“Tutti se ne vanno”: fuggire e ricominciare nel coinvolgente esordio di Nicola Brami

Recensione di Francesca Cocchi per Brescia si legge

Cosa succede quando si è costretti a mollare tutto e a ricominciare da zero? Cosa vuol dire decidere di lasciarsi il passato alle spalle e partire alla ricerca di un futuro in grado di entusiasmare?

Davide è un trentaquattrenne bresciano che nel giro di poco tempo ha perso il lavoro, l’amore di una vita e la casa. Ha perso sé stesso, ma desidera costruirsi un nuovo futuro e scappare dalla prevedibile vita di paese a casa dei genitori; sceglie quindi di partire. Meta di questo viaggio di sola andata sono l’uggiosa Dublino e un ostello in cui si intrecciano le storie di ragazzi e ragazze che, come lui, lottano per trovare la loro strada tra amori improvvisi e lavori precari, tra sogni infranti e paure, tra sbornie in discoteca e responsabilità da affrontare.

Nel suo romanzo d’esordio “Tutti se ne vanno” (La Torre dei Venti, 2020 – acquista qui), l’autore bresciano Nicola Brami, giocando con finzione e realtà, trasforma la sua esperienza personale nel ritratto universale di una generazione alla ricerca di stabilità in un mondo che sembra offrire solo precarietà e incertezze.

Un volo di sola andata

È strano. Me sto qui, seduto al tavolo di un fast food, in compagnia di sette sconosciuti di cinque nazionalità diverse, pensando come entrare nelle grazie di una vedova ventiseienne, quando solo poche ore fa ho preso il mio primo volo di sola andata.

Nicola Brami, “Tutti se ne vanno”

Davide arriva a Dublino con uno zaino di undici chili sulle spalle, un conto in banca ormai esaurito e l’obiettivo di trovare al più presto un lavoro. Troppo al verde per potersi permettere una stanza tutta per sé, opta per un ostello, sistemazione inizialmente provvisoria che diventerà però per sei mesi la sua dimora stabile.

I primi capitoli del romanzo, brevi e intensi, trasmettono la frenesia e l’incertezza delle prime giornate a Dublino, dove la ricerca di nuovi punti di riferimento passa attraverso folli serate in discoteca e feste in case sparse per la città durante le quali alcool e droghe permettono di socializzare con facilità, abbattendo timidezze e barriere linguistiche. Sconosciuti provenienti da ogni parte del globo, incontrati solo poche ore prima, si trasformano così in amici e compagni d’avventura. C’è chi cerca lavoro e chi vorrebbe trovare una casa, chi desidera sposarsi e chi vuole solo fare festa; ma tutti, in fondo, sono accomunati dalla medesima sensazione di smarrimento e dal desiderio di provare a dare un senso alla loro vita.

Pagina dopo pagina, l’euforia dei primi giorni lascia spazio alla monotonia di una vita in ostello sempre più lenta, dove la condivisione degli spazi non riesce sempre ad allontanare la solitudine. Trovare lavoro è infatti più complicato del previsto e i pochi colloqui sostenuti si rivelano un insuccesso; i curriculum inviati non ottengono alcuna risposta, i soldi scarseggiano e la piccola Dublino sembra non poter offrire opportunità culturali entusiasmanti.

Una vita di incertezze e precarietà

Per la mia età, sto sbagliando tutto. I miei amici sono sposati o fidanzati da tempo, qualcuno ha figli. C’è chi sta facendo carriera e chi ha lavori ordinari, ma sicuri e rispettabili. Io non ho una casa. Vivo in ostello da quasi quattro mesi. Vendo i giornali in nero. Non ho una relazione stabile né con una ragazza né con i miei nuovi amici.

Nicola Brami, “Tutti se ne vanno”

La routine quotidiana cambia quando, grazie a un contatto conosciuto casualmente in ostello, Davide inizia a vendere giornali a bodo delle strade agli automobilisti che all’alba si recano in ufficio. Un lavoro in nero e precario, che gli permette di avere delle piccole entrate, ma che lo porta anche a dubitare delle sue scelte di vita e a temere di aver sbagliato tutto per la sua età. Infatti, a trentaquattro anni i suoi coetanei costruiscono famiglie e fanno carriera, lui invece vive alla giornata e condivide l’ostello con ventenni che a volte sembrano avere idee più chiare delle sue.

Una sera, nella confusione della sala comune dell’ostello, Davide si imbatte in Delphine, una ventenne francese che si è concessa un anno sabbatico per viaggiare per tutta Europa e nel frattempo capire quale delle sue due grandi passioni seguire all’università, l’arte o la teologia. Tra i due si crea fin da subito una fortissima connessione, ma nella precaria vita di Davide, anche le storie d’amore non possono offrire certezze e la relazione con Delphine si traduce in un continuo allontanarsi per ritrovarsi e poi perdersi ancora senza la possibilità di darsi una vita insieme.

Stanco di questa perenne instabilità, Davide decide di darsi un ultimatum. Si concede un mese di tempo per trovare un vero lavoro prima di alzare definitivamente bandiera bianca e tornare sconfitto in Italia. Ma proprio quando tutto sembra ormai perduto, un barlume di speranza si prospetta all’orizzonte e gli consente di tornare a sperare nel futuro.

Il romanzo corale di una generazione smarrita

I giorni passano, tutti più o meno simili. A volte me la spasso con i nuovi amici che mi sono fatto, altre volte cerco lavoro per strada o su internet. In entrambi i casi, provo spesso un senso di solitudine che, in base alle circostanze, può essere vago o piuttosto acuto, e che riesco a tenere sotto controllo grazie alle telefonate alla famiglia e agli amici di una vita.

Nicola Brami, “Tutti se ne vanno”

La narrazione in prima persona e al presente, punto di forza principale dell’opera, rende “Tutti se ne vanno” una sorta di coinvolgente diario in tempo reale in cui dialoghi serrati si alternano a più ampie e pregevoli sezioni descrittive. Il romanzo si rivolge idealmente a un pubblico di lettori che, come Davide, sanno cosa vuol dire essere disposti a ripartire da zero, zaino in spalla, per costruirsi giorno per giorno una nuova vita fatta di sacrifici e di sogni da realizzare.

“Tutti se ne vanno” è infatti un romanzo corale nel quale la storia di Davide si intreccia con quella delle persone da lui conosciute a Dublino, diventando così il racconto internazionale di una generazione smarrita e costretta a fare dell’incertezza il suo punto di forza. Nella precarietà della vita irlandese raccontata da Davide, l’unico elemento in grado di trasmettere stabilità è l’ostello, che assume i contorni di un microcosmo fuori dal tempo e dallo spazio; sullo sfondo emerge una Dublino piovosa, una città internazionale dove lo stretto accento irlandese si mescola con lingue diverse, un luogo di passaggio da cui alla fine tutti se ne vanno.


Titolo: Tutti se ne vanno
Autore: Nicola Brami
Editore: La Torre dei Venti, 2020

Genere: Romanzo
Pagine: 352
Isbn: 9788891823298

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Francesca Cocchi

Nata nel 1996, è cresciuta in Valle Camonica e ha studiato tra Padova e il Belgio. Dopo la laurea magistrale in lettere classiche, si stabilisce a Brescia dove lavora come copywriter per il marketing. Filologa di formazione, predilige da sempre i grandi classici, ma non si lascia intimorire dagli autori contemporanei. Di carattere introverso, si trova a suo agio in viaggio, tra i libri e al tavolo di un buon ristorante.

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