Itinerari poetici in un presente imbevuto di passato nello “Stradario sentimentale” del Garda di Francesco Permunian
Recensione di Federico Migliorati per Brescia si legge
“Occuparsi del passato, il proprio e quello dei propri cari defunti, è ciò che fantasmi e scrittori hanno in comune”
(W. G. Sebald, Tessiture di sogno)
Vi sono scrittori che solo distanti dalla propria piccola patria ne hanno saputo fare il teatro della propria immaginazione (si pensi a Bassani e alla sua Ferrara), mentre altri, come Francesco Permunian, veneto d’origine ma stabile da oltre quarant’anni sul Garda, che hanno concepito il sostare quale elemento primigenio del narrare.
Il lettore potrà accorgersi di ciò con “Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo”, il librino che Oligo Editore, pregiata realtà culturale mantovana che sforna a ripetizione chicche curiose e originali, ha dato da poco alle stampe con l’illustre prefazione di un altro scrittore d’eccezione, Andrea Caterini, e con le fotografie d’antica bellezza di Pino Mongiello.
Itinerari sentimentali e poetici di un flâneur stanziale
“Svagata e frammentaria” è l’espressione con cui definisce la breve opera il già bibliotecario di Desenzano del Garda, da lui letta e riletta più volte l’estate scorsa prima di licenziarla definitivamente: eppure se ci introduciamo con entusiasmo nel percorso sentimentale, certo, ma anche geografico, storico, poetico non possiamo che scoprire una sorta di trama, un fil rouge che collega scatti a considerazioni, in un vicendevole scambio di testimone.
Come un animale selvatico, Permunian frequenta sempre più la “tana” del suo lago, le pendici del Baldo, l’aggrovigliata matassa di strade che da una sponda all’altra si incuneano su per i monti offrendo panorami ineguagliabili che già Kafka e Goethe ebbero modo di godere, e non a caso richiamati in più occasioni nel librino: il Benàco come un atlante della migliore letteratura europea, in effetti, come topos personale e ideale di una scrittura.
È un flâneur stanziale, un vagabondo domestico della letteratura e della geografia lo scrittore di Cavarzere che ci accompagna nella sua quotidianità tra una passeggiata e l’altra (come non pensare di primo acchito al “passeggiatore solitario” di Jean-Jacques Rousseau e alle sue fantasticherie?) partendo, e non poteva essere diversamente, da quella Villa Brunati di Rivoltella che lo ha visto per molti anni in tolda di comando della biblioteca, passando per l’adorata Sirmione catulliana dove egli ci confessa la sua innata passione per Maria Callas, arrivando a Peschiera per salire sino alla Malcesine che vide l’arresto di Goethe e ridiscendere dalla Gardesana per concludere lungo piccole strade quasi sconosciute.
Un assaggio del nostro tempo imbevuto nel passato
In definitiva questo è, o perlomeno vorrebbe essere, un piccolo libro d’ore. Ore dileguate tra le nebbie di un tempo che sembra ormai remoto, dal quale risale ancora qualche tenue barlume di luce. Qualche labile eppur tenace frammento di memoria.
F. Permunian, Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo, p. 49
Ma si sbaglierebbe chi pensasse a “Stradario sentimentale” come a un puro e semplice “taccuino” di viaggio, seppur ridotto e limitato nelle pagine. Non è una guida turistica, va da sé, e non è nemmeno una trattazione di luoghi e di nomi, tutt’altro: si tratta, come confesso lo stesso autore, di un libro d’ore, di quelli che tanto piacerebbero al poeta, bibliofilo ed editore monteclarense Vittorio Zanetto il quale del resto ideò anni orsono una fortunata collana (Libri di un’ora) dedicata specificamente alla poesia: vi troviamo, dunque, un assaggio del proprio tempo, di un presente imbevuto fortemente di un passato più o meno lontano che ricompare fortuitamente avviluppando ogni altro ricordo.
E nel passato è vissuta Ada Sandri, maestra elementare di origini veronesi, madre di Maria Beatrice cioè della sposa di Permunian, entrambe scomparse nel 1982. Ripercorrere “per caso” la sua esistenza significa penetrare almeno in parte nella storia d’Italia, nel Ventennio fascista, nelle difficoltà della “missione” di docente, tra privazioni e patimenti, ma soprattutto conservare uno sguardo sulle vicende e sui paesaggi che ci viene così tramandato. Scavando a fondo tra i registri dell’epoca siamo coinvolti nelle lagnanze lasciate dalle insegnanti sui registri di classe con le traversie quotidiane negli spostamenti da un posto all’altro nell’indifferenza delle istituzioni. E se da un lato è la penna dello scrittore che tratteggia un paesaggio umano ancora vivo nella memoria e a cui non difetta certo quella caratteristica assai rara della parresìa, dall’altro è l’occhio di un fotografo attento e meticoloso a completare l’opera con immagini che fermano il tempo e l’attimo del golfo di Salò, delle limonaie sulla sponda bresciana, di torrenti e fiumi ancora apparentemente incontaminati, di case coloniche e di strade delle forre, un patrimonio unico dispiegato su tre regioni e altrettante province.
Tutto si tiene nello “Stradario sentimentale”: parole e panorami, vista e sentimento, in un nostalgico tuffo all’indietro, verso ciò che non è più, ma che pure riemerge dagli sprazzi della mente e verso l’oggi che è ancora carico di una bellezza spesso nascosta agli occhi dei più. Il librino dà forma a quella concezione del territorio, segnatamente del Garda, come di un mosaico antropologico ricco di contrasti e di commistioni, di recuperi e di ricordanze che ci consente, se ci impegniamo a fondo, di “farci dimenticare per un istante gli amori passati e gli amici perduti”.
Titolo: Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo
Autore: Francesco Permunian (fotografie: Pino Mongiello; collaborazione: Fabio Coltri)
Editore: Oligo, 2023
Pagine: 70
ISBN: 9791281000315