passivo di fatti di portata storica tra cui la riunificazione della Chiesa con l’elezione di Papa Martino V.

In un incredibile intreccio di poteri e di parabole familiari, tra alberi genealogici intricati ed equilibri politici fragili e segnati dal trasformismo, il nuovo libro di Piero Galli conduce il lettore in un’epoca estremamente complessa ed ancora piena di punti di domanda aperti mantenendo un più che apprezzabile taglio divulgativo. Un libro di storia, e la prima biografia completa di questo affascinante personaggio mai scritta, in cui l’autore dimostra una notevole conoscenza delle dinamiche del tempo e della Storia con la S maiuscola ma anche una profonda e vivacissima passione per la ricerca e per i dettagli indagati col piglio del detective.

L’ascesa sorprendente di un predestinato

Basta il sottotitolo completo del libro, per dare l’idea della complessità di un personaggio che è emblematico di un’epoca ingarbugliata e dinamica come poche: “Pandolfo Malatesta di Pesaro Vescovo di Brescia. Arcidiacono di Bologna, amministratore dell’Abbazia di Pomposa, amministratore dell’episcopato di Brescia, cappellano e referendario di papa Martino V, vescovo di Coutances, arcivescovo e barone di Patrasso, signore di Pesaro“.

Un elenco di titoli che testimonia l’importanza e la pervasività di una famiglia, ed in particolare del ramo pesarese dei “Malatesta” di cui il Vescovo Pandolfo Malatesta (1390-1441, parente omonimo del signore temporale di Brescia del tempo) era uno dei molti esponenti.

Destinato fin dall’infanzia alla carriera ecclesiastica, Pandolfo Malatesta fu protagonista di una carriera brillante che ebbe come propellente fondamentale il peso significativo della famiglia di provenienza: nemmeno ventenne, fu infatti nominato prima Arcidiacono di Bologna (in una Bologna all’epoca sede papale, oltre che città di cultura di prim’ordine nel panorama mondiale) e poi amministratore dell’Abbazia di Pomposa, un’importante istituzione religiosa proprietaria di un vastissimo patrimonio.

Pandolfo vescovo cosmopolita del suo tempo

Nei primi anni del ‘400, Pandolfo Malatesta arcidiacono condusse i suoi studi universitari all’Università di Padova: al tempo probabilmente la miglior facoltà d’Europa (anche grazie agli stipendi ricchissimi con cui attirava a sé i più celebri dotti e docenti del tempo), frequentata dai rampolli delle élite del tempo come testimoniano gli albi e le liste dei partecipanti alle feste di laurea citati spesso nel libro da Galli.

Anche grazie alla sua permanenza a Padova, Pandolfo strinse così nei suoi anni formativi rapporti con numerosi signori ed intellettuali impegnati, in quegli anni, nel tentativo di riunificare la Chiesa e di ricreare un centro di potere capace di dare ordine al caos. Una partita, quella per la riunificazione della Chiesa, che vedeva al tempo impegnati con un ruolo di primo piano i Malatesta, famiglia il cui baricentro si stava spostando sempre più a Brescia, che contava esponenti dei diversi “rami” attivi anche su fronti contrapposti.

Ecco quindi, con lo scorrere delle pagine, il protagonista passare dall’infanzia pesarese alla corte bolognese, dalle feste universitarie padovane al ruolo di amministratore della Diocesi di Brescia, e quindi avvicinarsi alle stanze del potere fino ad avere un ruolo significativo nell’ascesa di un papa fondamentale per la storia della chiesta cioè quel Martino V che la famiglia Malatesta volle ed ospitò, durante la sua “marcia” (fisica e simbolica) verso Roma, a Brescia.

Senza dimenticare le ultime tappe della sua vita intensa, che andò ben oltre la fine del periodo di massimo splendore dei Malatesta: Rouen in Francia (dove fu vescovo di Coutances) e Patrasso, Diocesi in cui Pandolfo Malatesta rivestì ancora una volta il ruolo di vescovo fino alla morte.

Un’indagine storica ancora aperta

Uno degli aspetti più interessanti del libro del professor Galli, oltre alla capacità di incuriosire il lettore e di tener viva l’attenzione intervallando fatti e personaggi storici con riferimenti gustosi al costume e all’atmosfera del tempo o alle tracce architettoniche di quel mondo presenti nella Brescia e nell’Italia di oggi, è la presenza di numerosi punti di domanda e di questioni ancora aperte.

Chi nominò ad esempio vescovo di Brescia Pandolfo (sempre se questa nomina formale vi fu, fatto non del tutto certo), in un’epoca in cui i papi in carica erano addirittura tre ed in cui diversi rami della sua famiglia sostenevano papi e schieramenti politici diversi? Quale strategia politica sottende l’insediamento di un Malatesta del ramo pesarese come Vescovo di Brescia? In assenza di documenti definitivi, il libro di Piero Galli si configura come un libro che si inserisce in un processo storico vivo, ancora in corso a seicento anni dalla fine della Signoria dei Malatesta a Brescia, riassumendo (anche grazie ad un’amplia bibliografia) ed aggiungendo fatti storici ma anche suggerendo ipotesi, prospettive, nuove linee di ricerca.

Tra nuovi ritrovamenti, analisi delle ipotesi promosse dagli storici dei secoli passati e considerazioni sul contesto e sulla mentalità del tempo, il libro del professor Raffaele Piero Galli sembra quasi animato da una sotto-trama “investigativa” che rende la storia locale davvero viva ed avvincente.


Titolo:  Pandolfo Malatesta di Pesaro vescovo di Brescia
Autore: Piero Raffaele Galli
Editore: Centro Culturale 999, 2021

Genere: Saggio storico
Pagine: 232
Isbn: 9791220840286

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Andrea Franzoni

Nato negli anni ’80, vive in equilibrio tra Brescia e Milano. Sociologo di formazione ed attivista per necessità, lavora in una multinazionale del marketing e della comunicazione continuando a coltivare parallelamente la sua passione per le storie ed il desiderio velleitario di contribuire a rendere la città natale un po' più aperta e consapevole. Prima di fondare "Brescia si legge", ha pubblicato un romanzo distopico (Educazione Padana, 2018) e una raccolta di racconti ('I forestieri e l'anima della città. Storie di migranti a Brescia nella seconda metà dell'800', 2019).

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