Impossessarsi della propria vita grazie ai libri: il primo romanzo della psicologa Roberta Portelli
Recensione a cura di Antonio Scaglia per Brescia si legge. Nell’immagine di copertina: Goliarda Sapienza
“Mi dispiace non averle risposto l’altro giorno, mi scuso. Mi sono incuriosita, ma io non leggo molto. Alle volte, ho sfogliato qualche biografia…”
Roberta Portelli, Se guardo il mondo da un oblò (Zephyro Edizioni, 2020)
Laura è una fotografa, vive da sola in una casa-laboratorio a Milano e fa di tutto per passare inosservata. Lei stessa si definisce una “ladra di immagini” poiché scatta le sue fotografie facendo in modo che nessuno si accorga di lei. Vede dall’esterno le vite degli altri, ma non se la sente di mettersi in gioco: preferisce la sua solitudine, che per lei significa anche libertà.
“Se guardo il mondo da un oblò” (Zephyro, 2020) è il primo romanzo di Roberta Portelli, psicoterapeuta ed esperta di biblioterapia di origini goriziane, da tanti anni residente nella provincia di Brescia.
(Attenzione, questa recensione contiene spoiler)
Una vita in disparte
La vita di Laura, la protagonista del romanzo, scorre fra gli incontri deprimenti con la madre, che la sfida sempre con piccoli ricatti morali, e quelli con suo padre, che le è più vicino, anche se spesso concepisce il rapporto con la figlio come una semplice elargizione di denaro, ma che se non altro la sprona – attraverso la lettura delle poesie di Robert Frost – a non chiudersi definitivamente in sé stessa.
Quanto alle amicizie, la situazione non è migliore. Ogni tanto Sabrina, una sua compagna di scuola, la obbliga ad uscite che non la entusiasmano, alle quali però Laura non si sottrae, dal momento che l’esibizionismo dell’amica le consente di stare in disparte. In una di queste serate incontra Federico, anche lui un ex compagno di scuola ora diventato ricercatore, con il quale imbastisce una relazione fatta di incontri radi, dettati solo dall’intervallo tra un insegnamento e l’altro.
La vita vera di Laura è però la fotografia, che svolge cercando di farsi notare il meno possibile.
Contemplare le vite degli altri
Un giorno, mentre si trova in un giardino pubblico, Laura scorge su una panchina dei libri, con un biglietto che invita le persone interessate a prenderli. Incuriosita, scatta una fotografia.
In quel momento, fa la conoscenza di Anna, un’ex-insegnante. Anche lei contempla dalla finestra “le vite degli altri”, ma a differenza di Laura, vi è obbligata da una malattia allo stato terminale. Le poche forze rimaste le permettono solo di scendere nel giardino pubblico sotto casa sua per disporre su una panchina i suoi libri, regalandoli a chi li vuole.
I libri sono le sue creature, i figli che non ha mai avuto e costituiscono la sua eredità. Infatti, Anna prova ad offrirli a Laura, che però rifiuta. Quando l’indomani Anna scende ancora nel giardino, trova la fotografia che Laura aveva scattato, insieme ad un biglietto di scuse: “Mi dispiace non averle risposo l’altro giorno, mi scuso. Mi sono incuriosita, ma io non leggo molto. Alle volte, ho sfogliato qualche biografia”.
I libri giusti per iniziare un nuovo viaggio
Anna rivede in lei alcuni suoi studenti che non amavano leggere, perché percepivano la lettura come un qualcosa di estraneo, e decide di regalare a Laura un libro che possa adattarsi ai suoi interessi.
Decide quindi di regalarle la biografia della scrittrice italiana Goliarda Sapienza, e le raccomanda di non limitarsi a leggere biografie altrui, ma di non avere paura a vivere la propria vita.
Saranno proprio i libri di Anna e le poesie di Roberto Frost che le recita il padre a dare a Laura la forza di iniziare un viaggio non semplice né indolore attraverso i rapporti con le persone. Infatti, prima riesce a liberarsi dall’amica prepotente e poi tronca la relazione con Federico, basata su incontri irregolari e non su una qualche forma di condivisione. E nonostante questo, si sente più sicura di sé e più forte, pronta ad iniziare un percorso che non sa ancora dove la condurrà. Ma per lei è importante cominciare.
La funzione terapeutica del libro
Roberta Portelli, psicologa e psicoterapeuta di origini goriziane e da tanti anni residente nella provincia di Brescia, è esperta in biblioterapia.
La funzione terapeutica del libro e della lettura è ben presente nel suo delicato romanzo: a ribadire che la parola scritta non è mai fine a sé stessa ma è davvero in grado di cambiare la vita del lettore e, soprattutto, ne costituisce la parte essenziale.
A questo significato più profondo e generale dell’opera di Roberta Portelli, si affianca una riflessione che è diventata particolarmente attuale quest’anno. La pandemia da COVID—19 ha modificato la forma di varie interazioni sociali e professionali che, potendosi svolgere solo virtualmente tramite il web, ha trasformato molti di noi in “ladri di immagini”.
Titolo: Se guardo il mondo da un oblò
Autore: Roberta Portelli
Editore: Zephyro Edizioni, 2020
Genere: Romanzo psicologico
Pagine: 128
Isbn: 9788883891366
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