Il lato oscuro delle donne (dimenticate) che durante la Repubblica sociale italiana scelsero di stare dalla parte sbagliata della Storia

L’8 settembre 1943 segna una tappa spartiacque nella storia dell’Italia. Con la firma dell’armistizio, il Paese inizia una sanguinosa guerra civile che si concluderà dopo 600 lunghi giorni. C’è un primo e un dopo questo momento che vede schierati italiani contro italiani, padri contro figli. E le donne? Quale fu il loro ruolo? Cosa è rimasto delle loro testimonianze?

A rispondere a queste domande ci pensa Claudia Speziali nel libro “Regolari e irregolari. Donne della Repubblica sociale italiana” (Liberedizioni, 2024)” che ricostruisce, attingendo a fonti storiografiche e memorialistiche, la figura delle donne che seguirono Mussolini negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale e che vennero per lo più dimenticate in quanto subirono non solo l’onta di essere donne, ma anche quella di essere state dalla parte sbagliata della Storia. Il riferimento non è quindi unicamente alle partigiane, che hanno portato aiuto e sostegno e che hanno combattuto a fianco degli uomini; da questo libro emergono anche le figure delle violente e imperturbabili ausiliarie che hanno avuto il “merito” – se di merito si può parlare – di aver dimostrato quanto sia falso lo stereotipo che vuole la donna, per natura, estranea alla violenza.

Fin dalla sua costituzione, il fascismo ha bene in mente qual è il ruolo della donna nella società: madre, sposa e cittadina che deve educare i figli ai valori del fascismo, tra cui dare la vita per la patria. Già all’inizio della guerra molte donne decisero di arruolarsi nei corpi volontari, andando però solo a sostituire i soldati nei ruoli “prettamente femminili”, cioè di cura e assistenza come quello dell’infermiera.

In quel giorno di fine estate del 1943, con l’Italia precipitata nel caos, gli italiani si trovarono a dover fare una scelta o cercare di sopravvivere a tutto quello che le guerre portano con sé. Anche le italiane scelsero, con motivazioni spesso diverse da quelle degli uomini. In numero maggiore entrarono a far parte della Resistenza (circa 100.000), e di queste donne conosciamo le testimonianze, ma la Storia ha cercato di oscurare circa 5.000/6.000 donne che di fronte alla morte della patria (fascista) decisero di arruolarsi nel Saf (Servizio ausiliario femminile), primo corpo militare femminile in Italia.

Si tratta di donne cresciute ed educate durante il regime, appartenenti alla media e piccola borghesia urbana. Per queste giovani il fascismo ha rappresentato ai loro occhi, fin dalle origini, una rivolta generazionale contro il vecchio stato liberale dei loro padri.

La nascita del Saf nel 1944 si inserisce nel contesto della grande richiesta di attivismo femminile, in seguito alla costituzione della Rsi, ma rappresenta una diretta conseguenza di vent’anni di regime, come ricorda la fondatrice e comandante di uno dei Saf, Fede Arnaud Pocek.

Non ci sarebbe stato il Servizio Ausiliario Femminile se prima non ci fosse stato l’interventismo del 1915, se non ci fosse stata l’impresa di Fiume, se non ci fosse stato il periodo ardenti dei Fasci di combattimento, se non ci fosse stata la marcia su Roma, se non ci fossero stati i venti anni di fascismo, che hanno inciso in modo enorme sul costume italiano e soprattutto sulla struttura della donna italiana.

“Regolari” e “irregolari”. Donne della Repubblica sociale italiana – Claudia Speziali

All’interno di questo breve saggio, l’autrice descrive, con molti particolari e riportandone le testimonianze rimaste, le differenti formazioni militari della Rsi che impiegarono ausiliarie, come il corpo delle Brigate nere o quello della Decima Mas, ma racconta anche di tutte le altre donne presenti nelle retrovie. Come le delatrici e le spie che collaborarono per fini economici o per amore, o le “irregolari”, donne armate nelle truppe autonome che si macchiarono di reati gravi e che parteciparono alle violenze.

Molte di loro dopo la guerra vennero arrestate, ma non mostrarono mai rimorso per la loro scelta. Fu difficile per loro ritornare alla vita civile, anche perché in questo breve periodo avevano vissuto una temporanea parità con gli uomini, seppur apparente. Per loro la partecipazione attiva era quindi stato uno strumento di emancipazione dagli schemi familiari tradizionali.

In realtà non c’era posto per le donne come soggetti autonomi, come ricorda la stessa parola usata per indicarle che rimanda al campo semantico dell’assistenza (l’unico campo d’azione previsto da sempre per le donne) e come ricorda Speziali nel libro:

Nella loro giovanile rivolta coesistono radici lontane – quali nonni volontari garibaldini e nonne patriote oppure padri volontari nella Prima Guerra Mondiale – e vicine – la martellante e pervasiva propaganda del regime – ma non è una rivolta di genere; non c’è posto per le donne come soggetto autonomo.

“Regolari” e “irregolari”. Donne della Repubblica sociale italiana – Claudia Speziali

Da una parte una società che non è ancora scesa a patti con quello che è accaduto quell’8 settembre e dall’altra una storiografia per molto tempo solo appannaggio degli uomini hanno fatto sì che siano rimaste poche testimonianze dirette di questo periodo: per lo più il materiale è andato perduto. Inoltre, è ancora difficile raccontare la donna accostandola alla violenza, quando è idea diffusa che sia insita in ogni donna l’estraneità a ogni forma di violenza.

Un caso particolare è costituito dal memoriale di Piera Gatteschi Fondelli, scritto già nel 1949 ma pubblicato solo postumo, dopo essere stato abbandonato da lei stessa per i molti ostacoli incontrati. Fondelli è una delle poche donne a decidere di mettere per iscritto la sua esperienza e attraverso le sue parole possiamo conoscere una parte della storia ancora, forse volutamente, dimenticata e soprattutto apprendere di un protagonismo femminile quasi unico nella storia, seppur dedito alla morte piuttosto che alla pace, senza però giustificare le azioni di chi scelse di macchiarsi di crimini atroci.

Perché, come ci trasmette Speziali attraverso le pagine del suo libro, è giusto ricostruire la verità storica, anche e soprattutto le sue parti più terribili, senza voltarsi dall’altra parte, e decostruire al tempo stesso stereotipi che permangono anche oggi.


Titolo: “Regolari” e “irregolari”. Donne della Repubblica sociale italiana
Autrice: Claudia Speziali
Editore: Liberedizioni, 2024

Genere: Saggistica
Pagine: 124
ISBN: 9791255520757

Chiara Massini

Laureata in "Scienze della comunicazione" e in "Editoria e giornalismo" a Verona, è appassionata da sempre di lettura e scrittura. Nel 2019 ha pubblicato la sua tesi di laurea dal titolo “La fanfiction” e successivamente alcuni racconti in antologie. Ha lavorato in biblioteca, si occupa di organizzare eventi e presentazioni di libri, gestisce un gruppo di scrittura online. Sul suo comodino non possono mai mancare almeno 3 libri (di cui uno urban fantasy) e un bicchiere di succo ace.

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