Un solco profondo: tre secoli di storia italiana nel racconto delle vicende della famiglia Bettoni ricostruite da Marco Bencivenga

Nelle giornate di sole il panorama è mozzafiato.
Sopra: il cielo blu di Lombardia, così bello quando è bello.
Tutt’attorno: le montagne.
Sotto: uno specchio d’acqua profonda, più verde che blu. E Montisola, la perla al centro della conchiglia.
Sembra una cartolina:
Saluti da Vigolo, sponda bergamasca del lago d’Iseo.
Le radici della famiglia Bettoni si trovano qui. Dal 1300.

Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni, di Marco Bencivenga, pag. 27

Le brune alpine sono vacche resistenti, le più adatte ai pascoli in altura. Il loro latte, ricchissimo di grassi, è perfetto per la produzione di formaggi, merce redditizia e garanzia di sostentamento per generazioni di malgari. Accade anche a Vigolo, piccolo borgo di montagna sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo, dove a metà del Settecento vivono Giovanni Maria Bettoni e Maria Bettoni (stesso cognome e nessun legame di parentela, come accadeva di frequente nella provincia dell’epoca). Dal loro matrimonio, celebrato nel 1775 nella chiesa parrocchiale, nasce Benigno. Da ragazzo viene soprannominato Begni ostér perché, invece che lavorare in malga, decide di aprire un’osteria. Un’eccezione alla regola che vuole i Bettoni agricoltori e allevatori. Se le radici sono nelle Prealpi bergamasche, il futuro però è in pianura. È Giovan Battista Bettoni, negli anni Venti del Novecento, a percorrere le rotte della transumanza fino a Castrezzato, nel Bresciano. Al seguito ha la piccola mandria, ovviamente di brune alpine, e quel desiderio di riscatto che è nel DNA di famiglia. Con il trasferimento nella Bassa inizia una storia umana e imprenditoriale che abbraccerà tre province. Una storia che, nell’arco di tre secoli, accompagna i mutamenti del mondo agricolo e lo sviluppo, a tratti impetuoso e pieno di contraddizioni, di un intero Paese.

Generazione dopo generazione, la famiglia Bettoni ha tenuto fede allo spirito degli avi vigolesi, sperimentando il cambiamento e mediandone le contraddizioni. Il risultato è una storia corale che tiene insieme personalità forti e differenti, accomunate da caparbietà, pazienza e capacità di visione. Dipanarne gli intrecci e riannodarne i fili è una sfida complessa. La raccoglie il volume “Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni” (Compagnia della Stampa), scritto da Marco Bencivenga, scrittore e giornalista, già direttore de “La Provincia di Cremona” e caporedattore di “Bresciaoggi”.

Il paese di Vigolo in una cartolina d’epoca.

Nei primi mesi del 1937 Gianmaria Bettoni si lascia alle spalle Gottolengo e Isorella per spostarsi di qualche chilometro più a sud, al confine con Fiesse e le province di Mantova e Cremona.
A Gambara – ha saputo – ci sono ottime opportunità di sviluppo e le migliori condizioni possibili per avviare nuove attività.
Prima di firmare contratti Gianmaria va a verificare sul campo se le informazioni che ha raccolto sono attendibili o diffuse ad arte, per alzare i prezzi delle affittanze. Vuole vedere con i propri occhi le cascine che gli sono state proposte e toccare con mano la terra che dovrà coltivare.
Dopo un’intera giornata di ricognizioni, torna a casa con una nuova luce negli occhi. E uno strano fagotto fra le mani.
Apollonia capisce che è successo qualcosa di straordinario. Appoggia la scopa al muro, si asciuga le mani nel grembiule e si siede, perché le emozioni piegano le gambe.
Gianmaria scioglie il nodo che tiene uniti i quattro lembi del fagotto e ne mostra il contenuto.
«Guarda, Apollonia: guarda questa terra… È bellissima, grassa, sincera. Qui ci troveremo bene. Qui vivranno i nostri figli.»
Apollonia si alza, lo abbraccia. Ha il cuore in gola. Piange di felicità.
Ha trovato il suo posto nel mondo.

Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni, di Marco Bencivenga, pag. 49

Quella in cascina è, per definizione, una vita comunitaria. Il casale è un ecosistema in divenire che cambia quando qualcuno si sposa, quando i figli trovano la propria strada o quando arriva per tutti il momento di partire e ricominciare altrove con un nuovo progetto. Tra le mura di una comunità agricola, si misurano anche i rapporti di forza e si prova a fare i conti con il progresso. Dalla fine dell’Ottocento, anche in Italia questo microcosmo muta e si trasforma, assorbendo ai propri ritmi i cambiamenti sociali che investono il Paese. Marco Bencivenga li ripercorre attraverso la storia di una famiglia che ha saputo incarnare i valori e le ambizioni del mondo agricolo.

Così il volume si concentra sul passaggio dalle malghe alla pianura, ma anche sull’apertura alle innovazioni della chimica e della meccanizzazione, con il racconto ad esempio dell’importazione dagli Stati Uniti del primo trattore Mc Cormick. Sempre dall’America, a metà degli anni Settanta, i Bettoni apprendono le tecniche allora pionieristiche dell’inseminazione delle vacche basata su trapianto di embrioni e sono i primi a sperimentarle in Italia. Ogni scelta, anche la più coraggiosa, viene ben ponderata. A guidare ogni passo, suggeriscono le vicende raccontate nel libro, rimane sempre il buon senso. Accade per la fondazione della “Fraterna”, ideata per gestire le attività di famiglia, e da lì in poi per ogni acquisizione o investimento. Il legame con la tradizione non impedisce di guardare con curiosità ai nuovi paradigmi, dagli impianti di biogas ai vantaggi dell’economia circolare. L’obiettivo è sempre “fare bene l’agricoltore”, quello che il capostipite definiva “il mestiere più bello del mondo”.

Pionieristico è anche lo spirito che spinge Franco Bettoni a impegnarsi nell’associazionismo di categoria. Dalle prime esperienze di mobilitazione dal basso degli anni Settanta, arriva a ricoprire la carica di presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori. È il primo di una serie di traguardi di grande prestigio. Dal 1992 è presidente della Camera di Commercio di Brescia, carica che conserverà per ventidue anni. In qualità di rappresentante dell’imprenditoria bresciana, nel 1995 viene ricevuto dal sindaco di New York Rudolph Giuliani e a Wall Strett ha l’onore di azionare la campanella che dà inizio alle contrattazioni della giornata. L’attenzione di Franco Bettoni si rivolge, in tempi non sospetti, anche alla Cina e al ruolo che l’Asia avrebbe avuto negli interscambi mondiali. Da Brescia prendono il via numerosi programmi di partnership che vedono protagoniste imprese bresciane, in particolare nella zona speciale di Shenzhen.

Il progetto che contraddistingue gli anni più recenti, incidendo profondamente sulla nostra provincia, è però la realizzazione in project financing della Brebemi, la nuova autostrada inaugurata il 23 luglio 2014 che collega Brescia a Milano, realizzata da una società (BreBeMi Spa) presieduta da un Bettoni. A suggello di un percorso ricco di soddisfazioni, il 13 dicembre 2023 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nomina Franco Bettoni Cavaliere al merito della Repubblica.

Manifestazione di protesta dell’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia. Franco Bettoni sorregge la bandiera italiana con la mano sinistra (pag. 132).

Tutte le risorse vengono investite dalla Fraterna nell’acquisto di aziende, nella modernizzazione degli impianti o nella costruzione di nuove infrastrutture, dalle giostre di mungitura ai depuratori dei reflui. Perché questo impone lo spirito imprenditoriale che li ha sempre distinti e che rivendicano con orgoglio, sottolineando la propria autonomia e indipendenza. Lo slogan di famiglia è “mutui sì, sovvenzioni no”. L’obiettivo dichiarato: diventare imprenditori con le proprie forze, un’autentica rarità in un contesto caratterizzato dalle grandi proprietà nobiliari o dalla presenza di liberi professionisti (in genere notai e avvocati) che scelgono di investire i propri guadagni nella terra, ma senza mai diventare agricoltori in prima persona.

Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni, di Marco Bencivenga, pag. 195

La ricostruzione di Marco Bencivenga poggia su una grande mole di documenti. Alle testimonianze dirette e alle fonti più recenti, affianca un paziente lavoro su quelle più antiche, a cominciare dagli archivi parrocchiali che svelano dettagli preziosi e talvolta inediti. L’approccio è solo in parte cronologico. In molti capitoli l’autore sceglie di partire dai singoli protagonisti, rivelandone talenti e aspirazioni, successi ed errori. Tassello dopo tassello, l’epopea di famiglia si compone di una pluralità di voci. Tutte, anche quelle solo in apparenza fuori dal coro, rimandano a un Paese che oggi sembra lontano, in cui il lavoro non era soltanto fatica ma un modo per lasciare il segno.

Nella famiglia Bettoni, la vocazione di ciascuno e le legittime ambizioni personali non entrano mai in conflitto. Anche nei momenti difficili e nei passaggi più complessi, quando le attività si ramificano e diventa necessario affinarne l’impalcatura giuridica, a prevalere è sempre il richiamo dei legami parentali. È forse questo, sembra suggerire l’autore, il vero lascito che da Vigolo è giunto fino ad oggi: nella “Fraterna” il bene più prezioso è la comunione d’intenti.

Ai ritratti di chi ha messo al centro della propria vita l’agricoltura e la zootecnia, si aggiungono quelli di chi in famiglia ha seguito una vocazione diversa, in apparenza agli antipodi. È il caso di Franca Orizio, figlia di Maria Bettoni e Cesare Orizio, che diventa missionaria Paolina in Sudamerica, prima in Uruguay, durante la dittatura militare, poi in Argentina e Paraguay. A Montevideo persino le Figlie di San Paolo vengono sospettate di comunismo. “Le nostre pubblicazioni non devono contenere la parola libertà – ricorda suor Franca in un passo del libro. Tutto viene confiscato e persino la Bibbia latinonamericana è considerata comunista”.
Luisa Bettoni, invece, esprime la propria inclinazione artistica nella fotografia. I suoi scatti hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero, tra cui il premio “Imagine” nel 2016, con una foto scattata su “The Floating Piers”, opera creata da Christo sul lago d’Iseo, poi esposta come gigantografia dietro il Duomo di Milano. È tratta da un suo scatto anche la copertina del volume.
Per Marianna Bettoni la vocazione della vita è la medicina. Studia nella Milano degli anni Settanta, vivendo in prima persona i fermenti della contestazione. Il lavoro per Médecins Sans Frontières la porta in Etiopia, Sudan, Nicaragua, dividendosi poi tra Francia e Italia, con una famiglia che abita il mondo.

Gli impianti di biogas e i nuovi mangimifici dell’azienda agricola Barchetti di Levata di Grontardo di proprietà della famiglia Bettoni.

La storia della famiglia Bettoni si intreccia con quella delle banche e degli istituti finanziari che nello stesso periodo hanno dato forma a un sistema creditizio destinato a diventare fra i più dinamici e organizzati del mondo.

Dalla prefazione di Giovanni Bazoli, presidente onorario di Banca Intesa

“Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni” può essere letto come una grande epopea familiare e, al tempo stesso, come un racconto corale di donne e uomini, ciascuno impegnato a dare un’impronta speciale a un percorso comune. Le pagine scorrono veloci grazie a uno stile incalzante che mantiene sempre alto il ritmo, senza sacrificare l’accuratezza della ricostruzione e la complessità del racconto. L’apparato iconografico è un valore aggiunto fondamentale: ai numerosi scatti di famiglia si aggiungono immagini dagli archivi, da giornali e fonti dell’epoca.

Allargando lo sguardo, il libro diventa una riflessione sulla società di ieri e sui legami con quella di oggi. Molte pagine restituiscono uno spaccato rappresentativo di cosa sia stata la cultura cattolica a Brescia, nel momento in cui ha rivendicato i propri valori di riferimento come strumento di sviluppo e progresso. Raccontando l’amore della famiglia Bettoni per il lavoro in agricoltura, Marco Bencivenga cattura quella tensione al cambiamento e quel desiderio di incidere sulla realtà che per anni, anche in Italia, sono stati il vero e unico “ascensore sociale”. Vale quindi la metafora racchiusa nel titolo e nell’immagine di copertina: smuovere il terreno non è mai facile, ma ogni speranza di crescita è in quel solco ottenuto a fatica.


Titolo: Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni
Autore: Marco Bencivenga
Editore: Compagnia della stampa

Genere: Saggio
Pagine: 264
ISBN: ISBN 9788884869821

Roberto Bonzi

Nasce nel 1978 a Nuvolento. Fin da piccolo, ama la scuola alla follia: trascorre metà della giornata a leggere e scrivere, l'altra a convincere i compagni di non essere un secchione. Dopo la laurea in "Discipline economiche e sociali" all'Università Bocconi, inizia ad occuparsi di comunicazione, di fiere e di congressi. Nel frattempo, dopo una parentesi come vicesindaco e assessore all’istruzione e cultura del suo paese natale, continua a leggere e scrivere (Come lontano da Irene, 2010; Remigio ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la matematica, 2015; Centro Fiera del Garda. Nascita e sviluppo di un polo fieristico per la Lombardia orientale, 2017) e a spiegare in giro cosa non è.

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