Le origini dell’ASM di Brescia tra l’età giolittiana e il fascismo nel saggio curato per Il Mulino dai professori Gregorini e Onger

Letto e recensito da Candida Bertoli per Brescia si legge
Il saggio “Storia dell’Azienda servizi municipalizzati di Brescia. La municipalizzazione dei servizi tra età giolittiana e fascismo (1907 – 1944)” è il primo volume di una trilogia a cui seguirà “Dalla ricostruzione alla crisi energetica (1945 – 1971)” e “Dai confini municipali agli orizzonti internazionali (1972 – 2008). Nato dalla collaborazione tra le fondazioni ASM e Micheletti – e realizzato sulla base del patrimonio documentale e fotografico custodito dall’Archivio storico ASM – il progetto di ricerca è curato dai professori Giovanni Gregorini e Sergio Onger.
La nascita delle Municipalizzate in Europa e in Italia
Benché il titolo del libro riporti come data d’avvio della ricerca l’anno 1907, la vicenda che ha portato alla municipalizzazione dei servizi è ricostruita a partire dai primi decenni dell’800, quando precise dinamiche economiche e sociali spinsero le amministrazioni pubbliche a dare risposta alla domanda di servizi collettivi in una città che si stava profondamente modificando.
Bisogna ricordare che già da quell’epoca iniziano i processi dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione: la città si espande, congloba i piccoli comuni suburbani, mentre dalla società emerge la domanda di nuovi servizi. Parallelamente, all’aumento della popolazione ed alla vetustà degli impianti – l’acquedotto longobardo, soprattutto – consegue che frequenti siano le epidemie di colera dovute alla permeabilità tra i vasi fognari e le condutture dell’acqua potabile.
Dalla fine del XIX secolo in tutta Europa si assiste ad una presa d’atto della nuova realtà sociale; in Italia, in particolare, la legge Giolitti n. 103 del 29 marzo 1903 concede ai Comuni la possibilità di dar vita ad aziende speciali autonome preposte alla gestione di acquedotti, impianti per l’illuminazione pubblica, distribuzione di forza motrice, trasporti collettivi, telefonia ed ulteriori altri campi d’attività. L’idea di fondo è espressa dalla consapevolezza che i servizi in concessione ai privati siano più orientati al profitto che non al benessere collettivo.
Con la legge Giolitti, la municipalizzazione trovava la sua motivazione giuridica nell’individuazione di una branca dell’attività dello Stato e degli enti pubblici il cui strumento era l’amministrazione e che aveva comune scopo la cura dei bisogni collettivi. I Comuni furono ritenuti in grado di perseguire finalità pubbliche, giudicate di per sé sufficienti a legittimare l’intervento in ambiti riservati alla libera iniziativa, mediante l’istituto della municipalizzazione, a cui si attribuiva una migliore capacità di perseguire finalità sociali. La legge elencava i servizi che i Comuni potevano assumere e attribuiva all’ente locale la nomina degli organismi dirigenti (direttore generale e commissione amministratrice), l’approvazione dei bilanci preventivi e consuntivi, la fornitura del capitale necessario per la dotazione e per eventuali successivi incrementi, anche mediante il ricorso a istituzioni finanziarie.
Sergio Onger, op. cit., pag. 16
Il comune di Brescia come garante dell’interesse collettivo
La popolazione di Brescia del 1861 ammonta a 40.000 abitanti, che già nel 1901 sono diventati 70.000. Il Comune si trova ad un bivio operativo: da un lato potrebbe porsi come mero soggetto esterno e regolatore delle libertà individuali; dall’altro come soggetto garante dell’interesse collettivo, attivamente coinvolto negli spazi del libero mercato. La legge Giolitti riflette le esigenze di ammodernamento, reso sempre più evidente dal processo di industrializzazione e dai conseguenti movimenti migratori; è rilevante notare però che già dall’anno prima, dal 1902, l’amministrazione cittadina aveva costituito una Commissione incaricata di svolgere uno studio di fattibilità riguardo all’eventuale municipalizzazione di servizi.
Gli autori illustrano sotto i diversi profili la storia della municipalizzazione di diversi servizi: i trasporti e l’energia elettrica tra il 1907 ed il 1908 (e l’annosa contrapposizione con la Società elettrica bresciana), la fabbrica del ghiaccio ed il servizio di conservazione delle carni macellate, a cui seguiranno la gestione del gas (1924), dell’acqua e dal riscatto della Centrale del latte, successivamente municipalizzata (1934).
L’Azienda assorbe più servizi, riducendo i costi per economia di scala e già dai primi anni del ‘900 i profitti consentono di fronteggiare nuove spese senza ricorrere all’aumento dell’imposizione fiscale: si realizzano così l’acquedotto di Cogozzo, l’ospedale degli infettivi, il mercato del bestiame, l’ampliamento della stazione ferroviaria, la sistemazione del fiume Garza e l’istituzione di scuole comunali per i “granulosi, i tignosi e i tardivi”.
I rapporti tra l’Azienda ed il regime fascista
Ampio spazio viene riservato alla ricostruzione dei rapporti tra l’Azienda ed il regime fascista, che mal sopportava quello che veniva considerato retaggio del municipalismo socialista. Figura preponderante e, spesso, risolutiva è quella di Alfredo Giarratana, fascista dell’area moderata e con una chiara visione imprenditoriale: il testo ne ricostruisce la parabola a partire dal 1926 fino alla sua emarginazione del 1941, anche se, in realtà, il suo intervento si protrarrà per alcuni mesi successivi. Gli anni della presidenza Giarratana portano a risultati significativi sia sotto l’aspetto economico che del miglioramento dei servizi, ma ancor più rilevante è il tasso di innovazione tecnologica ed il forte orientamento al risultato.
L’idea ispiratrice dell’ingegner Giarratana, nel corso del quindicennio che lo vide alla guida dell’Azienda, fu improntata a una sorta di “collaborazione responsabile” con il Comune, con l’obiettivo di fornire “in autonomia” servizi di pubblica utilità, ma condividendo scelte e decisioni e sostenendo allo stesso tempo le entrate municipali.
Maria Paola Pasini, op. cit., pag. 179
La città moderna
Il periodo indagato dagli autori vede un contesto generale di sviluppo economico, di progresso generalizzato e di un relativo miglioramento delle condizioni di vita. L’illuminazione diffusa, prima utilizzando il gas e successivamente l’energia elettrica, rende più agevoli e sicuri gli spostamenti notturni, a cui consegue la possibilità di incrementare i turni di lavoro nelle fabbriche con un maggior sfruttamento degli impianti produttivi.
La cittadinanza viene sollecitata ad acquistare dispositivi utili nella vita quotidiana, alimentati a gas, permettendo la rateizzazione della spesa. L’utilizzo del trasporto pubblico viene incrementato, inizialmente con la sostituzione degli omnibus privati con i primi tram a cavalli, poi elettrificati, e successivamente con le filovie su gomma appese ai fili elettrici.
Lo studente, la sartina, l’impiegato, il commesso che vogliono raggiungere la scuola, il laboratorio, l’ufficio, il negozio, saltano sul filobus per fare presto, magari da Porta Venezia al Corso, dal Corso a Porta Trento. Sradicarli dalle loro abitudini ormai non è facile e in tal modo – a meno che con un provvedimento drastico non si tolga di mezzo anche il filobus – le vetture saranno sempre affollate.
Marcello Zane, op. cit., pag. 262 – citazione dal “Popolo di Brescia” del 12 Novembre 1942
Con il trasporto pubblico anche la percezione della città cambia: si possono frequentare scuole e fabbriche anche distanti, i quartieri serviti vedono incrementare il valore degli immobili, alcune tratte possono essere utilizzate per le gite domenicali.
Il racconto si conclude tra le macerie della seconda guerra mondiale. I servizi sono ridotti, tagliati, spesso cessano del tutto. Davanti a questo tragico scenario chiudiamo il libro, che ha narrato una storia davvero molto interessante, ricca di emozioni ed estremamente ben documentata. L’alternarsi degli autori risulta particolarmente ben architettato e rende avvincente la ricostruzione di un periodo di storia economica e sociale che ha portato alla modernizzazione della città.
Infine, il volume contiene alcune foto d’epoca che illustrano parti di Brescia che non esistono più, abbattute dal piccone demolitore del regime fascista, e scorci di vie difficilmente riconoscibili.

Titolo: Storia dell’Azienda servizi municipalizzati di Brescia – Volume I. La municipalizzazione dei servizi tra età giolittiana e fascismo (1907 – 1944)
Autore: AA.VV. – a cura di Giovanni Gregorini e Sergio Onger
Editore: Il Mulino, 2024
Genere: Saggio
Pagine: 325
EAN: 978 8815390196
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