Mille anni di storia della rocca di Solferino, tra cambiamenti geopolitici urbanistici e sociali, nel saggio di Giusi Villari edito dal Circolo Monte Alto

"La battaglia di Solferino" (del 1859), di Carlo Bossoli

Recensione di Piero Galli per Brescia si legge

L’altura, anche se lieve (205 m), è il punto più elevato della provincia di Mantova e dalla sua sommità si gode una vista straordinaria su tutto il territorio circostante. Non a caso, la nostra torre si è conquistata da tempo immemorabile l’appellativo di Spia d’Italia.

“La rocca di Solferino. Mille anni di storia” di Giusi Villari, p. 9

Giusi Villari, da sempre appassionata studiosa di rocche e castelli, fortilizi e fortificazioni, ripercorre nel saggio monografico “La rocca di Solferino” (edito nel 2022 dal Circolo Monte Alto) il millennio di vita di una “anziana Signora”, la rocca di Solferino, riprendendo e ampliando il tema già affrontato in “Il castello di Orazio Gonzaga e la rocca di Solferino” (Sometti, Mantova 2009).

Consigliere scientifico nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, l’autrice è analitica e “puntigliosa” nel passare in rassegna il succedersi delle epoche, le dominazioni, i personaggi e gli eventi bellici attorno alla rocca di Solferino, con note bibliografiche ed esplicative a chiusura di ogni capitolo. Nelle 200 pagine del saggio, ricche di immagini a colori pertinentemente inserite, si susseguono così i cambiamenti del territorio nel tempo, politici e urbanistici, di cui la rocca turrita – situata non distante tra il confine attuale di Brescia e quello di Mantova, in un territorio spesso conteso – è stata osservante e silente testimone.

Un’altura da tempo immemore usata a scopo difensivo

Si tratta di una cospicua donazione del conte di Parma Uberto, figlio di Arduino, che offre al monastero di San Pietro a Cluny il “castrum de Medulla cum curte et rebus omnibus” a cui viene aggiunto il “castrum Sulferini et capela sita in eodem castro cum omnibus rebus intus et foris pertinentibus at castrum. L’atto fu stilato nella Rocca di Manerba…

“La rocca di Solferino. Mille anni di storia” di Giusi Villari, p 12

La storia principia su un’altura di 205 metri, già naturale luogo di difesa, dove viene costruito inizialmente un piccolo castello-ricetto, in previsione di contrastare gli attacchi degli Ungari. Tracce di quel primo insediamento militare, del IX secolo, dotato di una chiesa dedicata a San Michele, si ritrovano in testi e mappe cinquecenteschi. Probabilmente, vista la posizione strategica, si trattava di edificazioni su preesistenze romane.

L’anno ufficiale di fondazione della rocca, indicato in lapide celebrativa gonzaghesca del Seicento, sarebbe però il 1022, anche se il primo documento archivistico che ne attesta la presenza è del 1090.

Dal conte di Parma Uberto, alla famiglia ghibellina dei Longhi, del XII secolo, fino ai Bonacolsi e ai Gonzaga, la rocca è anche obbligato pretesto di conoscenza della storia del territorio, che classificare come “locale” apparirebbe certamente riduttivo. La storia di Solferino e del suo fortilizio è infatti parte della più ampia storia delle fortificazioni benacensi, dei territori di confine bresciani e mantovani, quindi dei Gonzaga, ma anche storia dei Visconti e dei Malatesta. Si parla dunque di località bresciane come Lonato e Remedello, che hanno avuto un governo gonzaghesco-malatestiano fino alla pace di Cavriana del 1441.

Passando per la guerra di Successione mantovana, Villari ci porta a ripercorrere il periodo della decadenza dei Gonzaga, per approdare al dominio austriaco e al conseguente riordino del territorio. Magnifica, alle pagine 92 e 93, è la mappa settecentesca di Solferino riprodotta, dettagliatissima, casa per casa, con la suddivisione numerata dei campi che rimanda all’elenco delle possessioni, tutto chiaramente leggibile.

Dalle battaglie risorgimentali all’istituzione del memoriale

Il territorio di Solferino, con le sue alture, avvallamenti e insediamenti abitati, diventò il centro dell’evento e i combattimenti nella zona del Castello e della Rocca furono fondamentali nello svolgimento della battaglia che finì con il prendere il nome del paese. Anche se la torre era in rovina e la piccola cerchia muraria che la circondava era quasi totalmente distrutta, il valore strategico della posizione era innegabile e ancora pienamente sfruttabile. Come ricorda nel 1859 Pier Carlo Boggio, testimone oculare degli eventi, a Solferino gli austriaci misero a frutto la ormai secolare conoscenza del territorio e si posizionarono sulle alture dotandole di opportuni apprestamenti difensivi.

“La rocca di Solferino. Mille anni di storia” di Giusi Villari, p. 103

Dopo le battaglie di Castiglione e di Solferino, con la proclamazione del Regno d’Italia, si arriva a quella trasformazione semantica della Torre che da “spia”, punto d’avvistamento e di difesa, diviene simbolico “luogo della memoria”.

Gli ultimi due capitoli, portandoci cronologicamente fino ai nostri giorni, sono dedicati alla Società di Solferino e San Martino, che ha curato l’edizione. Vi si descrivono, ovviamente, anche le vicende progettuali e costruttive che riguardano l’altra, forse più celebre, torre della memoria: quella di San Martino, con la quale la Rocca non va confusa.

“Dal 1893 in poi la Società di Solferino e San Martino si trovò quindi a gestire due torri: quella di Solferino, ricca di una storia secolare e diventata luogo della memoria di un evento ottocentesco e quella di San Martino, costruita con tecniche moderne in forma medievaleggiante e nata per essere monumento focalizzante nel paesaggio e, nello stesso tempo, osservatorio privilegiato del territorio della battaglia. Anche i simboli grafici della Società furono aggiornati. Nella prima pagina dei bollettini e negli attestati di partecipazione alle battaglie risorgimentali si cominciò ad utilizzare e ad accostare le immagini dei due edifici”. pg. 164

Come nelle altre sue preziose pubblicazioni di analogo argomento, Giusi Villari è piacevole alla lettura, scorrevole e chiara, e tuttavia impeccabile nella scientificità espositiva, con dettagli eloquenti, in grado di saziare l’appetito culturale degli appassionati e, in generale, del pubblico più ampio dei curiosi lettori di brescianità.


Titolo: La rocca di Solferino. Mille anni di storia
Autore: Giusi Villari
Editore: Circolo Monte Alto, 2022

Genere: Saggio
Pagine: 200
ISBN: 9788890936449

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Piero Galli

Raffaele Galli, detto Piero, è nativo di Brescia, classe 1976. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, ha proseguito gli studi conseguendo una seconda laurea presso l’Accademia di Brera. Appassionato d’arte e artista poliedrico, ha al suo attivo undici libri e numerose pubblicazioni di minore entità, saggi ed articoli, oltre ad una settantina di partecipazioni a conferenze e convegni. Insegnante di Discipline geometriche e Design presso l’Istituto Tartaglia-Olivieri di Brescia, collabora quotidianamente, come ricercatore, con l’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Regista e autore, teatrale e cinematografico, ama comporre in autonomia le colonne sonore delle sue opere. Ogni quindici giorni, il martedì sera, conduce una trasmissione radiofonica di cinema e musica sull’emittente “antagonista” Radio Onda d’Urto. Tra i fondatori, è direttore artistico del Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale di Brescia, che nel 2024 è giunto alla 25^ edizione.

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