“Un altro genere di storia”: quarantacinque anni di femminismo a Brescia nella storia del Collettivo Donne Sant’Eufemia

L’introspezione è stata la nostra dimensione, la nostra chiave di volta. A volte ci percepivamo già intere. Parlavamo una lingua comune, guardando dritte davanti a noi. Abbiamo osato essere diverse (diverse dalle altre donne, dalle nostri madri, da come ci avrebbe voluto la società patriarcale).
Marijlena in “Un altro genere di storia”, pag. 75

Un gruppo di donne, riunite in un collettivo attivo fin dal 1977, che decidono di raccontarne la storia in un libro scritto a più voci, arricchito da fotografie, materiali d’epoca e ricordi. Nasce con questi presupposti “Un altro genere di storia. Quarant’anni di femminismo”, volume edito da LiberEdizioni che ripercorre la vita del Collettivo Donne Sant’Eufemia, tra i più longevi di Brescia, in un racconto animato da sensibilità diverse e complementari che sarà di grande ispirazione per le lettrici e i lettori di ogni età. L’opera, curata da Ornella Adamoli, Fabiana Conti, Enrica Gheda, Luisa Longhi, Marilena Sandrini e Enza Zanoletti, è nata con il contributo del Comune di Brescia, la condivisione dei Consigli di Quartiere Brescia Est, nonché il supporto dell’Associazione Cascina Riscatto ODV (San Polo – Brescia).

L’attività politica tra donne e per le donne, il confronto, l’autocoscienza, le letture, l’organizzazione di incontri culturali, le lotte politiche per i diritti delle donne e per la parità di genere: questo era il tassello mancante al puzzle che raffigurava la mia esistenza.
Enrica in “Un altro genere di storia”, pag. 68

Nato alla fine degli anni Settanta, il Collettivo Donne Sant’Eufemia all’inizio è ristretto ma molto coeso. Il luogo è un piccolo borgo di Brescia, Sant’Eufemia appunto, che si distende tra la ferrovia a sud, le pendici del Monte Maddalena a nord, incuneato nella valle del torrente Carobbio. La sede, nonostante l’indole cosmopolita, fu per qualche tempo la casa personale delle componenti. Nell’arco di quattro decenni, il gruppo ha continuato il proprio percorso di crescita, coinvolgendo donne di generazioni diverse e promuovendo numerose attività di aggregazione nel quartiere.

Fin dagli esordi, l’impegno è quello di promuovere riflessioni e azioni politiche di genere, attraverso un dialogo attento con le varie istituzioni, le associazioni e i gruppi di donne della città, sollecitando cambiamenti culturali e nuovi processi di cittadinanza.

“Un altro genere di storia” ricostruisce le tappe di quel percorso coraggioso, fatto di attivismo e autoanalisi, frutto di un lavoro paziente, a volte doloroso, che non ha mai rinunciato a tenere insieme sensibilità diverse ma affini. Al tempo stesso il libro segna un ideale passaggio di testimone alle donne che verranno, alle future generazioni, che sapranno costruire altre visioni e nuove sintesi.

Perché il Collettivo?
– per essere libera di pensare in modo autonomo fuori dagli stereotipi;
– per essere me stessa donna pensante che non deve rendere conto a nessuno per ciò che decide;
– per non subire i dettami di una società.
Fabiana in “Un altro genere di storia”, pag. 69

Nel saggio c’è la voce di generazioni diverse che però sono riuscite a vivere insieme tanti anni di femminismo, condividendo l’esperienza di impegno circolare senza direttive, di politica basata su una sorellanza che ha permesso a tutte di riconoscersi come valore reciproco. Anno dopo anno, le più giovani si sono avvicinate al gruppo portando la sensibilità della propria generazione. Così il femminismo storico degli anni Settanta è diventato un punto di partenza per costruire un cammino comune, declinando gli obiettivi in forme sempre nuove.

Oltre alle testimonianze delle varie componenti, il libro offre un’ampia selezione di illustrazioni, volantini e articoli di giornale “d’epoca”. Le riviste e i testi di riferimento sono svariati, e raccontano essi stessi una piccola storia del femminismo italiano: “Cassandra”, “Dalla parte delle bambine”, “Donne che corrono con i lupi”, riviste come “Noi donne” e “Effe”, periodici come “Sottosopra” e “Quaderni di via Dogana”, e l’archivio documentale della Libera Università delle donne di Milano.

Le storie raccolte nel volume ripercorrono inoltre, riportandoli alla luce, luoghi che sono stati riferimenti fondamentali per il movimento femminista bresciano tra cui l’Università delle donne “Simone de Beauvoir”, la Libera Università delle donne di Milano, l’Università di Verona, UDI, il Collettivo Donne via Volturno.

Mi sono emozionata quando hanno chiesto a noi “giovani” di contribuire; noi nuove arrivate, senza esperienza e sempre un po’ goffe, quasi meteore del gruppo.
Giuditta in “Un altro genere di storia”, pag. 84

In “Un altro genere di storia”, le donne del Collettivo di Sant’Eufemia raccontano le loro sfide e la loro amicizia, senza nascondere le difficoltà affrontate che sono parte essenziale di un percorso di crescita individuale e collettiva, cercando nutrimento e arricchimento personali al di fuori dei ruoli tradizionalmente riservati e talora imposti alle donne (figlia di, madre di, casalinga).

Grazie alle numerose testimonianze, così significative, ricche di spunti e di stimoli, per molti versi anche toccanti, le pagine di questo volume racchiudono un mondo, un pezzo di storia che merita una lettura attenta e profonda. Nonché un’accurata riflessione per il futuro.

Un libro che dà forza alle donne, soprattutto in un periodo storico in cui purtroppo le notizie di femminicidi, violenze di genere e diritti negati sono all’ordine del giorno. Un tributo alla forza e alla determinazione femminile, alla capacità delle donne di lavorare insieme, per costruire un bene più grande per tutta la società.


Titolo: Un altro genere di storia. Quarant’anni di femminismo
Autrici: Ornella Adamoli, Fabiana Conti, Enrica Gheda, Luisa Longhi, Marilena Sandrini, Enza Zanoletti (a cura di)
Anno di pubblicazione: 2023
Editore: LiberEdizioni
Genere: Saggio

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