Il Capitano Spadafora alle prese con un intricato cold case nel nuovo romanzo di Gian Luca D’Aguanno

«L’edificio accanto al mausoleo è la chiesa di San Fiorano, di epoca medievale. Un tempo qui sorgeva un monastero. Se non ricordo male, nel Medioevo era frequente seppellire i morti accanto alle chiese. Potrebbe essere che lo scheletro ritrovato risalga a quell’epoca e che qui ci fosse un piccolo cimitero».

Spadafora accennò un sorriso ironico. «Non mi risulta che nel Medioevo le persone indossassero jeans e orologi da polso».

Gianluca D’Aguanno, La Tomba del Cane, pag. 32

È forse uno dei luoghi più curiosi della città per la sua architettura insolita e per quel nome difficilmente spiegabile: la Tomba del Cane. Appollaiato sul monte Maddalena, a due passi dal centro, ma in posizione sufficientemente elevata da sovrastare la città ed essere riconoscibile a distanza, il monumento caratterizza lo skyline cittadino da quando, nel 1860, fu costruito su progetto di Rodolfo Vantini per ospitare le spoglie (che mai vi furono deposte) di Angelo Bonomini. Proprio questo enigmatico cenotafio, con i suoi misteri, è il nucleo attorno a cui si sviluppa l’appassionante vicenda del nuovo romanzo di Gianluca D’Aguanno, “La Tomba del Cane” (Mannarino Editore, 2025), terzo capitolo della saga poliziesca del fascinoso Capitano Spadafora.

L’escavatorista si sporse per osservare tra i denti d’acciaio della benna. La vista lo fece trasalire: intrappolati tra le lame metalliche spuntavano brandelli di tessuto logoro, residui di un indumento consunto dal tempo.

Un brivido gli attraversò la schiena. Saltò giù dalla cabina e si avvicinò con passo incerto al mucchio di terra appena sollevato. Tra il materiale accatastato nel cassone del camioncino spuntavano delle ossa, scure e disarticolate. Il fiato gli si spezzò in gola e il cuore accelerò: le gambe di un corpo umano emergevano dalla terra, staccate dal resto del cadavere che giaceva ancora sepolto.

Gianluca D’Aguanno, La Tomba del Cane, pag. 16

È il 17 settembre 2021. Brescia, ancora nel pieno della pandemia Covid-19, si muove a velocità ridotta per le restrizioni imposte dal contagio. Anche i reati, di conseguenza, sono in calo, persino gli omicidi. Ma il torpore che avvolge la città viene sconvolto dal ritrovamento casuale di uno scheletro presso la Tomba del Cane. Si tratta di un cold case, come le serie Tv ci hanno abituato a chiamarli: uno di quei delitti sepolti dal tempo o irrisolti. Le evidenze scientifiche portano presto le forze dell’ordine a identificare in quei resti Mauro Bertani, giornalista bresciano scomparso nel 1992 in circostanze mai chiarite.

Al Capitano dei Carabinieri Roberto Spadafora e alla sua squadra viene affidato il compito di indagare sul macabro ritrovamento che appare in breve tempo essere l’indiscutibile frutto di un omicidio. Ma chi ne è l’autore? Come ricostruire i frammenti di una vicenda risalente a vent’anni prima quando ormai i ricordi dei possibili testimoni sono sbiaditi, quando alcune delle persone coinvolte nella vita di Bertani sono già morte e molti dei possibili indizi legati alla vittima sono andati perduti o distrutti?

Spadafora accennò un sorriso ironico. «Dobbiamo dubitare di tutto per principio. È disgustoso, ma necessario. L’ispettore Derrick lo ripeteva sempre.»

Gianluca D’Aguanno, La Tomba del Cane, pag. 127

Il Capitano Spadafora non è nuovo a indagini difficili. Nei precedenti volumi l’avevamo trovato impegnato a dipanare il bandolo di un crimine connesso al terrorismo brigatistico (Il terzo vizio, Mannarino Editore, 2022, già recensito qui) e a chiarire le circostanze di un apparente suicidio (Il verso delle parole, Mannarino, 2023, vedi qui).

In continuità con gli altri romanzi, Gianluca D’Aguanno assegna anche questa volta al suo eroe un caso che, per essere risolto, richiede di scavare nel passato, di andare a ritroso nelle vite altrui, riportandoci in un mondo in cui cellulari e computer a malapena esistevano e in cui il sogno dell’Italiano medio era vincere al Totocalcio per poter cambiare vita. Il romanzo ci proietta così in uno dei momenti più delicati del recente passato del nostro Paese: quel 1992 in cui, a seguito dell’arresto in flagrante di Mario Chiesa colto nell’atto di riscuotere una “mazzetta” per un appalto, deflagrò l’inchiesta Mani Pulite che mise in luce il coinvolgimento di importanti nomi della politica e dell’imprenditoria in un sistema di corruzione e tangenti. Come è noto, il conseguente scandalo mediatico fu tale da scuotere alla base l’intero impianto della cosiddetta “prima Repubblica”.

Nell’indagine sulla morte di Bertani, Spadafora si trova, dunque, a rivangare in un mondo di intrecci in cui la collusione dei politici con gli interessi di club ‘ndranghetini e di imprenditori senza scrupoli arriva a coinvolgere anche militari dell’Arma. Ma non si tratta dell’unica possibile pista di indagini: avanzando fra le pagine del romanzo, il lettore scoprirà ben presto che molte sono le persone che, per diverse ragioni, avrebbero potuto volere la morte di Mauro Bertani. Mentre Spadafora indaga con la sua usuale ostinazione, la stampa getta fango sull’operato delle forze dell’ordine e i superiori di grado pretendono una risoluzione del caso tempestiva, senza arrecare disturbo a chi non va disturbato…

Spadafora sapeva bene cosa significasse rispettare l’autorità e le regole. Cresciuto in una famiglia di tradizioni, aveva imparato presto l’importanza della disciplina, dell’ordine, ma anche del rispetto reciproco. La divisa che indossava non rappresentava un simbolo di potere, bensì un impegno a proteggere, a servire la giustizia senza compromessi. Ogni volta che si trovava di fronte a uomini che usavano il proprio ruolo per opprimere gli altri, sentiva una fiamma accendersi dentro di sé, una collera che non riusciva a soffocare. Non era solo indignazione, era un senso profondo di tradimento verso quei valori che lui, e tanti altri, avevano giurato di difendere.

Gianluca D’Aguanno, La Tomba del Cane, pag. 42

Se la complessa trama poliziesca è senza dubbio uno degli elementi che rende “La Tomba del Cane” un romanzo avvincente, la precisione nella ricostruzione dei procedimenti d’indagine è probabilmente uno degli aspetti che più colpisce il lettore. Gianluca D’Aguanno, Tenente Colonnello dei Carabinieri in servizio a Brescia, impreziosisce il racconto giallo con particolari che derivano da un’esperienza pluridecennale sul campo.

Come si procede al pedinamento di un’automobile in mezzo al traffico?  Sapete che esiste il Ri.Sc., il sistema informativo nazionale in cui confluiscono tutti i dati delle persone scomparse? Quali vie percorrere per individuare un legame fra due persone che si sospettano essere implicate nella stessa vicenda? Quando si può disporre il fermo di un indiziato?

Roberto Spadafora procede abile nella sua determinazione di restituire alla giustizia il colpevole, accompagnato da vecchi e nuovi collaboratori che, in questo nuovo episodio della saga, assumono una dimensione sempre più definita e caratterizzata.

Anche il personaggio di Spadafora viene approfondito rispetto agli episodi precedenti, così che il lettore ha modo di conoscere e apprezzare ancor di più gli aspetti che caratterizzano non solo il militare, ma soprattutto l’uomo: la sua ironia, i suoi interessi, alcuni episodi del suo passato e, soprattutto, la sua non poco complicata vita sentimentale, per cui non si scorge, per ora, alcun lieto fine.   

Da rilevare, infine, che il romanzo esce anche questa volta corredato da un’intrigante copertina realizzata da Alessandro Zelasio, collega e amico dell’autore: come nelle precedenti, Spadafora vi viene rappresentato in uno dei luoghi simbolo di Brescia che è in questo caso, come è ovvio aspettarsi, la Tomba del Cane. Non solo una piacevolissima lettura, dunque, ma anche un’occasione per riscoprire uno dei monumenti più noti ai Bresciani, forse fino a ora non valorizzato tanto quanto meriterebbe.


Titolo: La Tomba del Cane. La terza indagine del Capitano Spadafora
Autore: Gianluca D’Aguanno
Editore: Mannarino 2025

Genere: romanzo giallo
Pagine: 320
EAN: 9791259660657

Silvia Lorenzini

Bresciana, laureata in Lettere Classiche presso l'Università di Pavia. Ha trascorso anni a girovagare fra la Germania e l'Inghilterra per ragioni di studio, di lavoro e di amore. Dal 2005 insegna Italiano e Latino in uno dei licei cittadini. Appassionata di storia locale, adora la montagna, la musica, i libri e non saprebbe vivere se le mancasse anche solo una di queste tre cose.

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