“Visioni di Brescia”: un inedito viaggio per immagini tra la Brescia che fu e quella che avrebbe potuto essere nel libro di Franco Robecchi
Letto e recensito da Federica Zaccaria per Brescia si legge
Veduta avveniristica di una Brescia euforica per il proprio successo economico, nel boom degli anni Sessanta. L’annoso progetto di un canale navigabile sembrava giunto al traguardo della costruzione. Brescia diventava città crocevia di grandi linee di comunicazione: autostradali, aeree, navali. La veduta immagina Brescia come una piccola New York, con ponti sospesi, monorotaie, grattacieli. Sia il porto che l’eliporto erano fra i progetti concreti dell’Amministrazione comunale. Disegno di Gino Sparzani del 1963.
Visioni di Brescia. Immagini della città scomparsa e della città mai apparsa, Franco Robecchi
Partiamo con questa suggestiva quanto improbabile immagine per parlare di “Visioni di Brescia. Immagini della città scomparsa e della città mai apparsa” (Compagnia della Stampa, 2023 – acquista qui), il libro che Franco Robecchi ha voluto dedicare alle trasformazioni paesaggistiche, alle occasioni perdute e a quelle colte da Brescia negli ultimi 150 anni.
Un volume fotografico che è testimonianza storica non solo dei cambiamenti urbanistici che hanno interessato la città, ma anche (e qui sta l’originalità del tomo) di quelli che non sono stati messi in pratica e che, se realizzati, avrebbero sicuramente conferito a Brescia un assetto ben diverso da quello che conosciamo.
La Brescia reale…
Protagonista assoluta è la Brescia romantica ed elegante delle vie cittadine e delle dimore signorili, così come quella caotica e “sporca” del lavoro manuale nei mercati, nelle fabbriche, nelle strade dei quartieri popolari.
Sfogliare il volume di Robecchi è divertente (mettersi alla prova e cercare di indovinare luoghi e differenze senza leggere le didascalie è un passatempo piacevole) e consente di togliersi curiosità su strade, piazze, vicoli e palazzi che nel corso del tempo hanno subito stravolgimenti stilistici e strutturali più o meno invasivi.
Impressionante negli anni Trenta del secolo scorso, ad esempio, la colossale demolizione di un intero quartiere per la costruzione di Piazza della Vittoria oppure l’eclatante cambiamento del Palazzo della Loggia, sempre in quel periodo, con lo sventramento di interi caseggiati che sorgevano all’incrocio fra corso Mameli e corsetto sant’Agata. Accanto alle chicche meno note che hanno caratterizzato i cambiamenti della fisionomia cittadina (fino agli anni Cinquanta, per esempio, la stazione ferroviaria era affiancata da una ciminiera, più o meno dove ora c’è il varco per i binari dal lato d’ingresso; i due caselli daziari nei pressi di piazza Garibaldi, progettati a metà Ottocento, vennero smantellati nel 1929; il monumento a Giuseppe Zanardelli, scolpito nel 1909, era originariamente collocato nello slargo che sarebbe diventato Piazzale della Repubblica, a pochi metri dal palazzo dei sindacati), troviamo immagini sorprendenti di una Brescia mai nata. Testimonianze che potrebbero sembrare esperimenti creati con Photoshop, se non fossero invece proposte studiate da architetti e progettisti (non solo bresciani) che vennero prese in esame tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento in occasione di bandi e concorsi per i piani regolatori.
…e quella immaginata
Fra le proposte di riassetto urbano della “Brescia virtuale” possiamo ricordare l’idea di innalzare nuovamente la colonna con il leone di San Marco, abbattuta nel 1821, oppure la costruzione di un’alta torre accanto al palazzo della Loggia o, ancora, la realizzazione di due ponti che in zona Capitolium avrebbero dato continuità alle vie Musei e Cattaneo. Irriconoscibile, poi, l’assetto che avrebbe avuto piazzale Arnaldo se nel 1927 fosse stato approvato il progetto caldeggiato da un team di progettisti romani: era previsto che si costruisse un porticato speculare a quello del Mercato dei grani, dietro al quale sarebbe sorta una chiesa che avrebbe fatto da pendant a quella di S. Afra dal lato opposto e, come tocco finale, dove ora c’è la filiale di una banca verso corso Magenta, sarebbe sorta una palazzina in stile rinascimentale con una grande fontana incorporata.
Di grande impatto, poi, le fotografie che ricostruiscono il forte sviluppo delle aree fuori dal centro storico. Eclatante la trasformazione che interessò la periferia rurale (negli anni Cinquanta con molti campi e poche case, fra le quali il complesso popolare di via Lamarmora), che si sarebbe trasformata nella “city” di Brescia Due. Curioso a riguardo il caso del Cristal Palace, in origine progettato con un’altezza di 150 metri, poi ridimensionata a 110 per evitare che l’edifico superasse il grattacielo Pirelli di Milano (da qui la scelta di applicare la doppia riga rossa all’ultimo piano, quasi a evocare la ferita inferta al progetto cassato per motivi puramente politici).
Anche la zona residenziale dei Ronchi è stata oggetto di grande interesse, tanto che venne più volte riproposto fino al secondo Dopoguerra un progetto che prevedeva la costruzione di un ponte che collegasse i sobborghi collinari con il baluardo della Pusterla.
Una città in costante fermento
Attraverso un’articolata e vivace documentazione fotografica, il volume non solo racconta vicende legate al tessuto storico di Brescia, sottolineandone la grande vitalità artigianale e industriale, ma getta anche un inedito sguardo su un passato che nasconde insospettabili e affascinanti storie e che sorprende per aspirazioni immaginifiche e fantasiose.
“Visioni di Brescia. Immagini della città scomparsa e della città mai apparsa” mostra che il capoluogo di provincia laborioso e votato alla lavorazione dei metalli, all’estrazione del marmo, alla produzione di materiali da costruzione, è capace anche di sognare e immaginare un futuro che non è stato ma che avrebbe potuto essere.
Titolo: Visioni di Brescia. Immagini della città scomparsa e della città mai apparsa
Autore: Franco Robecchi
Editore: La Compagnia della Stampa, 2023
Genere: Saggio fotografico
Pagine: 144
ISBN: 9788884869241
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