“Storia di Mènega”: tra politica e impegno sociale, il ricordo di una donna comune ma straordinaria

Ho conosciuto Mènega nel 1976: io avevo 21 anni, le ne aveva 72. Io ero curiosa di conoscere la sua storia, andavo spesso a trovarla: volevo sapere di questa donna intelligente, libera, indipendente. Sicuramente fuori dagli schemi.

Storia di Mènega – Marinella Rossi – p. 7

La storia personale di Domenica Arici – detta Mènega – va di pari passo con quella di un paese nell’arco di 50 anni, tra il 1910 e il 1960. Una vicenda come tante, scandita dal susseguirsi di avvenimenti ineluttabilmente legati alla Storia con la esse maiuscola che hanno gettato la loro ombra anche fra le strade e le case e le vite degli abitanti di Botticino.

Nata nel 1904 a Mattina (Comune a quei tempi autonomo, sarebbe stato accorpato a Sera e San Gallo nel 1928 – N.d.R.), Mènega ha intensamente e in prima persona vissuto i due conflitti mondiali, il fascismo, la Resistenza e la ricostruzione del dopoguerra dando il proprio appassionato contributo alla realizzazione di una società più giusta e libera.

Un’impronta concreta, ricca di un vissuto quotidiano pieno di sfide e difficoltà, che ha segnato nel profondo l’autrice di “Storia di Mènega” (GAM Editrice), Marinella Rossi, ex bibliotecaria e custode della memoria di questa donna semplice, forte e battagliera.  

Marinella e Domenica si incontrano quando la prima è già in età avanzata e la seconda una giovane alle prime esperienze sociali e politiche. Da subito le storie e le esperienze che Mènega ha da raccontare affascinano Marinella e presto alla stima si aggiunge l’affetto per una donna che da lì in avanti contribuirà alla sua formazione etica e civile. Perché il terreno comune, seppure con un vissuto molto diverso, è il medesimo ed è fatto di parole come giustizia, libertà, fratellanza, solidarietà, pace e speranza.

Mènega racconta, condivide, mostra documenti e fotografie dell’epoca e Marinella, appassionata di Storia, ascolta e prende nota. Arriva a raccogliere un corposo materiale che però, a causa degli impegni universitari prima e di quelli familiari e lavorativi in seguito, rimarrà in un cassetto fino al periodo del pensionamento e dell’isolamento per il Covid. Una volta ripresi in mano gli appunti – a svariati anni dalla morte dell’amica, scomparsa nel 1985 – Marinella Rossi li approfondisce facendo ricerche all’Archivio di Stato e li arricchisce con le testimonianze di altri concittadini. Ecco quindi che prende forma la voglia di ricordare e omaggiare una persona semplice e al contempo straordinaria. 

La voce di Mènega accompagna il lettore passando per i conflitti mondiali, le manifestazioni dei pacifisti di Mattina, l’aiuto ai partigiani durante la Resistenza, la liberazione, il voto alle donne, l’appoggio alle lotte sindacali dei cavatori del marmo. La voce di Marinella, invece, è al servizio della passione civile, dell’impegno politico e della partecipazione attiva alla vita della comunità che ha contraddistinto l’esistenza di Domenica Arici. 

Della vita privata di questa donna, a parte gli accenni alla sua famiglia d’origine, non emerge nulla, forse per pudore o forse semplicemente perché l’autrice ha preferito restituire il suo ruolo pubblico, la figura di una donna profondamente attenta ai concittadini, ai giovani, alle altre donne che con lei hanno condiviso battaglie di ogni tipo con tenacia e determinazione.

Emerge in particolare il grande interesse di Ménega nei confronti dei ragazzi, quelli che lei, in onore di Gianni Rodari, autore di cui ammirava lo spirito pacifista e l’uso rivoluzionario della parola e dell’immaginazione come strumento di liberazione, chiamava i suoi “pionieri” (negli anni ’50 Rodari diresse, su iniziativa del Partito Comunista, il settimanale “Pioniere” – N.d.R.).

Con grande senso pratico e spirito d’iniziativa, fu proprio per bambini e ragazzi di ogni età che promosse attività ricreative preparando spettacoli teatrali e di intrattenimento, che vennero messi in scena anche al di fuori di Botticino (per esempio in occasione di un festival dell’Unità in Castello a Brescia). Gli incontri avvenivano alla “Baraca”, uno spazio che divenne ben presto aperto a tutti, giovani e meno giovani, in uno spirito comunitario fatto di orchestrine, canti e balli. Un’esperienza che significò tanto nel periodo del dopoguerra contribuendo a risollevare gli animi fiaccati da anni difficili e traumatici e che si concluse nei primi anni ’60, quando la “Baraca” venne smantellata per essere sostituita, in un’altra zona del paese, dalla sede più istituzionale della nuova Casa del Popolo.

La storia di Mènega è una storia a più voci, che dalla protagonista passa a una testimone e giunge fino a noi anche attraverso i documenti e le fotografie in bianco e nero che arricchiscono il volume. Una su tutte mi sembra sia particolarmente evocativa: è quella scelta per la copertina e ritrae una sorridente Mènega circondata da un gruppo di donne di diverse età (più il nipote), altrettanto gioiose e solari.

“Ricordi del 10 giugno 1953” ho scritto sul retro della foto di gruppo di donne che mostrano contente la prima pagina del “L’Unità” dove si legge che la Legge truffa non è passata. È stata dura ma ce l’abbiamo fatta. Un anno dopo la legge verrà abolita.

Storia di Mènega – Marinella Rossi – p. 124

Storia di Mènega

Titolo: Storia di Mènega
Autrice: Marinella Rossi, 2024
Editore: GAM editrice

Genere: Memoir
Pagine: 143
ISBN: 9791281717053

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