Villa Calini Morando: l’evoluzione dell’imponente palazzo di Lograto e le sue ricchezze nel volume curato da Claudio Maffoni

A Lograto, paese della Bassa Pianura Padana dalla forte vocazione agricola, sorge l’imponente Villa Morando, costruita nel XVI secolo dai conti Calini. La storia del palazzo, dai suoi lavori di ampliamento nel Settecento fino al restauro conservativo nel Novecento, e le sue ricchezze storico-artistiche sono oggi raccontate in “Villa Calini Morando: storia, arte, rinascita”, un testo curato da Claudio Maffoni e pubblicato nel 2024 da Compagnia della Stampa – Massetti Rodella Editori in collaborazione con il Comune di Lograto.

Il volume, scritto a più mani da Giovanna Valtulini, Emilia Provezza, Caterina Anny Gardani, Daniela Garioni da anni impegnate a studiare e ricostruire la storia locale, ha l’obiettivo di far conoscere il ricco patrimonio di Villa Morando, diventando al contempo stimolo per ulteriori e preziose ricerche.

Riavvolgiamo il nastro del tempo e torniamo, come per magia, nel XVI secolo. La città di Brescia è un possedimento della Serenissima Repubblica di Venezia, l’America è stata scoperta da poco e le rotte commerciali si spostano progressivamente dal Mar Mediterraneo all’Oceano Atlantico. È un periodo di profondi cambiamenti e i nobili veneti, accanto alle attività mercantili, iniziano a prendere in considerazione le rendite assicurate dai possedimenti fondiari. 

L’agricoltura è oggetto di studi approfonditi anche in città, e le innovazioni introdotte dagli agronomi Agostino Gallo e di Camillo Tarello la rendono redditizia. I nobili locali investono nelle bonifiche e nel recupero dei territori incolti, studiano nuove modalità che facilitino gli allevamenti, introducono la coltivazione del gelso, nutrimento fondamentale del baco da seta indispensabile all’industria tessile. 

È in questo contesto che nasce la “villa”, la residenza signorile dei nobili cittadini che vi si recano per la villeggiatura. All’edificio residenziale si affiancano i fabbricati rurali, necessari per la gestione delle aziende agricole, e il complesso assume così il duplice ruolo di centro di rappresentanza e produttivo. 

Ottino Calini di Giacomo de’ Gezi di Calino, capostipite del ramo Calini di Lograto, fu il primo della nobile famiglia a risiedere nella struttura denominata casamento del “Patrone con Brolo”. Grazie agli atti divisionali dei discendenti Calini si possono ricostruire le vicende del palazzo a partire dal 1500…. Il palazzo nella sua struttura si può dire completato verso la metà del diciassettesimo secolo, con le ultime sale a est del salone di Giove…. Nel 1735 la famiglia ottenne il privilegio di poter far celebrare messa nell’ampio salone al primo piano, dove nella parete est venne aperto un altare racchiuso fra due battenti. Sempre nel XVIII secolo furono realizzati tutti gli affreschi esistenti e le sovrapporte negli ambienti del primo piano. Intorno al 1770 vennero posate la nuova facciata a monte addossata all’edificio preesistente, le dodici statue fino alla peschiera e la monumentale cancellata d’ingresso.

AA.VV., “Villa Calini Morandi: storia, arte, rinascita”, pag. 13

Anche la famiglia dei conti Calini, che già possedeva larga parte delle terre di Lograto, nel 1500 inizia a costruire la propria villa, oggi conosciuta con il nome di Palazzo Morando. 

La villa resta tra le proprietà dei Calini fino ai primi anni dell’Ottocento. Dopo una serie di passaggi di proprietà, nel 1888 l’immobile fu acquistato dalla famiglia Morando e in seguito destinato all’Opera Pia. La villa abbandona la sua funzione agricola, per assumerne una sociale e aperta ai bisogni della comunità. Nel 1917 accoglie i profughi e pochi anni diventa un orfanotrofio maschile che istruisce e avvia al lavoro i figli dei contadini. In quegli anni, nel palazzo trovano sede anche un ambulatorio medico e la scuola materna. Durante la Seconda Guerra Mondiale parte dei locali è requisita per allestire un ospedale da campo.

Chiuso l’orfanotrofio nel 1967, la villa è ulteriormente riconvertita per assistere i ragazzi portatori di handicap: è aperta una sezione speciale dell’Istituto Medico psico-pedagogico, che termina la sua attività nel 1981 quando la legge prevede l’inserimento e l’integrazione dei ragazzi diversamente abili nelle classi della scuola pubblica. Nel 1988, il complesso passa nelle proprietà del Comune di Lograto, che lo destina a centro culturale e sede amministrativa

In alcuni documenti dei primi anni dell’Ottocento il parco e la facciata sono così descritti
Per chi giunge da Brescia, la Villa costituisce il primo edificio di Lograto ed è annunciata da una monumentale cancellata che immette nel viale d’ingresso diviso in due parti. La prima parte inizia dal cancello e termina con la peschiera ed è fiancheggiata da 12 statue, sei per lato, simboleggianti i 12 mesi dell’anno, mentre ai lati vi sono due parterres erbosi delimitati da alte siepi di carpini che costringono l’occhio del visitatore a concentrarsi sull’emergenza architettonica… La siepe a ovest è semplice, mentre quella ad est, chiamata bersò è doppia… e porta al piccolo giardino a destra dell’edificio. La seconda parte del viale è divisa a sua volta in due parterres ed è ornata con quattro statue più piccole delle precedenti, mentre a ovest di questo secondo tratto vi è l’ortaglia.

AA.VV., “Villa Calino Morandi: storia, arte, rinascita”, pag. 27

Dopo aver ripercorso la storia della Villa, il volume racconta con dovizia di particolari tutti i minuziosi lavori di restauro e risanamento del parco, delle statue e dei locali. Il parco, la facciata e le statue sono stati oggetto di riordino, manutenzione e restauro conservativo. Durante questi lavori, gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Brescia, dopo aver ricostruito la storia del complesso, hanno individuato nelle statue ornamentali non i mesi e le stagioni dell’anno, come inizialmente ipotizzato, bensì le divinità dell’Olimpo. 

Sono descritti attentamente anche gli importanti interventi di restauro pittorico eseguiti per recuperare l’apparato della villa: se la parte tecnica è di sicuro interesse per gli addetti ai lavori, è invece senz’altro affascinante soffermarsi sulle splendide fotografie che completano i testi. I saloni, gli studioli, i soffitti, le bellissime sovrapporte, le gallerie e gli altri spazi della villa sono ripresi sotto diverse angolature e danno al lettore un’idea piuttosto precisa dello sfarzo e dell’eleganza degli ambienti di Villa Calini Morando. 

Le sovrapporte con vedute di rovine marine, prospettive, giardini, scene di caccia e di vita quotidiana agreste, rivelano un pittore preparato a penetrare in questo genere con sicure capacità… In questo senso il paesaggismo idealizzato settecentesco si intride dell’estetica del pittoresco, segnata da elementi architettonici antichi e moderni, talvolta ripresi dal vero, ma inseriti fantasiosamente nel paesaggio idealizzato. Nella maggior parte di questi paesaggi non si trova più la sublime storicizzazione della natura, propria della stagione pittorica seicentesca, ma si mantengono come elemento caratterizzante i pastori, emblema della semplicità di uno “stato di natura felice”. La campagna, quindi, diventa contemporanea al pittore, ed infatti accanto ai pastori si vedono anche i nobilotti di campagna, dall’eleganza un po’ affettata, dedicarsi alle cacce o al paesaggio.

AA.VV., “Villa Calino Morandi: storia, arte, rinascita”, pag. 87

L’ultima parte del libro analizza le ventuno sovrapporte risalenti alla seconda metà del Settecento con uno studio che le raffronta con altri soggetti analoghi tipici dell’epoca. 

Il volume, in poco più di cento pagine, racconta approfonditamente la storia della villa e tutte le vicende che l’hanno vista protagonista e l’analisi dei suoi apparati, completata dalle sontuose fotografie, è così accurata da poter essere utilizzato come una sorta di guida turistica. 


Villa Calini Morando: storia, arte, rinascita.

Titolo: Villa Calini Morando: storia, arte, rinascita
Autrici: Giovanna Valtulini, Emilia Provezza, Caterina Anny Gardani, Daniela Garioni – a cura di Claudio Maffoni
Editore: Compagnia della Stampa – Massetti Rodella Editori, 2024

Genere: Saggio
Pagine: 118
ISBN: 9788884869685

Candida Bertoli

È laureata in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto amministrativo comparato: la tesi di dottorato, sulla protezione dei beni culturali, è depositata all’Unesco, a Parigi. Adora leggere fin da quando era bambina e le sue passioni sono l’arte e la storia. Per anni ha gestito i volontari del FAI sia a livello cittadino che regionale e ama raccontare Brescia. La sua casa è piena di libri, in ogni spazio possibile e di ogni genere. Partecipa al Festival della Letteratura di Mantova da sempre, e nel 2019 le è stato conferito il premio di “Massimo esperto della storia del Festival”

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